Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

STORIE/ BANDINELLI Trosino, che io avevo illustrato come "barbariche" e prima documentazione dello stanziamento di popolazioni germaniche in Italia, Hitler fece osservare certi motivi di decorazione: "Questi si ritrovano in tutti gli oggetti nordici dalla Scandinavia alle Alpi: ci sono dei libri su questo argomento, io li ho veduti. Abbiamo qui un ornamento tipicamente nordico; da un'altra parte abbiamo gli ornamenti tipicamente classici della civiltà mediterranea dei quali sappiamo che centro di irradiazione fu la Grecia. Anche per quelli nordici ci deve essere stato un primitivo e unico centro di creazione e di irradiazione; ma non possiamo trovarlo. Si impone perciò l'ipotesi di un continente scomparso culla di questa civiltà: l'Atlantide." Mussolini, che era stato a sentire attentamente, sembrava poco persuaso e andava ripetendo "I' Atlantìde l' Atlantìde", spostando l'accento, evidentemente per l'influenza del romanzo di Benoit. Per uscire dalla saletta delle antichità barbariche bisognava percorrere uno stretto corridoio. Precedeva Hitler, seguiva Mussolini, poi io. Mussolini seguitava a mormorare "I' Atlantìde" e mi guardava come chiedendo il mio parere. Io dissi che era una ipotesi che si poteva fare, ma che non ci faceva percorrere molta strada, giacché sostituiva un punto interrogativo con un altro. Mussolini fece cenno di sì con la testa e intanto, con l'indice ritto, faceva segni di diniego dietro il dorso di Hitler. La cosa non lo aveva persuaso. Le relazioni fra i due erano singolari. Era evidente che non si piacevano. Ma Hitler era pieno di deferenza, talora quasi servile, mai confidenziale. Mussolini invece trattava l'altro con disinvoltura, parlando correntemente un tedesco abbastanza ricco di vocabolario, per quanto con forte accento romagnolo. Ma diveniva sospettoso quando Hitler sfoggiava nozioni culturali. Quasi timoroso di far cattiva figura, il suo sguardo correva subito a me in cerca di uno spunto. Uscendo dal Museo delle Terme, dopo aver dato uno sguardo al plastico ricostruttivo dell'antico immenso edificio Mussolini mi chiese se era noto il nome dell'architetto. Al mio diniego esclamò, soddisfatto: "L'architettura è sempre anonima: Terme di Diocleziano, Terme di Caracalla, Pantheon di Agrippa, Foro di Cesare, Foro di Augusto ... E oggi (con smorfia sprezzante) questi architetti ci vorrebbero anche mettere il cartellino." Non so se pensasse al Foro Mussolini o alle tante epigrafi, che un noto ricostruttore di edifici antichi aveva ridicolmente disseminato per Roma col proprio nome. Ma tanto gli era piaciuta l'idea, che, salito in macchina, la volle ripetere in tedesco al suo vicino. Con la sua aria assente Hitler obiettò: "Ma pure, si conoscono nomi di architetti dell'antichità: si conosce l'architetto dei Propilei sul1' Acropoli di Atene, e per il Partenone, Fidia." Sguardo di soccorso di Mussolini verso di me, quasi penoso; tanto che il mio sentimento fu proprio questo: povero vecchio, diamogli una soddisfazione. E col mio più bel sorriso dissi: "Esatto; ma il Signor Cancelliere si riferisce al mondo greco, nel quale c'era il culto della personalità; invece Voi vi riferivate al mondo romano, dove la personalità si annulla dinanzi alla maestà dell'Impero." Bella frase cretina, accolta con grande soddisfazione da una parte;dall'altraHitlerribatté: "Però, Vitruvio ..." Allarmato Mussolini riprende: "Vitruvio?, già, Vitruvio ..." Niente paura: "Vitruvio" dico io "non ha lasciato nessun edificio al quale possiamo collegare il suo nome; esso ci è giunto perché autore di un libro, di un trattato." L'onore è salvo. Vitruvio architetto di Augusto; da Augusto si passa 44 a parlare del Pantheon. Hitler ne cita le misure e aggiunge, come a giustificarsi: "Es warein besonderes Studienobjektvon mir." (È stato un mio particolare oggetto di studio.) Poi prosegue dicendo che Berlino va tutta ricostruita; non ci sono edifici amministrativi, perché lo Stato prussiano era un piccolo Stato e quello che esiste non può servire per Grossdeutschland. Siamo intanto arrivati a via Veneto. Al passaggio dinanzi a un gruppo di donne eleganti, Hitler interrompe il discorso sull'architettura per esclamare: "Schone Frauen ! " (Belle donne), e per quanto schiocchi la lingua come assaporandole, il suo tono è così distaccato, che dà l'impressione che tale esclamazione faccia parte di un programma d'obbligo per un viaggio in Italia. Infatti, aggiunge che è particolarmente bello il portamento delle donne italiane, perché sono abituate a portare in testa (il che aveva letto certamente in qualche vecchia descrizione dell'Italia, ma difficilmente si poteva applicare alle eleganti di via Veneto). Loda anche il bel portamento delle truppe durante la rivista. Sa di fare un piacere al suo ospite. Infatti Mussolini si anima e con un brutto riso maligno dice che i giornali francesi e inglesi non riescono a nascondere la loro rabbia per la prova di forza data il giorno prima con la parata navale di Napoli. "Ormai, anche sul mare, l'Inghilterra è finita." A me manca quasi il respiro. Dunque quest'uomo crede vera0 mente alle fandonie che ci raccontano la sua radio e i suoi pennaioli; non si tratta solo di propaganda, ma di convinzione. E allora, penso, siamo veramente perduti. Quest'uomo ci getterà senza esitazione in una guerra contro l'Inghilterra, credendo di poterla battere. Per fortuna la folla plaudente di via Veneto distrae i miei interlocutori e io ho il tempo di rimettermi, prima di arrivare al Museo di Villa Borghese. Altro che scherzetti sulla maestà dell' in:ipero; sarei stato incapace di dire due parole in fila. Unser Fiihrer ist ein grosser Kiinstler! (Il nostro Fiihrer è un grande artista) ripetevano spesso quelli del seguito. Io pensavo alla vendita dei Manet, dei Cézanne e dei Van Gogh, allontanati dai musei tedeschi come dannosi esempi, e gli entusiasmi del "grande artista" per le oscene figure caramellate del prof. Ziegler, la cui Terpsychore (i tedeschi, divenuti spiritosi, la chiamavano la Terpsychose) già esposta alla grande mostra di Monaco del '37, Hitler giudicava degna di essere appesa alla parete "con catene d'oro". 6 Se al Museo delle Terme le reazioni di Hitler dinanzi alla scultura classica erano state del tutto convenzionali, ero curioso di vederlo alla prova della grande pittura al Museo di Villa Borghese. Alle Terme si era soffermato specialmente sulla Venere di Cirene (come sempre dinanzi ad ogni nudo femminile), e di fronte alla Giunone Ludovisi (che è in realtà una immagine di imperatrice), così celebrata dal Goethe, aveva detto: "Questa è la bellezza eterna. Und sowas konnte man verwerfen wie irgend eine voriibergehende Mode!" (E una cosa simile poté essere messa in disparte come se si trattasse di una moda passeggera.) Il suo gusto radicava in pieno nell'accademismo; e anche della pittura italiana lo muovevano ad ammirazione, perché già noti di nome, i quadri di Guido Reni, del Guercino, dei Carracci, piuttosto che i Botticelli o i Carpaccio; i "Primitivi" gli erano, ben s'intende, completamente estranei. Ma anche delle opere che ammirava, non è che intendesse le qualità artistiche; come tutti gli inesperti, ammirava il soggetto, l'abilità tecnica, la vivacità dei colori,

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