CONFRONTI la sagoma si contrae, emette un suono. Altrimenti, regna il silenzio. Recitare oltre, che abbiamo avuto la fortuna di vedere a Sofia, si ispira invece ad alcune storie folcloristiche bulgare. Messo in scena in una miniera abbandonata nei pressi di Sofia, e interpretato da un gruppo di giovanissimi e bravissimi studenti della Vicharova, lo spettacolo viene recitato in lingue e gerghi diversi e alterna danze folcloristiche e preghiere religiose a rivendicazioni politiche ed esistenziali a proposito dell'attuale isolamento della nazione bulgara. Straordinariamente suggestivo, questo spettacolo rappresenta certamente una delle messe in scena più interessanti e struggentemente dolorose a proposito dell'uomo contemporaneo. Postmoderno nell'allusività e nel gusto per l'ipercitazione, di grande valore storico teatrale per il recupero di elementi mitologici, fiabeschi e folcloristici, Recitare oltre offre dei momenti indimenticabili, come ad esempio il finale, in cui il grande telone bianco, che isolava spettatori e attori all'interno di una sorta di cava dalle alte pareti rocciose, viene improvvisamente fatto cadere lasciando intravedere l'attore Vesselin Dimitrov Mezekliev, che, nudo, si allontana danzando e suonando, fino a scomparire lentamente, come inghiottito dalla stessa natura. La Vicharova, che sta correntemente allestendo un Faust, rappresenta quindi una voce coraggiosa e originale all'interno del contesto artistico bulgaro e, pur tentando di assimilare alcuni elementi delle avanguardie occidentali, sfrutta il patrimonio musicale, gestuale e visuale della sua terra, ponendosi così come una voce progressista e alternativa non solo nei confronti dell'invasione americana dei teatri, così come dei cinematografi, ma anche all'interno dello stesso panorama teatrale occidentale. Il Faust verrà così ad esempio recitato in diverse lingue e in un momento di frantumazione politica così drammatico come quello che è venuto a crearsi in seguito allo smantellamento dell'impero sovietico, non può che affascinarci un progetto di riunificazione e di recupero di un linguaggio "universale". Fra i giovani emergenti va anche segnalato Stefan Moscov, (1960), che come la Vicharova si è diplomato ali' Accademia Nazionale e che ha fondato assieme ad altre dieci persone la prima compagnia teatrale interamente privata in Bulgaria. Moscov ci ha spiegato che, a parte rare eccezioni, "le messe in scena in Bulgaria sono come dei libri che camminano" e che il pubblico si è abituato nel corso degli anni ad apprezzare esclusivamente il teatro di parola. Come la Vicharova, Moscov ha quindi deciso di privilegiare gli elementi visuali e musicali, scegliendo, inoltre, di scrivere i testi collettivamente durante le fasi di prova. Nella compagnia non ci sono tecnici e ogni lavoro viene compiuto collettivamente. Questa scelta, che a noi non pare insolita, visto l'esempio dei vari collettivi, è invece particolarmente originale per i paesi dell'Europa dell'Est e deriva in parte anche dal fatto che, come ci ha raccontato Moscov, "prima della rivoluzione i tecnici erano membri del servizio segreto che riferivano al governo ogni evasione della censura da parte dei teatri". Della compagnia di Moscov abbiamo visto un curioso allestimento di Romeo e Giulietta, una sorta di improvvisazione su Shakespeare, la cui scena ritrae un museo della cultura classica e i cui unici personaggi vivi sono Romeo, Giulietta, Mercuzio, la balia, padre Lorenzo e i servi. L'idea di base è di lavorare con diversi generi teatrali ed è frutto della formazione polivalente del regista. Nella descrizione di Moscov lo spettacolo "è interpretato come una tragedia, cantato come una canzone folcloristica bulgara, eseguito con statue e marionette e interpretato di fronte a un gruppo di turisti come se si trattasse di un musical". Nonostante alcune scelte di fondo comuni, lo spettacolo è estremamente diverso da quelli della Vicharova. Prevalgono qui ad esempio una cruenta comicità, talora spudoratamente fine a se stessa, e il gusto per l'improvvisazione e la provocazione, soprattutto nei momenti in cui le statue vengono smantellate per utilizzarne gli arti come oggetti, o nelle scene in cui le braccia, le gambe e i busti delle statue si confondono con quelli degHattori fino a dare l'impressione di un'orgia, o di una grande carneficina. Fusione di sogno, o incubo, e realtà, lo spettacolo procede con ritmi onirici frenetici. Curiosa è così ad esempio la scena in cui Romeo immagina la porta di ingresso alla festa dei Capuleti come due gambe femminili divaricate attraverso le quali si infila per poi scomparire, quasi risucchiato, in una botola nascosta dalla voluminosa gonna dell'attrice. Dopo anni di censura, il pubblico bulgaro sembra apprezzare molto l'improvvisazione e Moscov, per solleticarne lo spirito creativo, ha in mente uno spettacolo in cui gli attori chiederanno al pubblico dei temi sui quali improvvisare. Sia il lavoro della compagnia di Moscov, sia quello della Vicharova, attraggono soprattutto un pubblico giovanile per la freschezza e il carattere innovativo delle loro messe in scena. Comicità, improvvisazione, denuncia politica e recupero di elementi della storia politica bulgara sembrano così costituire i fulcri attorno cui ruota questo nuovo teatro che, proprio in virtù della sua originalità all'interno del contesto bulgaro, ha lo straordinario potere di stupire e far meditare chi fino ad oggi aveva visto solamente un tipo di spettacolo. Va precisato a questo punto che né la compagnia di Moscov, né quella della Vicharova, ricevono fondi statali. Moscov ricorda infatti tristemente che "mentre nel periodo comunista c'erano i fondi e non c'era la libertà, adesso c'è la libertà e non ci sono i fondi". Le compagnie "alternative", nate sia prima, sia dopo la rivoluzione, non ricevono infatti alcun tipo di sovvenzione pubblica e sono conseguentemente in grave crisi economica. Questo dipende naturalmente in parte dal fatto che i pochi fondi rimasti vengono distribuiti ai grandi teatri, da sempre abituati a grossi sovvenzionamenti e attualmente incapaci di far fronte in così poco tempo alla nuova situazione economica. Una risposta un po' inquietante e certamente, a lungo termine, non risolutiva la offre il giovanissimo George Tosheva (1970), studente universitario, nonché giornalista e attore televisivo e teatrale, che ha scelto di lavorare teatralmente solamente a livello amatoriale."ln questo modo", afferma Tosheva, "posso lavorare con chi voglio". Naturalmente va ricordato che anche la questione dei fondi, e noi in Occidente lo sappiamo certo da lungo tempo, può essere considerata, anche se solo indirettamente, una forma di censura. A questo punto viene spontaneo porsi una domanda sul futuro, per lo meno dal punto di vista artistico, di questa nazione. Moscov sottolinea a proposito che "è difficile dire in quale direzione si muova la Bulgaria, soprattutto per quanto riguarda il settore artistico, dato che la maggior parte della gente pensa solamente ad arricchirsi" e, aggiunge, giustamente Zarco Uzunov "dover sempre considerare l'aspettoeconomicoè molto scioccante e frustrante per gli artisti, che non hanno mai dovuto preoccuparsi di questioni monetarie". La Vicharova sottolinea inoltre che "il teatro è attualmente in crisi perché, a parte gli sponsor, non ci sono delle strutture alternative" e aggiunge che "questo sistema chiuso, creato dal governo, costituisce un buon motivo per lasciare la nazione". E moltissimi sono infatti gli artisti bulgari, come anche quelli provenienti da altri paesi dell'Europa dell'Est, che negli ultimi anni sono emigrati in Occidente prima chiedendo asilo politico, oggi chiedendo asilo economico. "La conseguenza di questa situazione", prosegue la Vicharova, "è che oltre a fare le mie regie devo anche occuparmi di amministrazione, insegnamento e chissà cos'altro. Quello che fa più paura è che tutte le porte sono chiuse, sia quelle economiche, sia quelle politiche". Alla nostra domanda se il teatro bulgaro riceva fondi dall'estero, Uzunov sorride e ricorda che "per quanto molti fondi stranieri giungano al governo per sovvenzionare le arti, questi li utilizza per altri scopi". Ma forse questo, data la situazione economica della nazione, è inevitabile. Alcuni fondi sembrano però giungere a destinazione. Fra i più coraggiosi esperimenti nella Bulgaria post-rivoluzionaria va così segnalata la fondazione di una nuova Università che al suo primo anno di vita ha già più di mille iscritti. Abbiamo incontrato il suo rettore, il trentaduenne Julian Popov, che ci ha raccontato che la Nuova Università organizza corsi in tutte le materie, sia a livello pre-laurea, sia a livello di master e di dottorato, ed è sponsorizzata dalla Open Society, fondata da George Soros, un ungherese emigrato negli Stati Uniti che ha organizzato e sponsorizzato diverse fondazioni nell'Europa dell'Est e che, secondo Popov, "ha fatto per la Bulgaria più di quello che ha fatto lo stesso Ministero dell'Educazione". L'iniziativa è certamente di rilievo, dato che in passato l'ammissione a molti corsi, come quelli di legge o di 29
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