Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

4 VISTA DALLA LUNA ~ ~ < ...J Un centro audiovisivo sull'handicap. La Ledha ha costituito una cineteca che raccoglie i migliori film prodotti nel mondo sul problema dell'handicap e li distribuisce in Italia. Si tratta perlopiù di lungometraggi a soggetto, quasi tutti inediti in Italia, spesso opera di registi di grande prestigio (Herzog, Solanas, Frears, Dwoksin, ecc.) o di giovani molto promettenti. Il problema clinico non è disgiunto in queste opere da tutti gli altri: il rapporto dell'handicappato con la famiglia e la società, la diversità e e la solidarietà, l'emarginazione e l'integrazione, i pregi e i difetti degli handicappati. Il Centro Audiovisivi della Ledha opera come struttura di servizio a livello nazionale per enti locali, istituzioni, associazioni, operatori sociali e scolastici. La Ledha promuove inoltre periodicamente la rassegna "Lo sguardo degli altri", a Milano, e ha promosso con il Comune di Milano e la Bracco Spa il concorso per la migliore sceneggiatura cinematografica sul tema dell'handicap. Nel '91 ha partecipato alla produzione del video Piero e gli altri di D. Del Boca e P. Motta. che prendono una marea di quattrini e sono soprattutto concentrati nelle regioni del sud, ed è e ovvio perché c'è più disoccupazione ma i sindacati accettano che un disoccupato si chiami invalido civile o prenda dei quattrini a titolo di una invalidità inesistente. Questo è un danno culturale enorme, perché poi abitua (ecco il danno culturale) le persone a essere assistite: doveri non ne hanno più, hanno soltanto diritti ... Ed è frequentissima tra gli handicappati la rivendicazioni di diritti anche assurdi. Alcune categorie più forti hanno dei veri e propri privilegi, per esempio i non-vedenti, che ritengono di dover avere sempre più degli altri, e ci riescono. L'area degli invalidi civili controlla centinaia di migliaia di tessere e privilegi che sono meramente economici. Negli anni Settanta si diceva: contiamo sui diritti e sui servizi e non sui soldi e sull'assistenzialismo. E' ancora vero, ma, attenzione, su questo si sono commessi errori enormi perché la gente ha smesso in un certo senso di impegnarsi, non ha più sentito il dovere dell'impegno e della risposta, e preferisce mettersi sulla soglia ad aspettare la previdenza , economica e dei servizi. Nel campo del volontariato è possibile trovare tutto e il contrario di tutto ... L. - Il volontariato, inteso non come categoria ma come atteggiamento mentale e morale, è spesso l'unica salvezza per gli handicappati, ma non solo. Non c'è un mansionario per occuparsi degli handicappati, e oggi si può spendere a Milano per alcuni handicappati diciamo privilegiati, che hanno tutte le previdenze di questo mondo, si può spendere dai 100 ai 120 milioni all'anno di soldi pubblici e per alcuni che sono magari anche più gravi c'è al più una pensioncina che arriva agli otto milioni perché tutto resta a carico della famiglia. Allora lo Stato perde, noi tutti perdiamo tantissimo in termini di quattrini che finiscono per questi servizi costosissimi, mentre servizi altrettanto buoni se non migliori si ottengono con cifre irrisorie solo perché c'è la forza di volontà. C'è poi il particolare tipo di volontario che è l'obiettore; gli obiettori sono dei volontari un po' "obbligati" anche se spesso la motivazione funziona e anche se attraverso queste esperienze nascono degli incontri, delle vocazioni, un discorso che prosegue nel tempo. Perlopiù, però, finita l'esperienza che hanno fatto anche al meglio, passano ad altro, e probabilmente è anche giusto che sia così. M. - Bisogna tener conto anche di una cosa banalissima. Io non so come fanno quei bravissimi sacerdoti oquei pochi laici che si occupano per anni di questo problema. L'handicappato è faticoso, non è particolarmente simpatico, e in generale non è gratificante pulire il sedere alla gente ... Se lo fai per migliorare la qualità della vita lo fai molto più volentieri che si si tratta di"Unaroutinesenza finalità tue, interne: e allora alla lunga non ce la fai più e ci vorrebbe quantomeno una rotazione. Dire: per tutta la vita io mi occuperò degli handicappati, sarebbe un errore colossale. Si ha bisogno tutti di ricambio, di cambiare. Uun' altro dei miti che circola in questa HANDICAP società è per esempio che gli handicappati sono buoni. Gli handicappati in generale sono un po' più antipatici delle persone normali! Possono essere anche piagnucolosi, frustrati e non è facile conviverci! Ma tornando a ragionare in termini di politica, secondo me è importante riflettere ancora sui costi. Come dicevo prima, oggi va il giochino di dire: chiudiamo le Istituzioni, le istituzioni costano un sacco di soldi, un ricovero costano sulle 2/ 300.000 lire al giorno, un po' come un ricovero di tipo ospedaliero. Qual è la forma migliore, secondo gli esperti? È quella di fare dei piccoli nuclei, delle comunità-alloggio. Questa tendenza sulla carta è giustissima, può costare certamente meno di quello che costa un ricovero, però in molti casi succede che l'handicappato grave viene allora rispedito in famiglia e allora la famiglia è nei guai, senza più le Istituzioni: cioè chi se ne occupa, del tuo handicappato grave, che tu puoi andare a trovarlo il sabato e la domenica ma hai il resto della settimana per lavorare. E d'altra parte di questi mitici servizi alternativi se ne parla tanto ma poi non ci sono, o ce ne sono pochissimi, perché una comunità-alloggio è un'impresa difficilissima. E non esiste una professionalità di conduttore di comunità-alloggio, che se ci fosse sarebbe comunque solo amministrativa. Quest.i è una contraddizione pesante. Perché se un centro residenziale, o una comunità-alloggio non sono guidati da una persona fortemente motivata e che per ragioni sue ha deciso di fare questo lavoro, proprio non funzioneranno. All'idea cheil servizio pubblico possa risolvere il problema dell'handicap in Italia, io dico decisamente di no, che proprio non ci credo. Oggi si parla molto di legge sul volontariato, dietro la quale si può anche vedere, con tutti gli aspetti positivi, anche un modo di controllare, irreggimentare il volontariato... anche con contropartite economiche. Voi che ne pensate? M. - Certo, o cambia un atteggiamento collettivo che porta l'intero corpo sociale ad assumere alcuni impegni, oppure c'è il rischio che la stessa incapacità che ha l'istituzione di occuparsi di in modo decente dell'handicap poi, nel tempo, si riproduca sul volontariato, che diventa un'istituzione di secondo livello, ma pur sempre un'istituzione. Il volontariato è oggi una realtà variegata, certo troppo spontaneistica. Ma la forza della motivazione, lo abbiamo visto, è fondamentale per condividere la giornata e la notte delle persone che hanno bisogno, altrimenti il volontariato diventa un'istituzione di secondo livello che fa molto comodo alle istituzioni perché riduce i loro costi e le loro fatiche, ma diventa subito dello stesso tipo, molto formalizzata. L. - Il volontariato è un'.assistenza significativa personale, se è limitata nel tempo e nella disponibilità. Una persona decide per un anno, due anni di occuparsi due ore o tre ore al giorno di qualcuno che ha bisogno, equesto ha un senso, è un' esperienza umana e personale ricca, importante anche per l'handicappato. Istituzionalizzando questa presenza, si arriva velocemente ai ricatti politici. Lo Stato

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