Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

IL CONTISTO impoveriti e che in parte diventano sempre piu poveri, appartenenti a quella che era la sfera dell'economia pianificata, si farà piu netta per diventare infine un nuovo "muro"; se un 'isola di ricchezza, che a lungo andare tale non potrà piu essere per molti, si isolerà contro una marea di povertà che dal sud e dall'est si riverserà su di essa; oppure se tale "linea d'ombra" a poco a poco potrà sfumare per acquistare invece un significato sempre piu simbolico e diventare un confine facilmente valicabile a livello intellettuale, economico, politico. Ci sono dei segni ammonitori per quest'Europa di cui siamo qui per parlare, stando ai quali attraverso processi economici di portata e di violenza inaudita nei prossimi decenni essa potrebbe venir trascinata verso il "cuore ddi tenebra", descritto in maniera impareggiabile da Joseph Conrad nel caso dell'Africa - un'Africa che l'uomo bianco ha distrutto nelle sue strutture basilari per fondare la propria ricchezza in buona parte sullo sfruttamento. Il problema che adesso si pone è che i Paesi e le regioni che sarebbero ancora in grado di garantire una produzione, vale a dire di garantire i pagamenti, vanno riducendosi con velocità inaudita e inesorabilmente, e attraverso il principio di redditività vengono per cosi dire trasformati in regioni che non hanno più capacità di acquisto. C'è da chiedersi se questa legge fondamentale dell'economia di mercato nei prossimi decenni non avrà ripercussioni negative anche per noi, Paesi ricchi. Questi sono, io credo, alcuni aspetti di base che toccano da vicino la problematica connessa all'Europa. Credo altresi che la problematica di fondo, che qui ho cercato di schematizzare, si rispecchi attualmente in Germania nel processo di riunificazione delle due Germanie. Prima ancora del crollo della Ddr, dovuto a fattori economici, politici e morali, la popolazione aveva optato di fatto contro di essa inducendo tale crollo. L'ultima illusione fu quella della possibilità di dar vita a una compagine autonoma; il fabbisogno di marchi e l'esigenza, che in esso trovava la sua espressione, di una vita migliore per la maggior parte della popolazione ebbero il sopravvento ... e questo è perfettamente comprensibile. Nello stesso momento in cui il marco occidentale venne dato a quello che è stato il mio Paese, vennero a mancare quei mercati che l'industria del Paese aveva sino allora rifornito, cioè i mercati dell'est europeo, che non erano in grado di pagare in marchi. Al tempo stesso crollò ovviamente anche l'industria, ora costretta a lavorare secondo il principio di redditività. Il risultato di tutto ciò fu una disoccupazi0ne di massa che continua ad aumentare, unita alla scomparsa di quelle istituzioni sociali alle quali la popolazione della Ddr era abituata. A queste si sono sostituite reti sociali di altro tipo con le quali, tuttavia, bisogna ancora prendere confidenza. In pratic\ sono state fuse due società dalla struttura profondamente diversa, due popolazioni dalla mentalità completamente diversa. A ciò si aggiunga che la parte maggiore di queste due popolazioni, cioè i tedeschi occidentali, si sente dalla parte dei vincitori, mentre molti della parte piu piccola si sentono perdenti. Sono quindi in atto imponenti processi psicologici di massa. Gli abitanti di quella che era la Ddr devono rinunciare a tutte le proprie abitudini e adattarsi, peraltro molto rapidamente, a un modo di vivere del tutto nuovo in cui essi in fondo non si riconoscono. Devono farlo, per poter sopravvivere. Devono dimenticare quel che hanno imparato e devono rapidamente imparare cose nuove. È una situazione che ovviamente comporta tutta una serie di conflitti ai quali non posso che accennare brevemente, ma tutti questi conflitti e la rapidità di questo processo hanno fatto si che oggi si legga e si senta nuovamente parlare di un "nuovo muro nelle menti". Un "muro" che senza dubbio viene reso più alto e solido dalle accuse che dall'ovest vengono rivolte all'est, spesso prima o addirittura in assenza delle prove contro coloro che vengono accusati; un "muro" che non diventerà piu piccolo per il fatto che negli ultimi mesi e 6 nelle ultime settimane. piu o meno dall'inizio di quest'anno, la discussione sia completamente dominata dalla pubblicazione dei dossier della Stasi. Sta inoltre accadendo qualcosa di singolare: il "superamento del passato", che nella Rft non ci fu affatto dopo il 1945,questa volta deve venir realizzato in maniera esemplare e radicale da parte della popolazione della Ddr: si chiede una resa dei conti radicale con il passato so- K. Brandys e C.. Valf in una foto di G. Giovannetti. cialista della Ddr, che non si è affatto avuta nel caso del nazionalsocialismo nella Repubblica federale. Potrei fornire vari esempi al proposito. Potete quindi immaginare come questa situazione abbia prodotto una miscela di conflitti, attualmente assai confusa, che si sovrappongono ai piu diversi livelli. D'altro canto, si stanno anche levando le prime voci di politici e d'altri, che cercano di riportare un po' di chiarezza, di buon senso e linearità in questa miscela: proprio recentemente il socialdemocratico Egon Bahr in un discorso tenuto a Dresda ha per esempio dichiarato: "Continuando di questo passo non riusciremo a realizzare l'unità della Germania", e ha auspicato un "patto di unità" da parte di tutte le forze politiche. Se voci come questa riuscissero ad imporsi e se soprattutto quel che auspicano venisse messo in atto, alcune delle cose che ho detto - per quanto in un'ottica personale - potrebbero venir corrette. Kazimierz Brandys. Christa Wolf ha parlato del paese in cui vive.lo da dieci anni non abito più nel mio, in Polonia, e questo è accaduto perché il colpo di stato del Generale Jaruzelski, se si può chiamare colpo di stato una retata della polizia, mi ha sorpreso a New York, dove ero stato invitato come scrittore. Otto giorni prima del 13 dicembre 1981 arrivai a New York e alla notizia del golpe dovevo decidere se tornare in patria o rimanere ali' estero: decisi per la seconda ipotesi perché pensavo che il golpe fosse un violento attacco contro la democrazia polacca. Da quel giorno ho vissuto all'estero ininterrottamente, prima a New York dove ho insegnato per un certo periodo alla Columbia University, poi a Parigi dove abito da molti anni. Vado in Polonia di tanto in tanto, l'ultima volta ci sono stato più di un anno fa, ci ritornerò tra breve, e di solito mi fermo qualche settimana o qualche mese. Ho dunque l'opportunità di osservare quanto accade, e pur vivendo a Parigi ricevo la stampa del mio paese, ascolto le stazioni radio polacche all'estero, ricevo molte visite di polacchi che vengono a Parigi, e si sa che i polacchi amano molto raccontare ... Ora mi domando che paese sia oggi la Polonia, dopo tutti gli anni che sono passati dal 1945, e ancor prima, dal '39, e dopo questi pochi anni di riacquistata indipendenza. La Polonia ha vissuto sotto varie dittature fin dal 1926. Da allora non ha più vissuto in democrazia, subendo una sorta di senti-dittatura, se la si confronta con quella hitleriana o mussoliniana, sotto il maresciallo Pilsudski, l'ultimo vincitore delle guerre russo-polacche che nel 1920 guidò l'armata polacca nella guerra contro l'armata russa nella battaglia chiamata del "miracolo sulla Vistola". Dal 1939, la Polonia subì

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