Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

Foto di Serge Atta! (Rea/Agenzia Contrasto). Se non fosse così terribilmente intempestivo e fuori moda, verrebbe voglia di riproporre un antico quesito: Che fare? Che fare per salvare la popolazione urbana dell'America negra? La soluzione del problema dell'America di colore è molto semplice. Noi gente di colore non abbiamo accesso al grande capitale e alle banche. Non abbiamo una base economica e quindi rimaniamo sull'ultimo gradino della scala. Inoltre, ovviamente, siamo sfavoriti dal problema razziale; che però, a mio avviso, è secondario rispetto a quello economico. Vi si sovrappone soltanto. Ho osservato che il colore della gente che ha uno status economico interessante, che dispone di solide relazioni bancarie, è sovente trascurato, o addirittura ignorato. La posizione economica, in America, è più importante della razza. La nostra condizione di negri sarebbe del tutto diversa se fossimo in grado di controllare la proprietà e i mezzi di distribuzione della nostra produzione culturale. Un giovane nero su quattro, tra i 20 e i 29 anni, è in carcere o in libertà vigilata. I ragazzi di colore che hanno trovato spazio nell'istruzione superiore sono circa 500.000. 700 mila, invece, un posto assicurato ce l'hanno: in galera. Si è tentati di credere che i negri non abbiano diritto di cittadinanza nel grande "sogno americano". L'unica frontiera che conoscono è quella del ghetto: i loro orizzonti sono il crimine, la droga, la povertà. Vale ancora la pena di "integrarsi" in una società di questo tipo? Noi negri vogliamo partecipare allo sviluppo di questa società in qualità di africani. Ma se per "integrazione" si intende "assimilazione", e accettazione dei valori culturali dominanti, beh allora che nessuno conti su di noi negri. I negri non hanno INCONTRI/WILSON intenzione di rinnegare la loro identità per partecipare allo sviluppo dell'America bianca. Anche se non vogliamo più essere poveri e sentirci esclusi, vogliamo offrire il nostro contributo in qualità di africani. L'idea di integrarci in questo tipo di società è sbagliata. Il melting pot non hafunzionato; il mosaico è incompiuto; non è troppo tardi, ora, per incollare i cocci? Il melting pot non ha funzionato semplicemente perché noi non ci siamo sciolti nel "pentolone", la sola gente che si è amalgamata in quelcrogiolo di razze che è l'America proveniva da gruppi etnici europei: italiani, irlandesi, tedeschi, polacchi. Condividono una sensibilità culturale comune, in qualità di europei e di bianchi. Ma se nel calderone dei bianchi si inserisce un africano, che ha una visione culturale del mondo molto diversa, non si può sperare che si "amalgami". Noi siamo una minoranza visibile, con una visione delle cose del mondo radicale e non "recuperabile". Conoscere, capire, "digerire" il proprio passato di schiavi, di poveri, di gente priva di radici è uno dei nodi culturali e sociali che il popolo afro-americano sta cercando di sciogliere ... Non dobbiamo certo v.ergognarci del fatto che un tempo fummo degli schiavi, qui in America. Alcuni sostengono che lo siamo . tuttora. Dobbiamo abbracciare il nostro passato, e trarne motivo di orgoglio e di forza; è quella la fonte della nostra identità! A me sembra che quando il nostro popolo si è spostato al nord, quando abbiamo lasciato in massa il sud, abbiamo semplicemente tentato di trapiantare al nord la nostra cultura, che al sud era cresciuta e si era sviluppata per oltre due secoli; ma in un contesto rurale. Al nord, abbiamo operato il trapianto in un contesto urbano; e qualcosa è andato storto. Un legame col nostro passato è stato reciso in malo modo, in quegli anni; e ora dobbiamo cercare con ogni mezzo 51

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