4 VISTA DALLA LUNA ~ Chi lo fa non si sacrifica. compie qualcosa che ~ gli piace, gli dà soddisfazione, lo aiuta a rea- ::5 lizzarsi. Il volontariato, dunque, è un'attività remunerativa, che assegna compensi immateriali tanto appetibili quanto quelli materiali per chi soddisfa altrimenti e altrove le proprie esigenze economiche. Nel sistema di aspettative del volontario, il peso attribuito - da una certa soglia in poi - alle gratificazioni economiche e di status risulta inferiore al peso attribuito ad altre gratificazioni (di senso, di realizzazione di identità). Queste ultime costituiscono la remunerazione del volontario. Qualunque atteggiamento di autocommiserazione o di autoesaltazione è, dunque, immotivato. Una realtà variegata e confusa Incontro con don Luigi CioHi a cura di Aspe Dopo molte attese e differenti prese di posizione, lo scorso agosto è stata approvata la legge n.266 che riconosce e ordina, per la prima volta in Italia, la realtà del volontariato. Come valuta questa legge? Credo che un riferimento chiaro si imponesse, all'interno del nostro paese, e da più parti si era sollecitato che il legislatore elaborasse delle direttive. Pur apprezzando lo spirito di fondo che ha fatto mettere in moto quest'attenzione, vivo però una sorta di inquietudine, dettata da segnali che mi sembra di cogliere in tutto il Paese. Da una parte il poter rientrare nei criteri dell'accesso ai fondi rischia di essere la preoccupazione che soffoca le altre, quasi l'unica, tanto per chi già esiste come per chi deve ancora costituirsi; dall'altra parte c'è la possibilità che tutto venga in_casellato,burocratizzato, con il rischio che il volontariato e lo spirito che ha animato la legge vengano in qualche modo "ingabbiati" dalle tante interpretazioni del testo legislativo, dalle circolari e dai decreti applicativi ... Non dimentichiamo che mai come in questo momento sono le strutture che devono piegarsi e andare incontro alla gente e non imporre alla gente di cambiare e trasformarsi per andare incontro alle strutture e ai gruppi. Incontrare le persone significa allora lavorare perché realtà associative e comunità non debbano essere travolte da rapporti cartacei, da firme, dichiarazioni, trafile.Una situazione che penalizza certamente i piccoli gruppi che non hanno la forza di organizzarsi rispetto a questo, ma che allo stesso tempo impedisce l'attenzione concreta al singolo, a chi tende una mano, perché travolti da eccessivi oneri burocratici. Quali sono gli elementi che ritienefondamentali per connotare il volontariato e la sua portata sociale e culturale? Il volontariato non può perdere l'originalità e il senso della sua presenza; l'istanza profetica, critica, anticipatoria e di proposta del volontariato deve costantemente emergere dal suo proporre accoglienza nella modalità della condivisione. Questo significa che il volontariato non può essere solo accoglienza o comunità, non è solo numero di servizi, ma deve essere anche cultura, lotta contro le ingiustizie, coraggio di parola e, quando necessario, denuncia. Per questo non vorrei che certi legami che passano per le istituzioni, creassero altri tipi di legami, che alla fine penalizzano il servizio che viene offerto alla gente. Mi rende scettico il riferimento al volontariato genericamente inteso. Non vorrei che il volontariato si ritrovi a fare una sorta di "mimica sociale". Non credo a quelle realtà che non pongono mai in discussione l'attuale assetto del sistema sociale e i suoi meccanismi di produzione del disagio e della devianza. Quella parte che si limita, come sempre, a operare in termini assistenziali e riparatori, accetta deleghe di gestione dei servizi, va sempre più trasformandosi in qualcosa non dissimile da superate istituzioni a carattere privato. Sono anche preoccupato da chi fa il volontariato per compassione, da chi vuole recuperare le persone, portare ali' ovile la "pecorella smarrita" - un orientamento che serpeggia in certi ambiti molto moralistici, in certi movimenti. Il volontariato non è un generico solidarismo, in cui c'è sempre chi dà e chi riceve: non può essere elemosina. Viceversa, i I volontariato è scelta di condi visione, modalità di presenza civile, è impegno di responsabilità di ciascuno e di tutti per ogni altra persona, soprattutto per quella più debole. Come giudica l'attuale universo del volontariato italiano, e quali ritiene siano i maggiori SUL VOLONTARIATO Don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore 1945) vive dal 1950 a Torino dove è stato ordinato sacerdote nel 1972 e nel 1966 ha fondato il Gruppo Abele, associazione di volontariato per l'intervento sui problemi del disagio e dell'emarginazione giovanile. Ha inoltre contribuito a dar vita al Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (C.N.C.A.) che raccoglie più di 90 gruppi e associazioni che operano nel disagio giovanile, e ne è stato presidente per dieci anni. Ha inoltre collaborato alla nascita della Lega italiana di lotta contro l'Aids (L.1.L.A.) impegnandosi nell'attivazione di una delle prime comunità di accoglienza per malati terminali in alternativa alla ospedalizzazione e di una che accoglie bambini sieropositivi abbandonati. "Aspe. Disagio Pace Ambiente" è il bollettino quindicinale dell'agenzia di stampa del Gruppo Abele sui problemi dell'emarginazione, della pace e dell'ambiente. L'abbonamento annuale al bollettino è di lire 50.000, da versare sul ccp n.155101, intestato ad "Aspe", via Giolitti 21, 10123 Torino (questo è anche l'indirizzo del Gruppo).
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