IL CONTESTO Sovrabbondanza e rapina Gli scandali di Milano e la coscienza sporca della sinistra Gad Lerner Insinuanti assonanze. Il compagno che ha sbagliato ma per fini nobili. Ne condividiamo la storia e continuiamo a volergli bene. Non ne ha tratto certo vantaggi personali ... Che linea processuale seguire? Meglio "un compagno non può averlo fatto"? Oppure "il contesto sociale era tale che non si poteva fare altrimenti, e dunque ammettiamo una responsabilità collettiva sui comportamenti illegali venuti alla luce"? Emozioni già vissute all'epoca (non ancora del tutto trascorsa) dei processi contro i servizi d'ordine e la violenza politica, si rivivono oggi che per riscossione di tangenti e forme di finanziamento illecito finiscono in galera tanti militanti del Pds milanese di cui magari eravamo amici, o di cui comunque rispettavamo la dirittura morale pur non condividendone le scelte politiche. Soliti interrogativi che si riaffacciano. Chi è responsabile? Solo coloro che il partito destinava alle mansioni 'sporche', o anche gli altri che come minimo potevano intuire una prassi di autofinanziamento della quale magari anch'essi usufruivano? Non sarà per caso che i primi, gente che trattava miliardi senza trattenere una lira per sé, moralmente debbano considerarsi addirittura più degni degli altri? In fondo non capita a noi di scrivere su giornali finanziati anche a quella maniera (sia ben chiaro, non sto parlando della nostra povera "Linea d'ombra"!, excusatio non petita che di questi tempi è meglio fare). Insomma, lo scandalo di Milano, che poi disvela un meccanismo di funzionamento del sistema dei partiti funzionante alla stessa identica maniera in tutta Italia dal 1945 ad oggi, non può essere liquidato solo come lo scandalo dei socialisti ladroni, o dei democristiani, o dei repubblicani, o della corrente migliorista demonizzata da Botteghe Oscure per autoassolversi. La coscienza sporca ce l'hanno tutti quanti, e a ben scavare si scoprirà che hanno qualcosa da nascondere non solo il Pds ma pure i sindacati. Con l'unica differenza che nel Pds e nei sindacati è più raro incontrare il militante che abbia rubato anche per sé, per arricchimento personale. Questo naturalmente non significa che lo scoperchiamento del sistema politico-affaristico da parte della magistratura non sia Sotto: Palazzo Marino in una foto di Vincenzo Cottinelli. A lato: foto di Massimo Pesaresi (Contrasto). il benvenuto. Lo sentiamo come un evento liberatorio. Sarà bene riflettere sull'insieme di relazioni economiche e sociali - dalle scelte urbanistiche all'assetto della pubblica amministrazione, fino ai risvolti organizzativi delle politiche sociali - entro cui degenerava quel marcio della politica da cui in tanti rifuggivamo. La presenza fra gli inquisiti di persone che stimavamo e alle quali continuiamo a volere bene ci induce semmai ad una riflessione ancor più radicale del semplice "sono tutti ladri". Davvero vien voglia di nuovo di dirsi rivoluzionari: essendo emerso con chiarezza come sia impossibile oggi cimentarsi nel confronto con i poteri reali di questa società (a cominciare da quelli imprenditoriali) senza condividerne almeno in parte le logiche spartitorie profondamente immorali. Tutto questo per chiederci onestamente se non abbiamo commesso un errore, nel passato. Sottovalutando una eventuale centralità della questione delle tangenti e dunque della criminalità nella politica. Io stesso ricordo di aver criticato, anche su "Linea d'ombra", esperienze come quella di Nando Dalla Chiesa e del circolo "Società civile" incentrate sulla lotta per il ripristino della legalità e sulla riaffermazione del valore dell'onestà contro un sistema politico tutto fondato sul ladrocinio. Ci sto pensando molto, in questi giorni, man mano che vengono scoperti miliardi in contanti nelle cassette di sicurezza e conti cifrati nelle banche di Lugano. Ma ancor oggi non riesco a convincermi della bontà di quell'impostazione. Non solo perché vien fuori che fra gli inquisiti figurano anche personaggi iscritti ad honorem in quel "partito degli onesti" che va per la maggiore; o perché altri esponenti di prima fila di quel partito perbene incarnano nella società milanese interessi immobiliari e urbanistici contrastanti con quelli al potere ma non per questo meno rapaci o più degni. No, vale per me ancora una considerazione di fondo. Trovo come minimo ingenua l'ipotesi che la riforma della politica, l'instaurarsi di un corretto sistema di governo e di un corretto rapporto istituzionale fra maggioranze e opposizioni, passi attraverso un semplice, ancorché grandioso, repulisti giudiziario. È alle viste, dopo la bufera dello scandalo di Milano, una 5
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