massimalismo che l'ha caratterizzato nei primi anni Ottanta, ha presentato un programma pragmatico ma sempre di chiara identità labour, cioè socialdemocratico in senso tradizionale. Il manifesto programmatico ha presentato in forma molto concreta una serie di interventi sul welfare state, sui trasporti, per gli incentivi alla piccola industria, la ricerca, la formazione ecc.; il costo di ognuno di questi interventi era minuziosamente stimato e una grande parte del dibattito elettorale ruotava attorno al vero costo di tali interventi. Per finanziare questi progetti - piuttosto modesti e giudicati dalla grande maggioranza come utili - e per operare una piccola distribuzione dei redditi a favore dei più poveri, si è proposto di aumentare le tasse sulle fasce di reddito medio-alte. Secondo l'impegno del Partito laburista, nessun cittadino con un reddito inferiore alla soglia delle 22 mila sterline (circa 48 milioni di lire) lorde sarebbe però stato colpito dal fisco, anzi avrebbe tratto vantaggio dal cambiamento. Il partito aveva presentato, quindi, un programma - esposto e discusso davanti all'elettorato con apprezzabile onestà e precisione - centrato soprattutto sul consumo collettivo e su una modesta redistribuzione del reddito. Temi tipicamente socialdemocratici. Va sottolineata ancora una volta la moderazione e la mancanza di retorica di queste proposte. La maggior parte della popolazione ne avrebbe quasi sicuramente tratto beneficio. Eppure, a giudicare dalle dichiarazioni rese ai giornalisti da persone (anche con redditi modesti) che hanno comunque votato conservatore, è stato proprio questo elemento del programma laburista a "spaventare". Prendiamo il caso di Basildon, città media a una cinquantina di chilometri da Londra e invasa dai giornalisti perché presa come esempio proprio del tipo di seggio che i laburisti dovevano conquistare per vincere le elezioni. Nella sua forma attuale, Basildon è una città nuova, creata nel dopoguerra prevalentemente da emigrati provenienti dall'East End di Londra, fin dall'Ottocento famoso e famigerato luogo della povertà. Basildon mantiene un carattere marcatamente working class nella sua cultura; anche nella struttura professionale è una città pochissimo borghese, con netta prevalenza di operai qualificati e non, di lavoratori autonomi e di impiegati, pendolari forse alla City. Moltissimi fra le prime generazioni arrivate a Basildon si sono trasferiti nelle numerosissime case popolari costruite dall'amministrazione locale (immancabilmente laburista). Negli anni Ottanta, invece, moltissime famiglie si sono avvantaggiate della legislazione del governo centrale che costringeva i comuni ad offrire in vendita (a prezzi ben al di sotto del valore di mercato) le case popolari agli stessi inquilini. Negli anni Ottanta città come Basildon nel sud dell'Inghilterra erano generalmente prospere e anche se la disoccupazione era abbastanza diffusa, molti operai e impiegati che avevano un'occupazione nell'industria o nei servizi privati hanno beneficiato dalla crescita salariale (fra le più rapide dell'Occidente nonostante i progressi complessivamente mediocri dell'economia). In una famiglia media è presumibile ci fossero almeno due occupati (l'occupazione femminile, soprattutto part-time, è cresciuta notevolmente in questi anni, come sono cresciute anche alcune forme di bioccupazione) e il reddito familiare è aumentato rapidamente. Inoltre l'accesso al credito si è allargato ulteriormente negli anni Ottanta. In questi anni un comico inglese ha conquistato grande fama interpretando un personaggio chiamato "Loadsamoney" (Pienodisoldi) che si glori;iva della sua nuova ricchezza sventolando un enorme rotolo di banconote e cantando spudoratamente il vangelo del consumo ostentato; era visto come esempio del modello a cui mirava Essex Man (Essex è la contea dove sta Basildon e altre città simili dell'immigrazione da Londra). Negli ultimi due o tre anni, invece, Basildon, come molti altri centri soprattutto nell'Inghilterra meridionale, ha subito un aumento brusco della disoccupazione e non IL CONTESTO poche persone si sono trovate in difficoltà, magari incapaci di far fronte ai pagamenti dei mutui e degli altri debiti. Basildon è stato preso da tutte e due le parti come metafora centrale della politica inglese. Da una parte rappresenta un elettorato che una volta era "naturalmente" laburista, dall'altra un ceto con un evidente desiderio di mobilità sociale, individuale e familiare a cui il partito conservatore si è spesso rivolto con successo. I laburisti non hanno ottenuto quel 3% in più di voti di cui avevano bisogno e per un migliaio di voti Basildon è rimasto conservatore. Quello che colpisce leggendo le spiegazioni offerte dagli elettori di Basildon è il riferimento quasi ossessivo alle implicazioni immediate per il bilancio familiare. "È solo una questione di soldi" ha dichiarato uno, come per negare qualsiasi implicazione ideologica. Molti, anche con redditi bassi, hanno espresso diffidenza riguardo alle vere intenzioni fiscali dei laburisti. Tanti intervistati hanno nominato le loro preoccupazioni rispetto al mutuo sulla casa. La straordinaria frequenza di riferimenti del genere costringe l'osservatore a considerare questo tema come in qualche modo centrale. Perché una persona che ha un grosso mutuo sulla casa dovrebbe temere un governo laburista? Certamente i conservatori hanno sottolineato lo spauracchio di una fuga di capitali dai mercati finanziari all'avvento di un governo laburista, e il rischio che un governo laburista sarebbe costretto ad alzare i tassi di inter.esse per difendere la sterlina nello SME. Il mattino delle elezioni un giornale popolare, il "Mail", ha dedicato l'intera prima pagina a questa minaccia in caratteri cubitali. È possibile che timori di questo genere abbiano inciso a Basildon. Roy Payne, tassista, dice "Tanta gente qua si trova proprio con l'acqua alla gola", anche un aumento minimo dei tassi d'interesse potrebbe metterli nei guai (sul "Financial Times", 114-92). Non poche case recentemente acquistate infatti sono state rivendute con pesanti perdite per l'impossibilità di pagare il mutuo. Per alcuni, quindi, qualsiasi minimo rischio di aggravio del bilancio familiare (per via delle imposte o dei tassi di interesse sui debiti) è assolutamente da evitare. Ma in realtà non è in gioco solo questa logica dell' indebitamento. Quando si parla di mutui e del tasso d'interesse governativo in Inghilterra (e se ne parla spessissimo) non si tratta di un mero argomento di teoria economica. Le continue conversazioni e battute sui mutui, sul movimento nei prezzi delle case, sulle case stesse indicano evidentemente che si tratta di temi carichi di grandi valenze personali e familiari. È rilevante inquesto contesto ricordare che, diversamente dall'Italia e forse da altre parti dell'Europa, le case inglesi (almeno in queste fasce sociali) si comprano con i mutui pagati dai salari di persone spesso giovani (ventenni e trentenni), non sono beni tramandati ai figli dalla generazione precedente. Ciò aumenta la diffusione del mutuo e ne cambia il significato sociale. In modo particolarmente intenso in Inghilterra, la casa di proprietà sembra essere il fulcro attorno al quale ruotano pratiche (dal bricolage al giardinaggio, dal risparmio allo shopping) di molta importanza per la celebrazione di una riuscita vita familiare. Si tratta inoltre di un potente simbolo di una certa mobilità sociale: il tasso di proprietà (un poco meno del 70%) non è molto diverso da quello italiano, ma in Inghilterra si è partiti da livelli molto più bassi che in paesi caratterizzati da una larga diffusione della proprietà contadina. È solo all'interno di questo terreno simbolico che possiamo capire le paure rispetto al fisco, ai tassi sui mutui, ecc. Il voto di una città come Basildon sembra del tutto irrazionale se facciamo un freddo bilancio dei costi e benefici della politica fiscale ed economico-sociale proposta dai laburisti. Perché dunque molte persone anche con redditi al di sotto della fatidica soglia di 22 mila sterline 9
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