Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

SAGGI/LAGERCRANTZ ...un certo numero di marionette, o meglio, di modelli che lo scrittore usa per vestirli degli abiti che per lui sono l'unica cosa importante: uno sguardo carico d'amore, un'azione bassa, un sacrificio. Trovate burlesche La nonna e Françoise formano insieme una coppia che racchiude in sé la cultura cui tutti apparteniamo, dove accanto alla coscienza coltivata esiste la vita popolare, anonima, eterna con le sue esperienze e le sue idee tramandate attraverso generazioni. Le due sfere si scontrano e si fecondano a vicenda. Proust si è divertito ad ampliare il suo dramma di morte con bizzarri ornamenti e trovate burlesche. Era figlio di un eminente medico e fin dalla gioventù aveva studiato gli atteggiamenti della classe medica. Ora circonda la nonna di un'intera galleria di specialisti più o meno cornici. Farsa e morte costituiscono un connubio antico. Qui ci viene offerto uno dei pezzi più forti della storia della letteratura sulla morte. Le figure grottesche danzano, volteggiano, giravoltano sul palcoscenico dove la regina-nonna con la sua corona di sanguisughe aspetta di essere introdotta nel regno dei morti. Si fa il nome di Molière, un'indicazione di chi sia il maestro da emulare. La prima volta che l'io narrante, giovanissimo, visita la stazione balneare di Balbec per ragioni di salute, è la nonna la sua accompagnatrice. Lui si vergogna, come fanno i bambini, dei suoi modi campagnoli, che la fanno trattare con poca cortesia dal personale dell'albergo. La seconda volta a Balbec, quando la nonna è ormai morta, il narratore viene accolto dal direttore dell'albergo in persona, che porge le sue condoglianze e casualmente ricorda che la nonna, durante la visita precedente, era svenuta ma aveva supplicato di tener segreto il fatto. Quando l'io narrante sale nella sua stanza - è ormai sera - si china per togliersi le scarpe. Arrivato non più in là del primo bottone - così eran fatte le scarpe allora - sente il petto sollevarsi come colmato di una sconosciuta presenza divina e gli occhi gli si riempiono di lacrime. Triste e delusa La nonna è morta già da diversi mesi, ma adesso è di nuovo presente, ed egli la ricorda china a slacciargli le scarpe. È assalito dalla vergogna per aver pensato a lei così raramente e per averla resa tanto spesso triste e delusa. Di notte, nel sonno, solca a bordo di un'imbarcazione le "onde scure del proprio sangue" - "un Lete interiore" - in cerca della defunta. Una città sotterranea erge le sue arcate sopra di lui e figure gigantesche gli si fanno appresso e poi scompaiono piangendo. È il medesimo viaggio che Strindberg intraprende in Advent e Joyce nel capitolo notturno dell'Ulisse, un viaggio di esplorazione con molti pericoli per l'anima indifesa nel sonno. Più si va a fondo nel sistema arterioso, più diventa difficile non perdere la testa. Il narratore si sveglia ed è mattino a Balbec. Attraverso la finestra vede il mare, che la nonna amava osservare per ore e ore. Egli si gira verso la parete perché non riesce a sopportare i ricordi e gli torna alla mente che un tempo non aveva che da bussare sul muro perché la nonna arrivasse immediatamente. Dall'altra parte Gli pare che il muro vibri ancora del suo bussare di risposta, come se fosse un pianoforte che la nonna suonava e che ancora rechi l'impronta del suo tocco. Ma sa che, per quanto forte possa bussare adesso, non ci sarà risposta, e sogna, come hanno fatto tanti, di una restituzione, di un equilibrio fra bene e male, di una ricompensa dall'altra parte della tomba. "E pregai Dio di questo soltanto", scrive il narratore, "se esiste un paradiso: di poter lassù battere i tre colpetti nel muro, che mia nonna riconoscerebbe fra mille altri e a cui risponderebbe con il suo bussare che voleva dire: 'Non ti agitare, topolino mio, capisco che sei impaziente, ma arrivo subito', e lo pregherei di lasciarmi accanto a lei per tutta l'eternità, che per noi due non sarebbe mai troppo lunga." Forse è il caso di notare che la forza lirica di questa scena non ha impedito al narratore di rimanere il giovane egoista a cui la nonna ha offerto il suo amore. In paradiso ella continuerà a servirlo e a dargli la tranquillità e la protezione di cui lei e sua figlia, la madre del narratore, l'hanno sempre circondato. Questo bisogno è così forte nel narratore, che a dispetto dei rimorsi egli continua ad essere il ragazzino malato che a volte mentiva ed esagerava i suoi sintomi per avete una dose supplementare d'amore dalla mamma e dalla nonna. Nel tessuto della sua anima è stampato come un disegno indelebile il bacio della buonanotte che non riceve più. La nonna Ma il narratore ha previsto tutto. Sua madre giungerà a Balbec il giorno seguente. Gli era parso di essere meno indegno di vivere vicino a lei da quando aveva abbandonato un'esistenza svilente ed estranea per far posto al dolore, che nobilita il suo animo. Ma si accorge subito che la sua sofferenza, in confronto a quella materna, è superficiale. Quando la madre arriva avvolta nel mantello nero da lutto, il narratore vede che è di ventata la nonna, che con altre parole è uscita dal ruolo che le aveva assegnato per riprendere il proprio. La defunta ha preso possesso di lei e ne ha fatto la sua copia. "Forse", dice il narratore, "può anche succedere che quando una figlia piange la propria madre così profondamente come faceva la mamma, il dolore faccia semplicemente rompere la crisalide prima del tempo, per cui la metamorfosi si accelera e una creatura, che già si portava dentro di sé, vede la luce." La madre del narratore porta la borsa che apparteneva alla nonna e oe indossa gli abiti. Mette in risalto le qualità che aveva in comune con la madre e lascia languire le altre. E incomincia a leggere e citare madame de Sevigné con lo stesso ardore della nonna. Ciò che vediamo è un doppio ritratto dove si verifica un . trasferimento di vita da qualcuno che scompare a qualcuno che rimane. Il coraggio di vivere È un'eredità di cui solitamente non si tien conto nell'inventario, ma chiunque abbia amato qualcuno che è morto, sa di aver portato via dalla tomba piccoli tratti, gesti, parole di cui adornarsi per trovare il coraggio di continuare a vivere. Dietro la madre, che si trasforma nella propria madre, sta il narratore, e dietro questi Marce] Proust. Entrambi questi ultimi si sforzano di assumere la figura delle due donne. Chi è quello che d'ora in avanti cita continuamente madame de Sevigné? Marcel Proust è il suo nome, ed egli mette nel suo romanzo le virtù di cui la nonna-mamma erano state dotate. 59

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