SUL VOLONTARIATO porto con l'assistito. Tale personalizzazione è propria del volontariato. In sostanza, la gratuità mette in circolazione attitudini e risorse, doti e vocazioni che altre forme di attività non valorizzano; e, d'altra parte, il volontariato assicura gratificazioni e compensazioni di ordine psicologico e morale, difficilmente misurabili ma reali, non quantificabili eppure intense. Ciò conferma quella personalizzazione del rapporto con l'assistito che è il fondamento e la qualità propria, e irrinunciabile, del volontariato. Dunque, il dato della soggettività è ciò che distingue il rapporto volontario dalla più efficiente attività di assistenza, garantita da un servizio pubblico o da una struttura privata. È il "fattore umano" che nessuna relazione professionale può pretendere (anche se, ovviamente, può consentire e spesso consente). E, infatti, la più attenta e intelligente delle relazioni professionali non prevede, se non incidentalmente, quell'elemento di dedizione: capace di "confortare" l'assistito, di "metterlo a proprio agio", di "lenire il suo dolore", di "dare consolazione". Quella dedizione non è necessariamente incompatibile con la remunerazione (piena o parziale) ma, per essere attivata, richiede incentivi diversi da quelli economici. Insomma, davvero "la virtù è premio a se stessa." 5) Da quanto detto discende che il volontariato, proprio perché diverso dalla erogazione professionale di un servizio, non debba sostituire quella erogazione. Insomma, il volontario non deve far le veci dell'infermiere - se non in situazioni di emergenza, circoscritte e a termine - quando l'infermiere non c'è: e nemmeno deve considerarsi superfluo quando c'è. La sua funzione è diversa, diversi i suoi compiti e le sue risorse. L'assistenza medica agli immigrati è a carico delle strutture pubbliche: ma, se pure queste ultime funzionassero perfettamente, non esaurirebbero il ruolo del Naga o di altre associazioni. E, invece, l'interesse nei confronti del volontariato da parte delle autorità pubbliche assume sempre più spesso la forma della delega. La crisi dello stato assistenziale, il fallimento delle politiche sociali, lo sfascio dei servizi inducono sempre più spesso a trasferire sul settore privato (volontario, associativo, cooperativistico) funzioni che sono proprie della sfera pubblica. Il settore privato è indotto ad accettare questa funzione surrogatoria in cambio di risorse (finanziamenti, cogestione di servizi, ruoli istituzionali). Il volontariato funziona sempre più spesso come alibi per le responsabilità della sfera pubblica (basti pensare al settore delle tossicodipendenze o dell'assistenza agli anziani non autosufficienti). 6) Proprio perché "la virtù è premio a se stessa", il volontariato non è un'attività penitenziale né eroica. Il vontariato è bello e gratificante. LATERRA 3 ... e z ,.
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