SUL VOLONTARIATO bisogni sociali che non ottengono risposte adeguate? La realtà del volontariato è molto variegata: francamente non mi riconosco, oggi, con molte realtà che passano sotto questo nome. Alcune nascono come i funghi, altre hanno un'impostazione vecchia, stanca; altri, infine, non sembrano proprio preoccupati del costruire cambiamento: sicurezze, riconoscimento, relazioni più o meno autorevoli, garanzia dei fondi per la propria sopravvivenza sono quasi le uniche preoccupazioni. È giusto che il volontariato sia messo in grado di operare, ma non vorrei che questa diventi una sottile modalità per controllare e per legare le mani a quanti hanno la capacità, se aiutati e sorretti, di offrire contributi critici e costruttivi al contesto sociale. Oggi, nel nostro paese, il 90% dei problemi sociali è sommerso: non vorrei che il volontariato diventi, suo malgrado, uno strumento nelle mani di qualcuno per distogliere dai nodi cruciali che non possono essere disattesi. C'è tanta esaltazione dei "bravi volontari", ma quasi mai si ha la forza di scendere in profondità per sbloccare i veri problemi: il legame tra economia e marginalità; le leggi che garantiscono sempre i forti a scapito dei più deboli; l'informazione deficitaria se non di parte; l'utilizzo strumentale di alcuni problemi del disagio. Ne è un esempio la droga, che oggi sta diventando un vero e proprio "killer": calamita su di sé tutta una serie di attenzioni, di dibattiti, tavole rotonde, conferenze con ministri e sottosegretari, passerelle con personaggi vari, maratone televisive. Per accennare solo al problema giovani: dell'aumento dei tentativi di suicidio, dell'aumento delle fasce che abusano di sostanze alcoliche, dell'inquietante abuso di farmaci, delle fughe da casa, della detenzione carceraria minorile, del disagio psichico ... se ne parla sempre meno. Il volontariato non può non essere presente, non interpretare, agire e parlare anche e proprio su questi fronti. Questo strano intreccio tra disagio, marginalità, droga, volontariato, privato e sociale crea una grande confusione che può far nascere preoccupazioni sia economiche che culturali. Bisogna essere molto lucidi e molto attenti. Vorrei che la spinta al cambiamento e alla trasformazione nascesse proprio dalle stesse realtà di volontariato, ma attenzione! sotto questa etichetta si può incontrare tutto e il contrario di tutto. Anche se quando qualcuno fa presente questi rischi difficilmente lo si ascolta sul piano dei contenuti per costruire reale confronto. "Non serve volare, basta volere": con questo slogan una recente campagna pubblicitaria ha ricordato che attualmente oltre quattro milioni di italiani svolgono già attività di volontariato. Non le sembra un segnale positivo? Il gran parlare del volontariato rischia di essere un ulteriore killer: è sulla bocca di tutti ma non vorrei che deresponsabilizzasse lentamente le istituzioni e l'ente pubblico dal loro ruolo nei servizi, che devono essere messi in grado di LATERRA 5 < Il Gruppo Abele, di cui Ciotti è presidente, è formato da più di 150 persone e comprende 30 attività diverse, divise in 4 settori: l'accoglienza per l'intervento diretto sul territorio e con le comunità residenziali; le attività manufatturiere e agricole, dove il lavoro è utilizzato come strumento educativo; le attività culturali, di prevenzione e di formazione, con un Centro di documentazione, la Casa Editrice, le riviste, l'agenzia di stampa, l'Università della Strada. Infine le attività di cooperazione internazionale dove la scelta fondamentale è l'auto-promozione dei contesti in cui si collocano i progetti attraverso l'avvio di iniziative concrete di intervento in campo giovanile. ! = .. ;: .. e z ,.
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