Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

HANDICAP della loro proposta dall'handicappato all'emarginato, divennero importanti per una serie di associazioni giovanili e per tantissimi "cani sciolti" generosi e allergici agli inquadramenti. Capodarco, uno dei vertici di quel "'68 minore" del quale nessuno ha ancora parlato in maniera men che dilettantesca. Personalmente non ho dubbi: nel giudizio degli storici che verranno, il "'68 minore" sopravvanzerà nettamente quello cosiddetto "maggiore", una volta decantata la commistione fra volontà, velleità, ideale e folklore che l'ha mortalmente segnato fin dalla nascita. La polpa del '68 va cercata in provincia e in zone periferiche e disomogenee rispetto a quelle nel1'ambito delle quali la contestazione celebrò i suoi cachinni ed esplose i suoi giochi d'artificio; una di queste zone culturali è sicuramente quella del cattolicesimo minoritario nella quale mi sono trovato a vivere anch'io. Il cattolicesimo della "Chiesa dei Poveri", che non solo presumeva di farsi carico in priorità assoluta del problema dei "dannati della terra", ma pretendeva addirittura di assumerne, fino a farselo proprio, il loro punto di vista sui problemi generali del mondo e della vita. Avevo trent'anni quando conobbi Capodarco, ero prete da otto. Fu una folgorazione. Avevo studiato al seminario del Laterano, in una temperie morale di eccellente qualità, ma con schemi menLATERRA 9 tali tutti di stampo idealistico. Che la vita fosse una proiezione della coscienza era per me il primo dei dogmi. La scoperta della cultura materialista, a partire dall'acquisizione della fondamentale differenza fra "materialista" e "materialone", fino a giungere all'ampia valorizzazione del concetto di struttura, in osmosi con quello di persona, era stato il frutto del mio impegno al fianco di giovani liceali e universitari. Capodarco fu la cartina di tornasole di questa mia nuova situazione interiore. Cento invalidi tutti insieme non li avevo mai visti, né sentiti parlare, tutti insieme. Ma non parlavano di invalidità, né di pensione, né di assegno di accompagnamento, né di abolizione di barriere architettoniche. Parlavano di società nuova. Contro la società e la cultura del profitto. Caricavano a testa bassa, come tori Miura. Discorsi abissalmente lontani da quelli che ("per professione"!) mi sarei aspettato. Religiosi quasi tutti, tutti anticlericali. Dicevano: "Il mondo o si rigenererà sulle frontiere estreme del bisogno umano, o non si rigenererà affatto". I migliori tra noi lo dicono ancora. Non tutti, Pippo miete anche tra noi quotidianamente le sue vittime. "Se l'emarginato ti chiede di andare a vivere con lui, i casi sono due: o trovi il modo di andarci o taci". Il resto è in più, e viene dal Maligno. Elaborazioni teoriche, aperture sull'insondabile della filosofia, misticismi assortiti, tutto va messo in fila. Dopo. In principio c'è la condivisione del cesso. Il che ha una sua indubbia rozzezza. Ma non ce l'ha raccomandato nessuno, di vivere di raffinatezze. Viverci, con l'emarginato. E progettare con lui, e con lui aprirsi a nuove accoglienze. Il museo degli orrori ha potenzialità sufficienti per diventare un inno alla vita. Quando parlo di queste cose, scivolo nel tono epico. Mi capita da vent'anni. Non credo di riuscire a evitarlo nel futuro. Né lo voglio.L'esperienza dell'emarginato che si fa protagonista, del samaritano che viene soccorso da colui sul quale un giorno s'era chinato, è un'esperienza forte. Da giovane sentii Papa Giovanni dire: "La sostanza di quello che m'hanno insegnato era tutta vera". Mi sembra di doverlo ripetere, in altra chiave, a proposito dei miei primi vent'anni dentro Capodarco: la sostanza di quell'intuizione era buona. L'intuizione del primato del bisogno. Da ragazzi, negli ambulacri del Sacro Efebeo, eravamo obbligati a darci reciprocamente del lei e a usare un linguaggio di somma disinfezione; ma talvolta filtravano scampoli di linguaggio "mondano". Fu in una di queste rarissime occasioni che uno di noi disse in un soffio: "Il punto di vista più oscuro della storia è il buco del culo di Ludovico ilMoro a mezzanotte". Chi riferiva questa icastica espressione è oggi Nunzio apostolico di Sua Santità in un paese del terzo mondo, o forse Vicario generale di una diocesi italiana, o Decano di una facoltà teologica pontificia. Diceva il vero, indipendentemente dalla fine che ha fatto. Ricominciare dal buco del culo di quelli che se la fanno addosso. Per evitare che il prossimo, generico "Ricominciare dagli ultimi" svapori nelle nebbie dello spiritualismo. s ; = .. ~ .. e =

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