SAGGI/LAGERCRANTZ che Proust cerca di dimostrare a noi lettori, ancorati a caratteri stabili, quali sono soliti mostrarci gli scrittori? Certo che no! Saint-Loup è solo una figurina di carta che si veste e si sveste secondo la necessità del narratore.Nell'abbozzo di una personalità, a Proust è indifferente che abbia un capo e una coda, perché non gli interessano gli uomini come individui ma soltanto i rapporti fra di loro, i sentimenti che sono comuni a tutti, che appartengono a tutti noi e che non richiedono una personalità per poter crescere e svilupparsi. In questo, Proust somiglia in qualche misura al suo contemporaneo James Joyce, il quale nell'Ulisse indaga ciò che tutti hanno in comune. Proust non vuole caratteri o personalità senza atmosfere, attimi, incontri che non sono mai stati descritti, sensazioni che nessuno ha mai catturato. Tutta l'invenzione poetica poggia sul passato, ma il romanzo di Proust sta spalancato verso il mondo dei morti, particolarmente quale lo ritroviamo nelle grandi opere dei classici - Omero, Virgilio, Dante, Racine, Baudelaire, Wagner. Le allusioni, nascoste o aperte, ai loro lavori sono innumerevoli. Esistono scrittori che somigliano a cani da pastore ben addestrati. Essi distribuiscono energici morsi ai garretti quando con sacro furore spingono i loro caratteri dentro il loro recinto. Proust per contro non si cura minimamente di simili esercizi di coerenza. Si potrebbe anche dire che egli è in ogni istante occupato a liberare gli uomini, le chiese, la natura, le strade che descrive dal loro essere legati in un unico piano temporale. Ma anche dal loro essere legati in un unico carattere. Bassa azione La maggior parte dei lettori non si aspetta un'arte di questa specie. Essi vogliono poter orientarsi e sapere chi sia quello o quell'altro "in realtà". Ma le figure del romanzo di Proust non si confrontano con il mondo che vediamo intorno a noi, né con i lavori di altri scrittori. Il romanzo ci mostra un certo numero di marionette o per meglio dire di modelli, che lo scrittore usa per vestirli degli abiti che per lui costituiscono la cosa importante, l'unica cosa importante - uno sguardo carico d'amore, un' azione bassa, un sacrificio. Un pezzo magistrale sovente commentato è la descrizione di una serata di gala ali' opera, in cui Berma, la grande attrice, recita la scena della confessione d'amore dalla Fedra di Racine, e la sala con i suoi palchi gremiti di gente dell'alta società vestita a festa viene paragonata a una grotta sottomarina. Sirene, ornate di coralli e madreperla, e divinità marine dal petto candido si offrono a vicenda dolciumi che fanno pensare più all'ambrosia degli dèi che alle confetterie parigine. Più splendenti di tutti sono naturalmente la duchessa de Guermantes e la principessa sua parente, che si sollevano e sprofondano fra le verdi onde. Quando l'occhio celeste della duchessa incontra per un istante quello del narratore giù inplatea, è una dea e non un essere umano che lo accoglie nella cerchia degli eletti. Un pianto segreto Chi getta lo sguardo in quella grotta ammira la maestria dello scrittore ma prova nel contempo un inspiegabile dolore.L'autore sembra ossessionato dal pensiero che vivrà anche dopo morto. Al sa suo testo dev'esser data una forma capace di sfidare la morte, in modo che un giorno possa offrire ai posteri la stessa sensazione che egli stesso provò quando John Ruskin morì ed egli scrisse sul "Figaro": "Mi rendo conto di quale piccola cosa sia la morte quando vedo quanto vigorosamente viva quest'uomo, quanto io debba ascoltare, ammirare, cercare di capire e obbedire lui più che la maggior parte di coloro che vivono". lo ho come l'impressione che dentro il testo di Proust ci sia un pianto segreto. Forse, il dolore che si percepisce è collegato alla sensazione che Proust aveva di essere al di fuori, di non riuscire mai completamente ad affermarsi, di essere rimasto un'anima che aleggia fuori dalla grotta marina, senza capire che cosa succeda fra gli esseri che la popolano. La morte della nonna La nonna dell'io narrante è un simbolo di abnegazione e tenerezza. Il lettore finirebbe soffocato da tanta virtù se il personaggio non morisse in seguito a un colpo apoplettico. L'unica scena di morte del romanzo è sua. I sentimenti del narratore nei suoi confronti sono parimenti improntati di amore e colpa. Ella si è presa cura di lui quand'era un ragazzino delicato e asmatico, ed egli sospetta che la sua morte sia stata affrettata da tutte quelle premure e dalla preoccupazione per il suo futuro. La nonna adora tempeste e pericoli, come il padre di Tove Jansson e il Mumin-papà. In questo somiglia anche al narratore stesso, che sogna di trovarsi in mezzo a un temporale presso la costa dell'Atlantico. La nonna è un essere della natura e, con il suo stesso esistere, una protesta contro la vita e i valori propri della società che attrae la figlia. Sanguisughe nere La morte della nonna avviene all'incirca a metà romanzo, alla fine della terza parte. Essa occupa il posto centrale, con la stessa ovvietà con cui il Cristo crocefisso occupa il posto centrale di una pala d'altare. Che un simile paragone sia stato nel pensiero dell'autore lo dimostrano le sanguisughe nere sulla fronte della nonna. Il dottor Cottard raccomanda questa cura ormai sorpassata per abbassare la pressione del sangue, e la poveretta, che ha orrore del contatto con i viscidi animali, sopporta quella corona di spine viventi che le viene imposta sulla fronte nel viaggio verso l'oltretomba. Accanto alla figura della nonna, stesa nel suo letto sotto coperte che vuole continuamente strapparsi di dosso, è degna coprotagonista la fedele domestica Françoise. Mentre il narratore, sua madre e sua nonna sono prodotti della più raffinata cultura francese, ma per questo anche lontani da ciò che è popolaresco e crassamente naturale, Françoise è primitiva e talvolta anche rozza. • Madre e figlio sono commossi ma cercano di trattenere le lacrime per non angosciare la moribonda. Françoise per contro mostra apertamente il suo dolore e nel contempo dice che le sanguisughe sono "buffe" nei capelli della nonna. Ella veglia instancabile ma di tanto in tanto abbandona il letto di morte per provare l'abito a lutto che il sarto Jupien le sta cucendo.
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