1 8 VISTA DALLA LUNA ~ ~ ::i Bianca Guidetti Serra (Torino 1919) è awocato. Già deputato, si è occupata assiduamente di processi politici, di ergastolo, di problemi dell'adozione. Tra i suoi lavori: Felicità nell'adozione (Ferro, 1968), Il paese dei Celestini (Einaudi, 1974), Compagne (Einaudi, 1977), Le schedature Fiat (Rosenberg e Sellier, 1984). Silvana Quadrino (Brusasco, Torino 1944), psicologa, si occupa di terapie familiari e teorie della comunicazione. Ha pubblicato negli ultimi anni i volumi: Guadagnarsi la salute (Editori Riuniti), // medico e il counseling (Pensiero scientifico), Capire capirsi (Editori Riuniti). che rischiano di essere trattati come suppellettili pregiate da contendersi fra i coniugi, o come presenze ingombranti e onerose che si accettano solo per garantirsi un adeguato risarcimento economico. Non pensa che, più ancora dello psicologo chiamato afare da perito, l'avvocato debba impegnarsi per evitare che la conflittualità arrivi a questi livelli? In primo luogo, dovrebbe sapere come farlo: e parlo di competenza specifica, di preparazione adeguata. Esiste anche una legge che prevede uno specifico albo professionale per gli avvocati che si occupano di minori. Non è mai stata attuata. In assenza dl questo, ci può essere maggiore o minore predisposizione personale, sensibilità, interesse per i problemi dell'infanzia. Forse non è un caso che gran parte degli avvocati che si occupano di questi problemi oggi sono donne. Ma essere sensibili, essere interessati ai problemi dell'infanzia, essere donne non garantisce competenza, non garantisce la capacità di muoversi in situazioni conflittuali evitando che accrescerle, o evitando almeno di provocare più danni del necessario. Specie se si tiene conto che un avvocato è portato inevitabilmente dal suo ruolo a schierarsi dalla parte del suo cliente, a valorizzare le sue ragioni. Entro certi limiti, è suo dovere farlo: fa parte dei suoi compiti. Entro certi limiti .. Ma quanto spesso i limiti vengono superati? Quanto spesso, per esempio, è l'avvocato ad accentuare la conflittualità, a esasperare le richieste, le ripicche, la ricerca dei torti subiti e dei diritti violati? Succede. Questo, anche da un punto di vista strettamente, professionale, è sicuramente un errore: è vero che dobbiamo sostenere il cliente, ma questo non significa assecondarlo anche in richieste che hanno a che fare più con il desiderio di vendicarsi del coniuge che con la giustizia. Specialmente quando in questo gioco è coinvolto un bambino, o in genere una persona in condizioni di minorità; di debolezza, di incapacità. Quindi un legale non solo può, ma dovrebbe opporsi a richieste del suo cliente che possano danneggiare, traumatizzare il bambino? Facciamo un esempio: la legge prevede l'esecutorietà, cioè l'intervento dei carabinieri, per esigere la consegna di un bambino nei giorni e nelle ore fissate. Questo provoca infiniti piccoli drammi che possono diventare tragedie; il bambino è raffreddato, non può uscire; il genitore a cui "spetta" di vederlo può correre dal suo avvocato e arrivare con i carabinieri a prelevare suo figlio. È qui che il legale dovrebbe imporre dei "no", se il cliente vuole questo tipo di interventi, dovrebbe sentirsi dire di no. Invece,spesso ... Invece spesso iniziative di questo tipo vengono incoraggiate; i dossier delle cause di separazione sono pieni di querele e controquerele. Ma a che serve? È quello che mi chiedo. Sicuramente, nei ricordi dei bambini che hanno vissuto la separazione ADOZIONE E AFFIDAMENTO dei genitori, sono proprio queste liti, questi piccoli drammi sugli orari, sui giorni di visita a pesare di più. Non è la separazione in sé a turbare i bambini; è il perdurare delle liti, che hanno quasi sempre a che fare con loro ma in modo incomprensibile, e in cui loro, i bambini, non possono fare niente. Tutti questi adulti esperti, professionali, giudicanti, da cui dipende il futuro di un bambino ... Parlo degli avvocati, dei periti, delle assistenti sociali, dei giudici. Mi accorgo di guardarli,con molta preoccupazione: è vero, bisogna prendere delle decisioni. Ma spesso si parla di "valutazioni". Ha senso? Che cosa valutiamo, per decidere come, con chi, per quanto tempo deve vivere un bambino? Forse dovremmo fare anche la domanda contraria: che altro modo avremmo per prendere decisioni, se non quello di tentare.delle valutazioni? lo ricordo con altrettanta preoccupazione gli anni in cui il giudice decideva da solo, senza ricorrere a periti; e il giudice poteva anche essere appena arrivato dalla sezione fallimentare, o comunque da un settore lontanissimo dai problemi della famiglia. È vero che ci sono "valutazioni" che lasciano perplessi. Le inchieste di tipo sociale - le famose visi te domiciliari - possono offrire elementi utili per la valutazione, ma possono trasformarsi anche in strumenti di discriminazione: bisognerebbe utilizzarle con grande cautela. D'accordo, è utile sapere se il bambino ha spazio a sufficienza per giocare, per fare i compiti, se va a scuola pulito, se qualcuno gli prepara la merenda; ma sono fattori che vanno valutati nel complesso della situazione di vita, non in assoluto. Un genitore che ha scarsi strumenti, o scarse possibilità, per garantire una perfetta "manutenzione" del bambino non è necessariamente un genitore scadente. Così torniamo ancora una volta al discorso delle regole: ci devono essere, per permettere al magistrato di prendere decisioni. Le indagini, le valutazioni, servono a temperare le regole; non ad aggiungere regole in più. Il limite di qualsiasi valutazione, quando si ha a che fare con persone e non con entità astratte, è quello di essere definitiva: si decide una volta per tutte; non c'è appello, non c'è verifica, non c'è valutazione a distanza. E se la valutazione è sbagliata? E se le persone - come è naturale che succeda - cambiano? Non sarebbe meglio prevedere delle valutazioni successive, dei controlli nel tempo? Forse ... Ma ci sono due ostacoli: primo, è la natura stessa della causa di separazione: se non si fa una scelta definiti va, se non si decide insomma, la causa resta aperta, con conseguenze immaginabili dal punto di vista giuridico e personale. A meno che, naturalmente, le due parti non accettino una periodica valutazione della situazione ..ma se poi uno dei due, o entrambi, si rifiutano di effettuarla, che strumenti avremmo per obbligarli? E qui entriamo nel secondo problema, il più grave: l'ingerenza del pubblico nel privato. Fino a che
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