posto di lui vi fosse stato un topo morto da due giorni, e qualcuno le avesse proibito di spazzare, non ne avrebbe provato una più acuta sofferenza. La stessa di quando era entrata in quella casa: aveva sentito per il suocero una repulsione violenta, dovuta in parte alla semplicità di lui, ai suoi modi rozzi e ingenui, ma soprattutto a quella disposizione alla gioia, che in un vecchio le sembrava addirittura indecente. Essa detestava le persone poco serie. La sua vita non era stata felice: aveva sperato molto dalla propria bellezza, ed eccola, per un entusiasmo mal collocato, e, dopo, per una sorta di paurosa rassegnazione, moglie di un impiegatuccio postale, chiusa nella tela di ragno della miseria, accanto a un marito pavido, a dei cognati già vecchi. L'unica persona giovane, in quella casa, era stato il suocero, e per questo anche, sembrandole una cosa del tutto ingiusta, essa lo aveva odiato. Se fosse stato capace d'invecchiare, di parlare con una voce sconfortata, se avesse assunto dei modi umili, se, vedendo i nipoti, si fosse qualche volta rischiarato in fronte, come si dice sia dei nonni! Ma no! Lo Zappulla aveva continuato a vivere una vita a sé, perfettamente ignaro dei guai, felice di certi nonnulla, come un ragazzo. Alla fine, aveva toccato il colmo. Dopo la morte della moglie, in cui tutti avevano sperato segretamente perché si abbattesse, dopo un certo periodo di tristezza, eccolo più fatuo e felice di prima. Si era messo a parlare con una cameriera del quartiere, una donna senza marito, dai modi dolci, che lavorava tutto il giorno nelle case per mantenere un figlio, e veniva a lavare i panni anche in casa della Francesa. Una parola, un'altra: si era messo in animo di sposarla. Fu quello il punto preciso della sua rovina: non perché la donna non lo ricambiasse, ma perché la gioia fu tanta, e il suo aspetto ne guadagnò a tal punto (ora sembrava tornato a trent' anni), che Olga non esitò più un attimo a intervenire. Mentre lui fantasticava di un'altra casa, di una vita più consolata, lontano da quel freddo astio dei figli, che nella sua semplicità non capiva da che cosa avesse origine, la Francesa aveva convinto il marito e i cognati ad adoperarsi in questura: la donna era stata fatta allontanare dalla città, e, indotta da loro, aveva scritto una triste lettera allo Zappulla, invitandolo a rassegnarsi. Cadeva l' autunno, in quei giorni, pioveva sempre. Lui guardava tutte le cose nuove che aveva comprato, scotendo il capo. Aveva passato un inverno terribile, sempre fuori casa, camminando giornate intere per la campagna, fermandosi a mangiare del formaggio nelle osterie, e piangendo continuamente, senza ritegno, così che fu chiaro che la sua mente si era offuscata. La sera, tornando, si addormentava con la testa sul tavolo, e si buttava tutto vestito, perfino con le scarpe, sul letto. In capo a un· anno, era completamente irriconoscibile, finito. Era sopravvenuto uno scompenso cardiaco, il sangue non circolava, aumentavano le piaghe; la vista era ridotta a un filo, e così la memoria. Non era capace di fare più di tre passi senza che gli venisse l'affanno. A volte chiedeva carta e penna, si metteva con grande agitazione a scrivere delle lettere a questa o a quella personalità, perché lo aiutassero, ma, disegnata la parola: "Eccellenza", non era più capace di andare avanti. - Che volete, mi fa pena, - usava dire di lui, turbata, Olga Zappulla ai vicini. - Dovrei ricordarmi del suo egoismo, ma non posso. Un uomo come lui, che poteva vivere cento anni, ed STORIE/ORTESE essere la consolazione, il sostegno dei nipoti ... Invece di sentirsi orgoglioso di quelle creature, di dire: "Fammi vivere per loro!" ... Ah, Signore lddio, come sono stata sfortunata! Adesso, stirando i I suo abito rosso, Olga ripensava a quelle parole, e capiva quanto fossero inadeguate. Era il suo sentimento di cristiana che gliele ispirava. In realtà, quelle sventure del vecchio, quell'abiezione, essa le aveva profondamente desiderate, erano l'unica cosa capace di consolarla. Pensava alla propria bellezza e ambizione soffocate in quel vicolo da quindici anni, alla sua gioventù che stava per tramontare, e le sembrava il minimo aver potuto spegnere, prima che questo accadesse, anche lo sguardo incantato dello Zappulla, che sentiva oscuramente responsabile della sua pena. Intanto, l'inquietudine del malato cresceva. Da qualche momento, i suoi occhi sbarrati, con uno sguardo estremamente dolce, guadavano fisso lassù. Egli aveva individuato la fonte di quella gioia. Si ricordava vagamente di casa Pezza, di quelle giovani sottili, non belle, dai volti stupidi e buoni. Come spesso gli accadeva, proprio per effetto del suo male, egli si dimenticava di essere ammalato e vicino a morire. A un tratto si staccò dalla finestra, e Olga, che con la coda dell'occhio non lo lasciava, vide che si avvicinava al muro e, affannando, ne toglieva da un chiodo la sua giacca gialla. - Vi dispiacerebbe cucirmi meglio questo bottone? - chiese con la sua voce debole e due occhi stupiti e imploranti, rivolti alla nuora. - Vorrei farlo io, ma ho un tremito nelle mani, vedete. Guardava ora verso la finestra, ora alla porta. Essa fu tentata di rifiutare subito, ma poi, meravigliandosi di se stessa, obbedì. Le pareva che fare bene a un moribondo non era lo stesso che usare una cortesia al suocero. Prese ago e filo e si mise a cucire il bottone. Entrava il vento, dalla porta aperta, un soffio misteriosamente caldo, snervante, come fosse già estate. Sul pianerottolo, 61
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==