Luciano Tavazza Luciano Tavazza è segretario generale e ispiratore della Fondazione italiana per il volontariato, ed è stato fondatore, e presidente per molti anni, del MO.V.I. (Movimento di volontariato italiano), una tra le più significative associazioni federative di volontariato in Italia. La Fondazione è stata costituita recentemente in ente morale e ha come scopi principali "promuovere, incoraggiare e sostenere il volontariato in tutte le forme e in tutti i campi in cui è mezzo di adempimento del dovere di solidarietà sociale; stimolare la progettazione, l'awio, la realizzazione, il rafforzamento, il coordinamento dell'attività di volontariato". Il MO.V.I. ha sede a Roma in via Livenza 3. LATERRA 7 < ! = I; .. e: = La sfida del volontariato a cura di Giulio Marcon Iniziamo a ragionare su questo fenomeno del volontariato sociale che coinvolge più di 4 milioni nel nostro paese. Un movimento nuovo, magmatico, dove diverse esperienze, culture e valori si incontrano. Negli ultimi anni se ne parla molto, a volte con un'analisi indifferenziata, che non rivela ilpluralismo e le peculiarità di questo soggetto. Se nefa un semplice fatto giornalistico, senza cogliere la complessità e la novità di quella che è laforma dipartecipazione più significativa degli ultimi anni. Qual è la tua opinione? Non si può più parlare in Italia di volontariato, ma di volontariati. Bisogna prendere atto che fino a vent'anni fa l'ambito del volontariato era solo quello socio-sanitario; oggi il volontariato agisce in Italia in una quarantina di campi diversi: dal campo socio-sanitario alle povertà tradizionali, dai beni culturali ed archeologici alla difesa ambientale. Occorre parlare di un complesso di volontariati che agiscono in modo vario ed articolato. Per l'attuale momento storico bisogna dare attenzione e priorità a quei movimenti di frontiera che affrontano i problemi emergenti: il volontariato che si impegna con i terzomondiali, per i malati di AIDS, che svolge un'azione educativa per ristabilire i valori della solidarietà. Altri volontariati, pur belli e interessanti, rappresentano quasi un lusso di fronte ai problemi del nostro tempo. Basta pensare al dato fornito dalla Commissione nazionale per la povertà in Italia, in dicembre: abbiamo 8milioni di cittadini poveri o estremamente poveri. È questo il cuore della sfida del volontariato. Ma tutto questo come può collocarsi in un quadro europeo ed internazionale di lotta alla povertà e all'emarginazione? Penso al tema dell'interdipendenza, alla realtà drammatica della povertà nelle società del!' occidente capitalistico, al drammatico divario Nord - Sud. Occorre innanzitutto che il volontariato italiano acquisti una dimensione europea e mediterranea. Una prospettiva europea perché in Europa stanascendo un grande problema di povertà legato - ad esempio - al problema della disoccupazione. Abbiamo 30 milioni di disoccupati nella Comunità Europea. In secondo luogo perché in Europa ormai la consistenza della immigrazione terzomondiale e delle migrazioni interne ha raggiunto livelli altissimi. Pensa al flusso dall'est europeo, ad esempio. Inoltre se l'allarme che ha lanciato il Censis è corretto e serio - il concentrarsi sulle rive del Mediterraneo di vaste masse di diseredati africani - significa che siamo solo all'inizio di questo fenomeno. La soluzione dei problemi dei terzomondiali non è tanto e solo dargli la casa e la mensa qui in Europa, quanto garantire la possibilità affinché possano rimanere nei loro paesi con condizioni economiche diverse. Nessuno di loro desidera l'Europa; come gli italiani che andavano in America non desideravano l'America in quanto tale. Era solo un'opportunità di vita. Anche per questo è nostro dovere capire cosa ci fa qui un marocchino; le sue aspettative, le speranze di una vita migliore. Ecco perché un volontariato italiano non può non avere due prospettive: una europea e mediterranea e l'altra di pace. Contribuire alla solidarietà con gli uomini e le donne è un modo di costruire la pace. Allora questa è una solidarietà concreta che contribuisce a prevenire e ad eliminare i conflitti e le tensioni tra i popoli. Questo è il tema della solidarietà, di cui il volontariato è una delle espressioni. Ti confesso il mio scetticismo sulla definizione che a volte viene data del volontariato come movimento, perlomeno nell'accezione degli anni '70 e '80. Il volontariato cioè come movimento complessivo, unitario ed omogeneo. Altra cosa però è quando in parte del mondo del volontariato lo si definisce come "soggetto politico". C'è tutta una riflessione sul!' associazionismo ed il volontariato come nuove "soggettività politiche", che si collocherebbero - con pari dignità - a fianco delle organizzazioni tradizionali: i partiti e i sindacati. C'è chi afferma che l'art. 49 della Costituzione (che riconosce i ruoli dei partiti) andrebbe riscritto in una eventuale riforma della politica. Non solo i cittadini che si organizzano in partiti, ma anche quelli che si impegnano nel!' associazionismo e nel volontariato dovrebbero veder riconosciuto il loro ruolo. Bisogna mettersi d'accordo su cosa si intende con politica. Io mi rifarei alla definizione data dai vescovi in uno degli ultimi documenti in cui si dice che la politica non si fa attraverso i partiti, ma con le associazioni e le strutture intermedie della società. Se questo è il senso, io sono d'accordo con il
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