Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

EDUCATORI E DISEDUCATORI ne non violenta" dei casi sociali o dei casi psichiatrici, assumendosi responsabilità dirette in questo tentativo. Provando a tradurlo in progetti, in modalità operative, in strategie terapeutiche. Occupandosi di risorse e interventi, di bilanci e di équipe. Hanno sbagliato, hanno continuato a cercare. Il libro di Marco Lombardo Radice Unodel '68 Filippo La Porta "Testimoniare la possibilità di vivere in modo pieno e significativo senza aver risolto tutti i problemi né superato tutte le angosce". Credo che questa frase, a proposito dei compi ti educati vi dell'adulto verso l'adolescente, riassuma il senso "filosofico" più profondo della raccolta di scritti di Marco Lombardo Radice pubblicati da "Linea d'ombra" (Una concretissima utopia). Daquesta frase traspare una visione dell'uomo e dell'esistenza disincantata e non nichilista, laicamente realistica e non riduttiva, fiduciosa ma anche tragica. Insomma, non dobbiamo farci troppe illusioni sullapossibilitàdiacquisire, magari con la vecchiaia, una serenità imperturbabile, né dobbiamo intendere per "maturità" un equilibrio definitivo, al riparo da tutto, ma solo una diversa comprensione della nostra stessa condizione di sempre (che è di insicurezza ontologica, di insufficienza e precarietà). Direi che qui non viene soltanto riconosciuto un limite, ma in qualche modo si intende valorizzare questo limite: spesso infatti i problemi e le angosce, spogliati dei loro aspetti prettamente nevrotici, sfuggono a qualsiasi categoria psicologica e permettono un rapporto con una dimensione altra (per es. l'angoscia di un giovane paziente per gli spazi aperti si rivolge anche a quegli spazi aperti verso cui si spinge il pensiero: tempo infinito, infinità della morte). Su questi scritti, di vario carattere, e di varia datazione, dicono quasi tutto, e benissimo, l'introduzione e le brevi note a inizio dei capitoli in cui si è organizzato il materia.leedito e inedito dcli' autore (Padri e figli, Lode dell'amore, Fra ragione e passione, Il mondo salvato dei ragazzini: attenzione alla cultura giovanile, critica ai modelli sessuali, riflessione sul!' esperienza clinica-direzione di un reparto di degenza dell'Istituto neuropsichiatrico di Roma). Vorrei allora indicare subito in cosa consiste per me, che appartengo allo stesso strato generazionale e culturale dell'autore, il valore di questo libretto, e anche i rischi impliciti in alcuni ragionamenti in esso contenuti. Innanzitutto queste pagine obbligano a testimonia questo percorso. Nei campi di segale egli ha provato davvero a inoltrarsi e a scegliersi un posto buono per sé - dall'alto dei dirupi si gode infatti una gran vista - e utile anche agli altri, cioè a tutti: sull'orlo dei dirupi, chi agisca con sapienza e resistendo alle vertigini, può appunto evitare a molti una brutta avventura. uno stringente confronto con se stessi, con le proprie motivazioni personali e con il proprio lavoro (qualunque esso sia). Il percorso di Lombardo Radice, direi nella sua visibile e ostinata "continuità", appare se non atipico assai personale: tutta la sua attività pratica e teorica è caratterizzata da un interesse per gli ultimi o più deboli (interesse che ha, secondo l'autore, "radici lontane"), da una passione di "salvare" gli altri (la bellissima metafora del raccoglitore di segale tratta dal Giovane Holden), di aiutarli con ogni mezzo, anche contro se stessi o una prute di sé (se un paziente scongiura di non essere ricoverato non è detto che il suo messaggio più "vero" non sia esattamente l'opposto). Per riprendere una celebre distinzione di Isaiah Berlin tra "ricci" e "volpi" (da lui applicata ai grandi scrittori), si potrebbe dire che la ricerca, e l'esistenza, di Lombardo Radice è quella di un "riccio", unificata cioè da un'idea o principio unico, unitario, potente (riconoscere la difficoltà della comunicazione, soprattutto con i giovani, e insieme riaffermarne la concreta possibilità). In questo senso il suoè un itinerario abbastanza LATERRA 15 insolito, in un mondo popolato perlopiù da "volpi" (molteplicità e dispersione, mancanza di idee e passioni unificanti, perdita di centralità del lavoro nell'esistenza, ecc.). È certamente vero, come osserva Manconi nell'introduzione, che la nostra generazione, dopo aver provato tutto (o creduto di aver provato tutto) si caratterizza oggi per una sua "vibrante immobilità" (in altre parole: "videoregistratori e sdegni"). Ma attenzione! La generazione del '68, per quanto intraprendente e rumorosa, non esaurisce l'uni verso sociale. Le "belle case e belle conversazioni" o la "contemplazione della sconfitta politica", qui richiamate, coinvolgono infine solo una parte, più o meno sottile, all'interno di una minoranza. Uno dei meriti di questo libro è mostrare la quantità e varietà di mondi che si affollano, nelle loro sofferenze e nelle loro richieste, intorno alla piccola borghesia intellettuale, scettica e satolla, o ironica e autocommiserante. Certo, l'osservatorio sociale da cui Lombardo Radice guarda la realtà (interrogandola, modificandola) risulta per molti aspetti privilegiato. E se figura centrale di queste pagine è la contraddizione (sempre nominata, enunciata in modo impietoso), e dunque la possibilità del fallimento e della sconfitta, d'altra parte il modello di esistenza involontariamente suggerito è "eroico" (impegno totale e sacrificio di sé, generosità incondizionata, quasi rinuncia a una vita privata, forte senso di una vocazione); un modello che può far sentire altre attività professionali come superflue o aride. Un rischio invece presente nell'elaborazione di Lombardo Radice (soprattutto riferita agli anni Settanta) è un cattivo uso dell'utopia: volendo cioè fare la "lode del- !' amore" si propone un modello normativo, seppure in una veste estremamente problematica, che poi corrisponde a quello di persone colte, illuminate e beneducate. Per es. quando si auspica il recupero (in quegli < i = .. s;: .. e z ..

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==