STORIE/DE KUYPER Lavorava come un cavallo e il fortino era venuto bello e grande. Resistette anche a lungo. Vinsero il solito premio di consolazione: la pallina bisessuale rosa e celeste. mi: palloni da calcio, pattini a rotelle, aquiloni, palle ...Ma nessuno di questi premi riusciva ad incantarlo. Una volta il figlio dei vicini aveva vinto un grosso premio, un aquilone, che poi non voleva assolutamente volare! Loro non vincevano mai niente. Ma tutti ricevevano il premio di consolazione: una pallina, con sopra stampato Le Soir. Palline azzurre, che dopo essere state un paio di settimane al sole scolorivano e restavano sparpagliate sulla spiaggia a marcire. Un anno le palline vennero cambiate con un tipo "più moderno": consistevano di due mezze sfere, una rosa e una celeste. Per qualche ragione era convinto che Le Soir avesse escogitato la trovata per accontentare sia i maschi (la metà celeste) che le femmine (la metà rosa). Ma non servì certo a rendere più allegra la crociata dei bambini. Dovevano recarsi tutti ad un punto di riunione in città. Aspettavano a lungo in fila, per essere divisi in gruppi secondo l'età. Sul costume da bagno veniva attaccato un segno di riconoscimento. Venivano promossi a bestiame-Soir e attraversavano in lunghe file la città, per lo più a piedi nudi e in costume da bagno. Erano una massa di bambini. I futuri vincitori strillavano e urlavano, si prendevano a calci e a spintoni. Gli altri li seguivano impotenti marciando sul selciato in direzione della spiaggia. I più piccoli piangevano a calde lacrime, mentre i genitori gli sorridevano per consolarli, li incoraggiavano e si guardavano intorno orgogliosi. Il corteo faceva un baccano infernale. Ogni bambino aveva la sua pala e se la trascinava dietro sul selciato in segno di protesta. Alcuni lo facevano per disperazione e perché avevano l'impressione di essere condotti al macello. Altri - una minoranza - perché erano vandali per natura e ritenevano di doversi comportare da teppisti. I più grandi appartenevano soprattutto a questa categoria. In quei momenti odiava gli adulti, che lo avevano strappato ai suoi giochi e gli avevano imposto di andare a giocare ai "loro" giochi di spiaggia. Forse li odiava perché introducevano disunione nel mondo dei bambini, che in fin dei conti era il suo mondo: i giochi di Le Soir dividevano i bambini in partiti: gli scoraggiati, i rassegnati, i ribelli e i traditori (quelli che partecipavano "entusiasti"). Non che avesse l'idea che il mondo dei bambini fosse omogeneo. Al contrario: sapeva fin troppo bene che c'erano tante differenze. Ma ognuno era libero di seguire la propria strada, e di decidere per sé. I dissensi e le divisioni venivano risolti all'interno o ignorati. Questo invece era un complotto degli adulti, in cui scorgeva solo ostilità verso ciò che loro erano: bambini e non adulti. Dopo aver marciato attraverso la città, si dirigevano alla spiaggia e venivano distribuiti lungo la riva del mare accanto a dei paletti su cui era attaccata una bandierina di un determinato colore con sopra un numero e la scritta Le Soir. Era lo stesso segno di riconoscimento che spiccava sui loro calzoncini. Attorno ad ogni paletto si raggruppava un certo numero di bambini. Al segnale, dato con un fischietto, dovevano mettersi al lavoro: spalare finché non avevano costruito un robusto fortino attorno al paletto. Ali' inizio un ragazzo e una ragazza dovevano tener fermo il paletto finché non c'era stata ammucchiata attorno abbastanza sabbia per farlo star dritto. Era già un'arte tenere ben dritto il paletto. Ma ancora più perizia e fatica ci voleva per radunarci attorno in brevissimo tempo più sabbia possibile. E poi bisognava continuare a lavorare veloci, perché le onde del mare già cominciavano a lambire le fondamenta ... Attorno a ciascun fortino si radunavano genitori, familiari e conoscenti, che incoraggiavano, davano consigli, rimproveravano, erano fieri o sprofondavano sotto terra dalla vergogna. Gli ipocriti! Dopo un tempo infinito - avevano ormai le mani piagate, la pala col manico staccato o rotta, e almeno un bambino della squadra in lacrime, o senza più voglia, come in trance - suonava il segnale della fine. L'arbitro, o meglio gli arbitri, perché c'era una sfilata interminabile di fortini da sorvegliare, prendevano poi nota di quanto a lungo ogni fortino rimaneva in piedi sotto l'urto delle onde del!' alta marea. E un forte dopo l'altro cedeva. Circolavano tutta una serie di teorie, secondo cui le probabilità di successo erano maggiori se il fortino stava vicino ai frangionde, o esattamente il contrario, oppure si era avvantaggiati in certi punti della riva piuttosto che in altri. Per esperienza sapeva che le onde erano semplicemente imprevedibili e che il fortino che aveva contribuito ad edificare non rimaneva mai in piedi a lungo. Non per questo risparmiava gli sforzi, ma ogni anno aveva la sfortuna di capitare in un gruppo di elementi deboli, che non avevano mai tenuto una pala in mano, oppure le onde gli erano avverse, oppure se il suo forte resisteva anche altri forti rimanevano in piedi. C'era stato un anno in cui aveva nutrito un filo di speranza: nel suo gruppo era capitata una certa Corinne, una ragazza della sua età, con i capelli biondi e ricci e gli occhiali, forte e robusta: una piccola giocatrice di rugby. Lavorava come un cavallo ed il fortino era venuto bello e grande. Resistette anche a lungo. Vinsero il solito premio di consolazione: la pallina bisessuale rosa e celeste. Le carte erano evidentemente truccate: vincevano sempre gli ostendesi. Lo riconoscevano anche i suoi familiari, dopo la premiazione, ed ammettevano che succedeva sempre così anche prima della guerra. Nessuno si spiegava come fosse possibile. Gli ostendesi non venivano mai alla spiaggia e non avevano nessuna esperienza di costruzione di fortini. Si raccontava che rafforzassero i loro fortini con le pietre. Alle volte c'era un fortino, o un torrione con la bandierina, che resisteva straordinariamente a lungo in mezzo alle onde più violente. Una volta un arbitro si era addirittura dovuto gettare a nuoto per salvare il paletto con la bandierina. Una volta terminata questa manifestazione, i bambini venivano lasciati in pace e non venivano più obbligati dagli adulti a partecipare a giochi ufficiali. Note l Bontjie è il diminutivo fiammingo di Bon Maman, per designare la nonna. Da Aan zee (Al mare , Sun, Nimega 1988) Copyright Eric de Kuyper 65
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