Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

CONFRONTI giornalismo, richiedeva addirittura delle referenze dai capi di partito e i modelli di insegnamento mirano principalmente a distaccarsi da quelli sovietici utilizzati in passato per ispirarsi invece a quelli americani, tedeschi, francesi e italiani. Come nel caso del settore teatrale, anche qui valgono le parole della Zaharieva e l'obiettivo principale è quello di "recuperare il tempo perduto" e di insegnare finalmente a tutti i livelli ciò che per anni la censura aveva proibito. Non bisogna però sottovalutare il fatto che Popov dovrà fare i conti con la mancanza di fondi dato che, per quanto generosa, la donazione di Soros non è infatti sufficiente, così come dovrà tenere conto della mancanza di aule e dello stato pietoso delle biblioteche. Così, commenta lui stesso: "Siamo di fretta, eppure abbiamo bisogno di molto, molto tempo". Ali' interno della Nuova Università c'è anche un dipartimento teatrale, diretto dalla Vicharova, con sette docenti, tre storici della musica, tre storici del teatro e un insegnante di movimento. Anche questa iniziativa è particolarmente importante dato che durante il periodo comunista era possibile fare teatro solamente se si era in grado di produrre un certificato di frequenza o un diploma dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, un metodo particolarmente efficace adottato dal regime comunista in modo da poter esercitare un controllo completo sulla professione. Incontriamo qui nuovamente George Tosheva, che è uno degli studenti della scuola, il quale ci racconta che "a causa della scarsità di fondi e della minore frequentazione dei teatri rispetto al periodo della dittatura comunista molti teatri dovranno chiudere e molti attori si ritroveranno senza impiego. La situazione è quindi ora molto difficile, ma bisogna essere ottimisti perché col tempo verranno a crearsi delle nuove strutture, come ad esempio questa scuola, che incoraggeranno la formazione di diversi tipi di teatro, e questo è molto importante perché fino ad ora la Bulgaria ha visto solamente un tipo di teatro". Come altri prima di lui, Tosheva sottolinea anche che "le maggiori difficoltà saranno di ordine economico perché il teatro bulgaro dovrà dipendere da fondi privati e forse gli sponsor arriveranno persino a poter imporre un particolare tipo di spettacolo. La cosa più importante è però che il teatro bulgaro sia ora libero di scegliere e, soprattutto, che il pubblico debba imparare a scegliere. Imparare a scegliere è molto difficile". Fra le forme di teatro che negli ultimi anni hanno assunto una posizione di rilievo spicca quella del teatro delle marionette. Abbiamo così incontrato SlavchoMalenov ( 1950), un noto regista di teatro delle marionette i cui spettacoli di teatro per ragazzi sono stati rappresentati in Europa, Russia, Stati Uniti, Giappone e Canada. Malenov ci ha ricordato che per quanto riguarda laBulgaria "la tradizione del teatro delle marionette non è di lunga data e che, come professione, si è affermata solamente dopo la seconda guerra mondiale. Mentre in passato c'erano così solamenJe dei piccoli gruppi, privi di una sede fissa, che viaggiavano da una città all'altra, dopo la rivoluzione socialista il governo ha incoraggiato le compagnie di marionette professioniste offrendo loro dei teatri stabili e dei fondi per le messe in scena. Oggi ci sono così circa venti gruppi professionisti interamente sovvenzionati dal governo". La sua compagnia, che è costituita da quattro persone, ovvero due registi, Peter Pasov e lo stesso Malenov, una scenografa, Silva Bachvarova, e un compositore, Petar Tsankov, ha così fondato nel 1991 la Inter. Ma. Company, "Centro Internazionale di Teatro delle Marionette", sottolinea Malenov, "per cercare di salvare lemigliori produzioni di teatro delle marionette inBulgaria dalla crisi economica". li centro si interessa sia della messa in scena di testi teatrali, sia della stessa divulgazione del genere, tramite pubblicazioni, convegni, festival, o l'insegnamento nelle scuole e nelle università. Nonostante al fatto che si tratti quindi di un genere relativamente nuovo, Malenov ricorda che "il teatro delle marionette ha certamente giocato un ruolo molto importante nel periodo della dittatura comunista dato che il governo pensava che si trattasse meramente di teatro per ragazzi e quindi non censurava i testi perché non li riteneva sufficientemente importanti. Questo ci permetteva di mettere in scena testi molto attuali e realistici". Portavoce di denunce politiche, il teatro delle marionette sembra quindi continuare ad avere un futuro in Bulgaria, naturalmente sempre che il governo continui a sovvenzionarlo. Interessante è anche la iniziativa avviata dal regista Borislav 30 Tchakrinov, che, assieme ad un gruppo di attori, ha fondato nel 1990 il Teatur zad Kanala, "Teatro al Canale", sovvenzionato dal Comune di Sofia e da alcuni sponsor, la cui principale innovazione consiste nella ricerca e nel\' accostamento di linguaggi multimediali. Borislav Tchakrinov ci ha così raccontato che "la compagnia ha ventidue attori e tutti fanno di tutto. Ad esempio io mi occupo di amministrazione, regia, management e i nostri tecnici recitano in scena. Questo però non è un teatro alternativo, nel senso che non mi avventuro verso frontiere inesplorate, né allestisco messe in scena in spazi non teatrali. Rappresento molti testi stranieri semplicemente perché quelli bulgari mi sembrano antiquati. La maggior parte dei giovani oggi preferisce andare in discoteca, o al cinema, e per questo ho cercato di creare una certa atmosfera nel nostro teatro. Organizziamo ad esempio dei concerti di jazz, delle mostre, dei reading di poesia o di teatro, una scuola di regia, e proiettiamo anche dei film, non film commerciali però, perché a quelli ci pensano altri". Roussi Tchanev, che fa parte della compagnia, ed è un noto attore teatrale e cinematografico, aggiunge che - "mentre in passato il teatro aveva una funzione molto ufficiale, il Teatur zad Kanala mira semplicemente ad offrire uno svago, un divertimento" aggiungendo inoltre che "la maggior parte degli attori della compagnia sono famosi tramite la televisione, la radio, o il teatro e il pubblico si diverte quindi anche semplicemente all'idea di avvicinarli nel bar del teatro. Per i giovani questo è molto eccitante. Non c'è distanza fra noi e il pubblico, e questo è tuttora molto insolito in Bulgaria". Quando abbiamo fatto notare che forse dopo ogni rivoluzione i personaggi pubblici diventano improvvisamente molto "visibili" e che di fatto il giorno precedente avevamo visto per strada lo stesso Primo Ministro, Borislav Tchakrinov saggiamente risponde: "Bisogna stare attenti a queste cose: anche Fide! Castro cammina per le strade di Cuba senza guardie del corpo". Della compagnia di Tchakrinov abbiamo visto Perversioni sessuali a Chicago di David Mamet, che il regista avrebbe voluto mettere in scena da tempo, ma che era stato censurato nel periodo della dittatura comunista. La scenografia è molto vivace e moderna e tutto è rosso, bianco e blu, una citazione dei colori degli Stati Uniti, ma anche dei colori della Pepsi, che infatti viene ironicamente distribuita al pubblico all'entrata. Lo spettacolo ci appare relativamente tradizionale, ma i nostri accompagnatori bulgari sono scioccati dai continui riferimenti sessuali e dalla spudoratezza della messa in scena. Un elemento introdotto dalla regia che invece ci sembra particolarmente interessante è rappresentato da un numero imprecisato di tecnici che, nel primo atto, passeggiano su e giù per la scena, pulendola meticolosamente, cambiandone la scenografia, o leggendo semplicemente il giornale. Fra questi, un'ovvia allusione al passato, qualcuno registra addirittura lo spettacolo. Tchakrinov ci racconta a proposito che ha prodotto un effetto simile nella messa in scena di La Ronda di Schnitzler (1990), e dalla ripresa in video dello spettacolo risulta infatti che in tutte le scene in cui i protagonisti tentano di avere un rapporto sessuale ci sono dei militari che osservano la scena annoiati. Nel secondo atto della messa in scena di Mamet i tecnici sembrano però addirittura ribellarsi fino a giungere ad obbligare quegli attori troppo lenti nel terminare un monologo ad abbandonare la scena. Tchakrinov spiega che "di fatto nella vita capita spesso che uno pensi di fare qualcosa e che invece finisca per fare tutt'altro. Così mentre un attore in scena richiede che si faccia silenzio, si trova invece circondato da un gruppo di tecnici invadenti. Nel mondo reale c'è sempre qualcuno che tenta di interferire con le nostre vite". Anche Tchakrinov è dubbioso sul futuro della nazione e afferma che fa paura pensare a quello che "succederà qui, soprattutto al fatto che nel tentativo di raggiungere l'Europa occidentale si possa perdere la nostra identità. Il nostro futuro è in mano ai giovani dato che che le vecchie generazioni pensano solamente a sopra'vvivere. Il problema principale è che nel panorama culturale bulgaro, dopo tutto, non sono cambiate molte cose, a parte il fatto che ora siamo tutti molto più poveri". Abbiamo così incontrato Nicola Vandov, editore dell'unica rivista di teatro bulgara, e principale responsabile del settore teatrale nel Ministero Culturale, il quale ci ha spiegato che "per comprendere la portata dei cambiamenti bisogna conoscere quale fosse veramente la situazione nel

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