STORIE/ BANDINELLI anche semplicemente ordinarmi questo servizio. Questo era proprio il linguaggio che mi piaceva; e non era il caso di stare a fare notare, che tra un professore universitario e un funzionario passa sempre, o dovrebbe pur passare, qualche differenza. Mi facesse pervenire un ordine, e io lo avrei eseguito. L'ordine venne, in data 2 aprile, ma con lettera riservatissima personale, non protocollata. (...) Forse, anche questi piccoli episodi avrebbero un loro significato, per caratterizzare quel complesso di disorganizzazione, di piccole invidie e di incompetenze, che era tipico degli ambienti ministeriali del tempo. Ma le cose non sono oggi né tanto remote né tanto diverse, perché tali ricordi possano aspirare a dignità di cronaca. Piuttosto dovrò pure dire qualche cosa sui contraddittori sentimenti, sui pensieri e sulle fantasticherie che passavano in me stesso; e ciò nonper documento, siapurmisero, dime, che non interesserebbe nessuno, ma perché mi sembrano, quei sentimenti, pensieri e fantasticherie far parte dei caratteri più labili, ma non meno decisi vi, di un tempo, e che ciò che accade a me serva, in parte, a spiegare perché, in epoca di dittatura, o di usurpazione, sia così difficile eliminare il dittatore o l'usurpatore mediante un attentato e perché, eliminandolo con tal mezzo violento, non sempre l'atto abbia le conseguenze politiche sperate. (...) Con questi pensieri e sogni notturni, quali poterono essere le mie reazioni, quando seppi che proprio io avrei dovuto accompagnare l'ospite e quando stavo controllando i minuti di quelle visite, tanto che nessuno meglio di me avrebbe potuto precisare o addirittura predisporre il minuto esatto del suo passaggio in un determinato punto; e quando dal programma giornaliero ebbi la certezza che quasi sempre sarebbe stato presente anche il nostro amato duce? Certo, se mai un attentato, e duplice, aveva avuto possibilità di essere organizzato ed eseguito con certezza, questa sarebbe stata l'occasione. Una persona estranea, conosciuta a tutto l'entourage e sulla quale quindi nessuno aveva dei sospetti, supponendola conosciuta agli altri, avrebbe liberamente avvicinato i due dittatori, sarebbe stata seduta accanto a loro nella parte posteriore della automobile, dietro alle spalle del colonnello di servizio e dell' autista; avrebbe avuto la possibilità di fissare il percorso del veicolo, non solo, ma anche di ordinare un rallentamento, lungo il percorso, con la scusa di osservare un monumento o un panorama. E questa persona, la polizia non pensò mai di controllarla, non solo, ma nemmeno ne seppe mai con esattezza il nome che, anche nei programmi ufficiali, apparve abbreviato, come io stesso ve lo misi. Feci delle prove, se la mia abitazione era sorvegliata, se ero pedinato; nulla. Mi feci vedere, nei giorni precedenti all'incontro, con persone notoriamente antifasciste e conosciute, persino in Piazza Venezia e nelle trattorie adiacenti, nulla. La polizia non si occupava di me, nemmeno proforma. Tutto sarebbe stato possibile. Ma io ero un antifascista generico, senza una direttiva politica, senza una precisa convinzione, senza un programma. E tali erano gli altri antifascisti di mia conoscenza. Nessuno di questi sapeva o mostrava di sapere dell'esistenza, per esempio, di un partito comunista clandestino, che aveva conservato anche durante la persecuzione i suoi contatti e i suoi dirigenti. Nessuno aveva un'idea politica positiva. Molti di essi dicevano ridendo, quando sapevano del mio incarico, che sarebbe stata una buona occasione per un attentato. Ma nessuno ci credeva. Nessuno sapeva, per esempio, che 42 l'inconlro lro Mussolini e Hiller al Brennero. nelle stesse settimane, a Berlino, tutto sembrava pronto per un Putsch da parte di quegli stessi generali e funzionari, che poi dovevano attendere il 20 luglio 1944, per fallire miseramente il loro attentato. Questi, come gli antifascisti generici in Italia, non sapevano prendere una decisione né mettere in piedi un programma di azione né un programma politico positivo. 5 Ma sarebbe bastato un collegamento con essi, per far precipitare la decisione, perché una tale occasione non si era mai presentata. Il punto fondamentale mi sembra oggi consistere nel fatto che tutti questi reali o possibili congiurati appartenevano a quella classe sociale, che ha dimostrato ormai in troppe occasioni di aver perduto le qualità direttive della storia. Ma poi, in effetto, si lascia dirigere la storia? Questo, dico a mio rossore, il dubbio più assillante e più distruttivo di quei giorni. C'era il pensiero della propria pelle, che andava buttata senz'altro nel giuoco; di ciò non vi era dubbio. Sia che pensassi all'intervento di terzi contro la vettura sia, come andavo sempre più precisamente immaginando, foderassi me stesso di esplosivo (ma chi me lo dava, l'esplosivo?) per cadere, inciampando nel predellino quando salivo in macchina, sui due uomini seduti dietro allo strapuntino; oppure premendo un contatto sotto alla giubba determinassi lo scoppio; in ogni caso la mia vita era perduta. Non gran male, se la cosa meritava il conto. La questione mi si presentava capziosamente sotto questo
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