Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

Soltanto una volta nella Recherche troviamo una diretta allusione a quell'omerico episodio, ma l'intero romanzo ne è una variante continuamente ripetuta. Esso pullula di creature senza vita. Ma lo scrittore, muovendosi in mezzo a loro, talvolta ne ha misericordia e offre una boccata di sangue. Le loro guance prendono colore e incominciano a parlare. Per sprofondare subito di nuovo nel regno delle ombre. Il sangue è un simbolo del potere dello scrittore di trasformare ombre in creature viventi. L'io narrante, protagonista del romanzo, e la madre abitano per tutta la vita nello stesso appartamento parigino, ma c'è qualcosa che non quadra. Non appena il racconto lo esige, la madre scompare, per assistere un parente ammalato a Combray o per una visita prolungata. · A tavola In realtà, ella è una creatura morta. Con lei, Proust gioca lo stesso gioco di morte come si usava un tempo presso certe case reali. L'acqua calda per la rasatura veniva sistemata nella camera di sua maestà ancora molti anni dopo la sua dipartita, e a tavola si preparava ancora un coperto per lui. Ma quando il narratore si reca a Venezia con questa sua madreombra, accade che un giorno fa da solo.un giro in gondola. Quando ritorna, scopre la madre intenta a leggere accanto alla balaustra di marmo dell'albergo, con un cappello di paglia in testa. Alle sue spalle, l'arco acuto di una finestra arabesca disegna una cornice. Egli vede la donna triste e invecchiata, che dapprincipio - come la madre morta di Ulisse - non si accorge di lui. Ma quando dalla gondola la chiama, ella gli manda "dal profondo del cuore il suo amore, che s'irradiò per quanto c'era materia che poteva dargli appoggio: fino al margine del suo sguardo intensamente amoroso, che si protese il più possibile vicino a me e che ella cercò come di prolungare nelle labbra, che si modellarono in un sorriso e in un bacio. Ella sedeva nella cornice e nell'ombra della finestra ad arco acuto, che sorrideva più impercettibilmente nella luce del sole meridiano". Proust ha lavorato a lungo a questo ritratto. Esso esiste in abbozzi precedenti, nei quali ci viene offerta un'immagine della madre dai "bei tratti ebraici permeati di cristiana mitezza e di giansenitico carattere", mentre nel romanzo l'accenno al giudaico scompare. Ma Proust la fa comparire nel romanzo con lo sguardo carico d'amore. Chiunque abbia incontrato uno sguardo carico d'amore e l'abbia sentito posarsi sul volto in un messaggio di perdono e di generosità si riconosce in quell'immagine e si arricchisce della forza che emana da esso. La madre svela la sua ricchezza interiore. La morta creatura riceve qualche goccia di sangue e poi sprofonda di nuovo fra le ombre. Grande amore Due dei personaggi principali del romanzo, Albertine, destinata a diventare il grande amore dell'io narrante, e Robert de SaintLoup, che ne sarà il migliore amico, subiscono nel corso della narrazione mutamenti così sostanziali che quasi possono reggere il confronto con il Dr. Jekyll eMr. Hide di Stevenson -un'opera che suscitò in Proust il più vivo interesse - senza che ciò paia preoccupare più di tanto l'autore. SAGGI/LAGERCRANT.Z Nessun conoscitore di Proust che abbia dell'amor proprio manca mai di spiegare che Saint-Loup porta lo stesso nome del fratello di Proust, Robert, e che loup=lupo è il nomignolo con il quale la madre di Proust chiamava i suoi ragazzi: "il mio lupacchiotto", "il mio povero lupetto". Saint-Loup dovrebbe perciò meritare il nostro studio più coscienzioso. Ma chi provi a catturare la sua figura e a caratterizzarla si troverà di fronte alla stessa difficoltà di Menelao a Faros con Proteo, il quale si trasformava in porco, in toro, in ruscello e così via. Un giorno, Saint-Loup è fiero e ironico e sfacciato, un aristocratico preceduto dal suo monocolo. Un altro giorno è tenero come una moglie innamorata. Un terzo si comporta come la più infame canaglia e suggerisce a un domestico che si vuol liberare di un compagno di macchiare d'inchiostro la sua uniforme. Un quarto, Saint-Loup è egli stesso un servitore che viene mandato dalla zia di Albertine in missioni di dubbia morale e che si ritrova da quel servitore che è, a ricevere ramanzine quando fallisce. U~ quinto giorno eccolo di nuovo in panni nobili, a morire da eroe nella prima guerra mondiale e ad essere sepolto nella cappella dei Gue!mantes a Combray. E dunque intenzione di Proust mostrarci che nella stessa persona altezza e bassezza, meschinità e nobiltà si scontrano in continuazione senza che la personalità nel suo complesso ne venga modificata? È l'inaudita complicazione degli esseri umani quello 57

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