Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

STORIE/DE KUYPER Foto di Dilip Mehta (Contact Presslmages). inesauribile di meraviglia e ammirazione). Ed anche l'aceto, naturalmente, leggermente aromatizzato con una foglia di dragoncello, faceva la differenza. Ma tutti erano d'accordo che il vero segreto stava nella tritatura estremamente fine dei vari ingredienti. E per questo Marie Jeanne possedeva sia l'energia che la pazienza necessarie. Ebbene sì: a tavola ancora una volta veniva deciso all'unanimità che questa salsa tartara era unica e meritava i massimi elogi. "Ma anche quella di Julienne non è male", si azzardava a dire qualcuno. "No, senti- affermava Julienne modesta- quella di Marie Jeanne è senz'altro la migliore". E così era. All'antipasto seguiva il piatto forte. Tre vassoi stracolmi di splendide trance di bianchissimo rombo. "È come gustare il mare", diceva sua madre. Il pesce era posato su bianche salviette damascate ed era decorato con prezzemolo e fettine di limone (Non capì mai bene la funzione delle salviette sotto il pesce. Ogni anno ridomandava perché e la risposta non lo soddisfaceva. Quello che capiva era che i Cornellies - il marchio con cui le ragazze di Bontje amavano distinguersi dai loro sposi, i Kuppers - derivavano da una dignitosa solida famiglia borghese del secolo scorso, e che il rombo bianco servito su bianche salviette era una sopravvivenza della passata gloria. Si beveva anche vino (Entre deux Mers), servito in bicchieri di cristallo. Bontje faceva tintinnare il bordo dei bicchieri con un tocco a testimonianza che si trattava di cristallo purissimo. Poi si mangiavano patate lesse con una salsa di burro caldo, a cui provvedeva Jeannot ("Ma bambino, mangi asciutto ...", e ti piazzava una cucchiaiata di burro fuso sulla pietanza). · Non ricorda più se ci fosse il dolce. Lui non mangiava mai dolci. C'erano sicuramente le ciliegie, o forse le ultime fragole 62 della stagione. Lui non mangiava mai frutta: la frutta era bella da guardare. "Non gli piace la frutta", diceva sua madre. "Pensa che la frutta non si possa mangiare, che sia solo da guardare. Come i fiori". In altre parole, lo consideravano un esteta, se avessero conosciuto questa parola. Ma per sua fortuna, dal lato femminile, erano tutte imbevute di senso estetico. Incessantemente risuonava, come una litania che accompagnava le giornate, come un brusio di fondo dell'esistenza quotidiana: "Guarda un po' che bel cielo..."; "Ma guarda un po' com'è verde/bruno/azzurro/agitato/ calmo il mare oggi. Diresti proprio ..." (eseguiva un paragone che non sempre reggeva, almeno pensava lui. Ma il mare era davvero tremendamente bello, verde/bruno/ ...). "Marie-Jeanne, dimmi un po' che fai per avere una così bella fioritura di gerani?" ... "Ma Julienne, come sei di nuovo bella abbronzata!" ... "Il bambino si è già addormentato. Guarda quant'è carino. Viene proprio da morderlo". E si sentiva anche: "Jeannot, suonami ancora una canzonetta al piano" ... "Come suona con piacere Jeannot... lo non ho mai saputo suonare il piano così bene ...". "No, ma tu eri così brava a ricamare ...". "È vero. Ho dimenticato tante cose, ma ricamo ancora volentieri. Ero la migliore per ricamare, ma tu eri la migliore per imparare a memoria: sapevi tutti i re francesi in fila, nell'ordine giusto" ... E così seguitavano a chiacchierare le tre sorelle, come per confermarsi a vicenda che indubbiamente erano diverse, che Julienne non era come Jeannot e Marie-Jeanne, che Jeannot non assomigliava per niente a Marie-Jeanne e a Julienne, e che MarieJeanne era unica in confronto a Julienne e Jeannot. Il fratello minore, Louis, veniva appena menzionato. Bontje taceva. Partecipava raramente, allo slancio di ammirazione delle figlie, ma sprizzava soddisfazione. Così, pensava in

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