Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

CONFRONTI Orwell e gli altri Incontro con Gustaw Herling a cura di Silvio Perrella La biografia di George Orwell scritta da Crick; il secondo volume del!' autobiografia di Koestler, La scrittura invisibile e la ristampa negli Oscar di Buio a mezzogiorno; la ricerca di Michael Walzer su L'intellettuale militante; il libro di Marcello Flores sui viaggiatori in Russia; le interviste di alcune collaboratrici di Ignazio Silone a Goffredo Fofi, comparse sul numero 67 di "Linea d'Ombra", del febbraio di quest'anno; l'annunciata pubblicazione di ben tre volumi di Nicola Chiaromonte; infine una nuova edizione delle sei testimonianze sul comunismo, tra le quali quelle di Silone, dello stesso Koestler e di Gide, che furono intitolate Il Dio che è fallito, è soltanto un elenco minimale di un interesse editoriale per un'area della cultura europea che nei decenni scorsi era stata, come dire, un po' dimenticata o addirittura osteggiata. S'aggiunga anche la traduzione, in italiano, da Feltrinelli, del Diario scritto di notte di Gustaw Herling, uno scrittore di grande rilievo, che, come i lettori di "Linea d'Ombra" già sanno (cfr. n. 57, febbraio '91), da anni vive in Italia, a Napoli, ed è stato fondatore della rivista e casa editrice "Kultura", che ha sede a Parigi, centro della dissidenza polacca. E sono prossimi anche un volume di suoi saggi da Einaudi e la riproposizione di Un mondo a parte, testimonianza della sua esperienza in un lager staliniano. A Herling, la casa editrice Il Mulino, principale esploratrice di quest'area culturale, ha chiesto di scrivere una prefazione al primo dei volumi di Nicola Chiaromonte che, come ho detto, pubblicherà tra poco: Il tarlo della ragione. L'ha chiesta proprio a lui, perché Herling è stato un assiduo collaboratore della rivista diretta da Chiaromonte e Silone, "Tempo presente", e con entrambi ha intrecciato una fertile e fedele amicizia. Per conversare di alcuni dei volumi prima citati, dei loro autori e del senso di una loro riproposizione e, insieme, per festeggiare il ritorno insieme sia dei suoi libri sia di quelli di Chiaromonte, sono andato a trovare Herling nella sua casa napoletana. Su una delle due sedie, vicine a una poltrona sulla quale è seduto, insieme ad altri libri, vedo poggiato il volume di Koestler. Partiamo da lui. "E un libro di grandissimo interesse. Io ho conosciuto Koestler a Londra; ho tradotto in polacco un suo romanzo, non uno dei migliori, Arrivo epartenza. Koestler era uno scrittore di grande fama. Addirittura i comunisti lo minacciarono di morte. Devo dire, però, che, pur ammirando Buio a mezzogiorno come romanzo, che ho riletto di recente trovandolo brillante, sono assolutamente in disaccordo con la sua tesi generale: cioè che i vecchi comunisti bolscevichi in Russia - il protagonista Rubashov rappresenta Bucharin -, si inventarono quelle storie fasulle e incredibili sui loro delitti perché convinti di fare così l'ultimo servizio al partito. Uno dei grandi amici di Koestler, e anche uno dei suoi mentori, Alex Waissberg, mio grandissimo amico, polemizzava sempre con lui su questa faccenda. Waissberg, uomo di straordinaria intelligenza e rigore logico, - 'quando discutevo con lui, ricorda Koestler, faceva di me una poltiglia dialettica' -era andato in Russia perché gli avevano offerto un posto importante come fisico; fu arrestato, passando nelle prigioni sovietiche tre anni e mezzo. Ha scritto un importante libro su questo suo periodo, purtroppo non ancora pubblicato in Italia, (in inglese si chiama La cospirazione del silenzio, in tedesco La caccia alle streghe, noi in polacco l'abbiamo chiamato La grande purga, pubblicandolo con una mia introduzione). E lui sosteneva che queste persone venivano indotte a quelle dichiarazioni da torture, minacce e così segu_itando.L'idea di Koestler era semplicemente un'idea romanzesca; lui in questa autobiografia cerca di GeorgeOrwell con il figlio. difenderla, ma non è molto convincente. Per una ragione analoga, ho polemizzato con il nostro premio Nobel, Milosz, quando uscì il suo libro La mente prigioniera: è brillante, gli dicevo, ma non è andata così. Il suo libro è piaciuto in Europa perché sembrava più plausibile. Poi Milosz ha ammesso che qualcosa non era vero". Torniamo ali' autobiografia di Koestler, il quale, al Congresso per la libertà della cultura, che si tenne a Berlino nel '50, sosteneva che fosse irrilevante la distinzione tra una destra e una sinistra: "Non so all'epoca, ma, col senno di poi, Koestler aveva forse ragione: non era importante distinguere tra destra e sinistra ma tra totalitario e antitotalitario. Silone, però, non era d'accordo: lui aveva una precisa visione della sinistra e della destra. Diversa, a tal proposito, è adesso la situazione nei paesi dell'Est e in particolare in Polonia, dove sono tornato di recente dopo vari decenni. Lì, la rinascita del glorioso partito socialista polacco non ha avuto nessun successo perché nella sua denominazione ci sono due cose che il popolo polacco aborrisce: partito e socialismo. Al contrario, come straniero, mi fa sorridere che l'ex partito comunista italiano abbia deciso di chiamarsi partito democratico della sinistra rimuovendo le parole socialismo o socialdemocrazia. È ridicolo. Cosa vuol dire quella denominazione, non vuol dire niente: è soltanto una fuga dalle parole socialismo e socialdemocrazia. Non voglio certo prendere le difese di uno come Cossutta, sarebbe ridicolo, ma questo del nome mi sembra solo una fuga dalla propria storia". Ma lei andò a quel congresso berlinese, dal quale, insieme ad altre nacque la rivista "Tempo presente"? "Io non sono stato al Congresso, ma poco dopo il mio arrivo in Italia, nel '55, ho ricevuto l'invito di collaborare proprio a 'Tempo presente'. Credo comunque che il Congresso e l'Associazione avessero allora una enorme utilità. Erano naturalmente molto criticati, vista l'atmosfera di quegli anni. Di certo le riviste nate da lì, come 'Tempo presente', erano buone. Era molto buona anche la rivista francese 'Preuves'; quella inglese 'Encounter', codiretta dal poeta Stephen Spender, era addirittura diventata lamigliore rivista mensile in inglese; in Germania c'era 'Der Monat' e 'Quadernos' in Spagna". Con Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte nacque una solida 19

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