Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

SCIENZA/KINCAID Negli ultimi trent'anni la biologia cellulare ha fatto enormi progressi. Questi progressi a molti sono parsi confermare la tipica descrizione riduzionista dei rapporti interteoretici. Pur essendo ormai da parecchi decenni sottoposta a dure critiche, la posizione riduzionista conserva un forte seguito, sia presso i filosofi, sia presso i biologi (vedi per esempio Schaffner 1967; Ruse 1976; Robinson 1986). Nelle pagine che seguono prenderò in esame alcuni recenti risultati della biologia molecolare e sosterrò che la biologia molecolare fornisce uno scarso sostegno al programma riduzionista, mentre fornisce un utile modello per un quadro nonriduttivo dell'unità della scienza. 1 La sezione I offre una brevissima sintesi, ad uso di coloro che non conoscono il dibattito degli anni scorsi, dei presupposti del riduzionismo e degli ostacoli in cui può incorrere. La sezione II esamina in dettaglio un'importante ricerca nel campo della biologia molecolare - l'ipotesi del segnale - e sostiene che esso è irriducibile alla biochimica. Ulteriori ricerche vengono discusse nella sezione III, la quale pure sostiene la posizione antiriduzionista. La sezione IV mostra le conseguenze che queste conclusioni hanno sull'euristica e sulla pratica sperimentale della biologia molecolare. Infine, la sezione V delinea un'ipotesi nonriduttiva dell'unità e sostiene che la biologia molecolare, correttamente intesa, rappresenta un modello per tale unità. I Un concetto fondamentale alla base della "riducibilità" è sempre stato la possibilità di dimostrare che una teoria ne sostituisce perfettamente un'altra - nel modo in cui per esempio si ritiene che la meccanica statistica possa sostituire e spiegare le leggi dei gas. Mostrando che le teorie di livello più superficiale (o "ridotte")2 sono soltanto casi particolari di teorie più universali e di livello più profondo, il riduzionismo fornisce una spiegazione ontologicamente semplice e mostra in che modo le molte scienze rientrano in un quadro unitario. Ma una teoria non può spiegare tutto ciò che spiega un'altra teoria senza che vi sia qualche legame tra le due teorie. Più specificamente, le teorie ridotte e quelle riducenti di• solito spiegano il mondo in termini diversi. Per dimostrare che una teoria di livello più superficiale è solo un caso particolare della corrispettiva teoria di livello più profondo sono necessarie, nel caso standard di riduzione, delle leggi-ponte che spieghino come tradurre ogni elemento essenziale della teoria ridotta nei termini della teoria riducente. Date tali leggi-ponte, i riduzionisti sono convinti che la teoria di livello più profondo più una descrizione delle condizioni iniziali permetteranno di spiegare deduttivamente nei termini delle teorie di livello più profondo tutti gli elementi importanti descritti dalla teoria di livello più superficiale. Naturalmente i riduzionisti non hanno bisogno di dichiarare che tali spiegazioni sono già state fomite, né che mai lo saranno. La loro tesi affronta piuttosto una questione di principio: una volta che le teorie di livello più profondo siano pienamente sviluppate, esse saranno sufficienti per dedurre tutte le spiegazioni della teoria di livello più superficiale, se si eliminano tutti i limiti di tempo e di risorse. Come bisogna giudicare le dichiarazioni sulla riducibilità? Benché i filosofi e i biologi abbiano a volte portato argomenti più o meno aprioristici o concettuali, quella della riducibilità è in 70 ultima analisi una affermazione empirica. È un giudizio, basato sulle prove attualmente a nostra disposizione, sui rapporti fra le teorie e le loro prevedibili permutazioni. Qui di seguito porrò l'accento su tre tipi di ostacoli alla riduzione: 1) Il problema delle realizzazioni multiple: la riduzione di una teoria a un'altra richiede che vi siano delle regole per connettere i vocabolari delle due teorie. Ma se i fatti descritti dalla teoria di livello più superficiale sono causati da un numero indefinito di entità diverse di livello più profondo, tali regole possono venire a mancare. La conseguenza è che non potremo dedurre le spiegazioni della teoria di livello più superficiale da quelle della teoria di livello più profondo. La riduzione perciò fallirà. 2) Il problema della sensibilità al contesto: la riduzione, così come è solitamente intesa, richiede l'identificazione di un determinato rapporto fra le descrizioni di livello più profondo e quelle di livello più superficiale. Ma può darsi il caso, a seconda del contesto, che i fatti descritti in termini di livello più profondo non abbiano un unico collegamento con una descrizione di livello più superficiale. Se questo avviene, diventa difficile sostituire le descrizioni di livello più superficiale con altre corrispondenti di livello più profondo - dal momento che queste ultime variano nel loro significato ridotto. 3) Il problema della presupposizione di spiegazioni di livello più superficiale: questo problema è stato largamente ignorato dai sostenitori della riduzione biologica, anche se è stato ampiamente discusso in analoghi dibattiti nell'ambito delle scienze sociali (vedi Kincaid 1986). Se lo scopo della riduzione è di sostituire completamente le spiegazioni di livello più superficiale con quelle di livello più profondo, è essenziale che queste ultime siano condotte unicamente in termini di livello più profondo. È però perfettamente possibile che i riduzionisti forniscano leggi-ponte riduttive e nello stesso tempo falliscano nella riduzione- usando o presupponendo implicitamente o esplicitamente nel processo spiegazioni o descrizioni di livello più superficiale. Una teoria riducente può presupporre nelle sue spiegazioni fatti o verità di livello più superficiale in almeno due modi collegati tra loro: (1) può usare termini funzionali presupponendo implicitamente verità di livello più superficiale,3 o (2) può usare direttamente informazioni di livello più superficiale nelle sue spiegazioni. Per esempio, una teoria individualista della società che impiega termini che indicano ruoli sociali - "insegnante", "poliziotto" ecc. - si troverebbe di fronte al primo problema, dato che questi termini presuppongono chiaramente i fatti sociologici riguardanti le istituzioni. In questo caso i termini potrebbero riferirsi agli individui eppure non essere sufficienti per la riduzione - non semplicemente perché fanno riferimento a funzioni, ma perché richiamano funzioni in sistemi di livello più superficiale descritti in termini di livello più superficiale. In breve, le teorie che descrivono i r{iolio le funzioni falliscono nel ridurre se quelle funzioni descrivono ruoli in sistemi descritti in termini di livello più superficiale. Le teorie di livello più profondo possono richiamare i fatti dei livelli più superficiali anche direttamente. Per esempio, una teoria neurologica che usasse informazioni sulla consapevolezza, le motivazioni, gli scopi ecc., dovrebbe usare informazioni sugli stati psicologici. Ancora una volta, la

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