I CONFRONTI I Il singolo individuo Affualità di Roll Hochhuth Karl-Josef Kuschel traduzione di Frediano Sessi Non facciamoci illusioni: ancora oggi RolfHochhuth, in certi ambienti della cultura di lingua tedesca e delle associazioni cattoliche è considerato persona non grata. Sono in molti a non volergli perdonare il fatto che, scrittore appena trentunenne, nel suo dramma d'esordio (rappresentato per la prima volta il 20 febbraio 1963) abbia stigmatizzato, di fronte ali' opinione pubblica mondiale, il disimpegno del papa Pio XII nei confronti della questione ebraica, all'epoca della barbarie nazista. Ancora nel 1987, allorché, dopo 24 anni, fece ritorno, per la prima volta, nell'ambiente culturale di Monaco per una rappresentazione del dramma Il Vicario (Stellvertreter), si elevarono di nuovo massicce proteste che culminarono nella richiesta di cancellazione della rappresentazione. Molti lettori, soprattuttto cattolici, a tutt'oggi non conoscono niente di Rolf Hochhuth, all'infuori di questo dramma discusso. È tempo di prendere in considerazione finalmente tutta la sua opera e, soprattuto, di porci la questione: nell'opera drammatica e in prosa di Hochhuth, la problematica religiosa svolge ancora una qualche funzione? Qual è il profilo spirituale di quest'opera, in rapporto alla problematica religiosa? Questa esigenza non è casuale. Colpisce già il fatto che anche dopo Il Vicario non esista un solo testo drammatico di Hochhuth, in cui non abbia una parte o un prete, o un vescovo, o un religioso, o un monsignore. La ragione è anche certamente di natura drammaturgica: a causa del loro legame diretto con la dottrina cattolica e del loro coinvolgimento nella gerarchia ecclesiastica, le figure di questi sacerdoti consentono di mettere in scena, in maniera molto efficace, i fondamentali conflitti morali. Parroci rappresentati come degli inetti (in Lisistrata e la NATO, 1973); monsignori raffigurati come traditori del radicalismo protocristiano (in L'immacolata concezione, 1988); vescovi presentati in conflitti tragici (come in Guerillas, 1970); religiosi invischiati in dilemmi etici senza uscita (in Judith, 1984): situazioni di questo genere, che sono letterariamente produttive. E chi esigesse dal drammaturgo Hochhuth di fare, una volta tanto, di un "prete normale" un eroe della sua scena, gli chiederebbe al tempo stesso di cessare di essere un drammaturgo. Ma c'è anche un'altra ragione in questa scelta piuttosto singolare dei personaggi. Forse non esiste un altro autore, della letteratura tedesca contemporanea, che si sia immerso di continuo, con altrettanta radicalità, nella discussione e nel confronto con le questioni fondamentali dell'etica e della religione. Si tratti del codice di guerra o dell'assassinio dei tiranni; si tratti di etica politica o medica, i drammi di Hochhuth non sono religiosi, non contengono alcun diretto messaggio religioso, ma costituiscono un'opposizione a ogni forma di bigottismo ammantato di religiosità. Opposizione a ogni sorta di mentalità astuta che tenda a sopire le coscienze, contro la corazza dell' indifferenza e dell'inattaccabilità, contro la complicità con quelli che tacciono, contro una fermezza religiosa sbalorditiva, diffusa proprio nell'ambiente della chiesa. Poiché Hochhuth se la prende proprio contro questafermezza sbalorditiva, si richiama di continuo alla Bibbia facendola sua letterariamente, là dove essa è quanto mai inquietante: nelle sue figure singole radicali e nel suo carattere di minaccia e di avvertimento. Rolf Hochhuth lettore della Bibbia: ecco un inquietante capitolo di esegesi selvaggia, praticata contro una mentalità religiosa che cerca la sicurezza, che ha fatto della Bibbia un povero libro di edificazione, privo di sorprese. Ma in che cosa consiste l'inquietante della Bibbia? A partire da Hochhuth la risposta può essere soltanto: essa mostra gli uomini che, come individui, si vedono sottomessi nella loro impotenza al volere di Dio e che, malgrado tutte le resistenze e i pericoli, percorrono la loro strada con una responsabilità che davanti a Dio non può mai essere elusa. Atti degli Apostoli (5.29): "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" -questa non è soltanto una citazione chiave della Bibbia che conferisce al racconto Berliner Antigone di Hochhuth acute profondità religiose. Si racconta qui la storia di una coraggiosa donna di Berlino che - non religiosa lei stessa! - fa qualcosa di inaudito. Seppellisce il fratello, segretamente, in una tomba su cui sono iscritte queste parole bibliche poiché, come oppositore politico del regime nazista, egli aveva perso il diritto alla sepoltura. Ora la donna si trova in giudizio e deve discolparsi. "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" - è anche una frase chiave, per comprendere la fede di Hochhuth nella insostituibilità dei singoli individui. E nella sua opera, il dramaturgo non si stanca di dar vita a un profilo proprio a ogni singolo individuo. Fin dai suoi primi lavori, egli è animato dalla passione di restituire ai senza nome della storia il loro nome, ai senza volto i loro volti, e di richiamare di continuo le azioni coraggiose, segno indelebile dei singoli: quella del vescovo Graf Von Galen ad esempio, che era stato l'unico vescovo in Germania a protestare contro il programma di eutanasia dei nazisti; oppure, quella dei fratelli Scholl che appartene\lano al gruppo di quei pochi studenti che avevano fatto pubblica resistenza a Hitler. Di loro, Hochhuth può dire in un discorso programmatico: "L'esemplarità di questi singoli, propria anche dei senza nome, sta nelfare la storia degna di essere tramandata. Dato che la storia non vive grazie alla sua interpretazione a opera di filosofi, poeti e teologi, ma par existence. Poiché nella storia solo i singoli sono visibili, anche se il destino dei molti non vi trova maggior grazia: la storia vive attraverso l'immagine di sé che gli uomini hanno lasciato in essa". Conservare di continuo questa immagine è secondo Hochhuth il compito della sua forma di letteratura. Ecco il caso del giovane svizzero Maurice Baveaud che già nel 1939, progettò di uccidere il Fiihrer Adolf Hitler, poiché vedeva "nella personalità del Fiihrer un pericolo per l'umanità". Tell 38 (1979)- con questo libro Hochhuth strappa dall'oblio il Guglielmo Teli dell'epoca Hitleriana, uno studente di teologia che concepì la sua azione come volere di Dio e che percorse la sua strada in religioso 21
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