avevo notato quel passeggio proprio là, sotto la finestra di casa mia, però la domenica mi ero svegliato con un'altra testa. io lavoro tutta la settimana, incluso il sabato, e il giorno festivo rappresenta sempre un cambio d'atmosfera, si mette una marcia diversa, ci si sveglia con un'altra testa, i pensieri si collegano più a quelli della domenica precedente che non a quelli dei sei giorni appena trascorsi; e allora spalancai la finestra e guardai giù nella strada come faccio sempre e non ci pensavo proprio; invece passeggiava anche oltre la settimana lavorativa. fu allora che cominciai proprio a rifletterci. I falsi amici - la cravatta allentata, un gioco di ombre sul loro viso che turba sempre inevitabilmente la presa diretta delle intenzioni - sono inossidabili. Si fa fatica a tenerli fermi, non sono inchiodabili alla loro scrivania, sgusciano come polipi, sono vivaci come le carote. Sembra che gli anni li disperdano, cambi di città, indirizzo, telefono, rapidi passaggi da un lavoro all'altro, da un doppio lavoro all'altro, senza termine medio. Ma niente. Ti riacciuffano. Ti si ripresentano. Ti inquadrano i loro periodi di assenze con descrizioni precise, circostanziate, nel complesso ottime, che tu ci pensi e decidi che al loro posto non avresti mai saputo fare meglio. Sono convincenti, senza bisogno di usare le armi. Per cui alla fine cosa c'è di più accettabile? I falsi amici, inossidabili, sono veri. .. la latteria dove si mangia* pane e latte, le pezze sotto i piedi per non sporcare i pavimenti nella casa di Floriana, la domanda inevitabile di sua madre: tornerete presto? ... *(Nota. È la rielaborazione di un passaggio da un articolo di Oreste Pivetta su "L'Unità Libri" del 6 aprile 1992.) POESIA/MAZZONE ad un finale incompiuto si può riuscire a trovare una coerente conclusione, e anche più d'una; ad un inizio promettente può seguire il resto che non deluda. a volte ripete una frase del libro: quando questo accade - ce lo ha spiegato all'inizio dell'anno - vuol dire che la classe deve sottolineare quel passo. a quel mio amico che, mentre inseguivamo l'autobus in via Gobetti (l'autista alla fermata non è che non ci aveva visto, eppure ci ignorò. perché?) agganciando in corsa la portiera semiaperta (scaraventandoci sopra - chi sa come- anche me) esclamò: "appena in tempo"! discuteva fino a sera tardi a volte fino a notte fonda, seduto a un tavolo, con pochi amici ... ... non rifriggeva le sue parole, i suoi discorsi, i suoi pensieri ... non li rifriggeva ... ... quella che frequentava era poco più di una cantina, c'era odore di umidità ... ... vino rosso, di qualità modesta, e abbigliamenti dimessi, occhiali che cadevano dal naso ... ... non discuteva mai di politica, non gli interessava affatto poter dire: "ecco, questo è un ragionamento politico, questa è la situazione politica" ... si sporge dal parapetto del ponte quasi cercasse qualcosa nel corso d'acqua sottostante 53
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