Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

INCONTRI/WILSON a vivere così a lungo, come si fa ad invecchiare? Forse posso imparare qualcosa da lui ...". Così lo seguii; entrò in un posto chiamato "da Pat", un negozio di sigari, ogni giorno vi si riuniva un gruppo di vecchi che passava la giornata chiacchierando. Io mi misi ad ascoltarli, con discrezione; parlavano del tempo, dei titoli dei giornali, della vita; del tutto e del niente di ogni giorno. Così facendo, raccontavano storie ed esperienze di vita; io mi accontentavo di ascoltarli. Senza sapere che, vent'anni più tardi, quei racconti e quelle esperienze sarebbero entrati a far parte della mia stessa vita, e soprattutto, in taluni casi parola per parola, dei miei testi teatrali. I suoi drammi sono stati descritti quali "espressioni di letteratura basate su secoli di sapiente ascolto". In un certo senso, il suo è un contributo alla storia e allo sviluppo della letteratura orale di colore? Sì. Sospetto di sì. Fa parte di quella che io definisco "la memoria del sangue". Ci sono molte cose che so, che conosco in modo totalmente intuitivo. È come se fossi in continuo rapporto con qualcosa di molto più vasto e profondo della mia persona. Mi fido di queste mie intuizioni, e mi lascio trasportare e guidare senza timore: ovunque esse mi conducano. le visioni, le voci, le esperienze che gli scrittori di colore sviluppano sono personali; riflettono ricerche estetiche e stili diversi. Nelle loro pagine la razza non è più la sola fonte di conflitto, né l'unico punto di riferimento. Il razzismo è una costante sgradevole, ma non genera più sorpresa né rabbia. lo scrittore afro-americano ora scrive su se stesso, e ha imparato a criticare anche la propria gente. I suoi scritti sono carichi di conflitto, tensione, dramma. Mal' attenzione che lei presta alla parola, alla sua lingua, è un contributo letterario e culturale per molti versi rivoluzionario. Ogni lingua descrive le idee di chi la parla. Dietro il parlato esiste la forma di pensiero di chi si sta esprimendo, il suo modo di pensare. Io ho scoperto che, nel modo di parlare dei negri d' America, molti elementi della conversazione sono sottintesi; esiste un importante componente "tonale" in quello che si dice. L'interpretazione delle nostre parole dipende infatti, in larga misura, dalla loro qualità tonale. Le implicazioni del discorso sono più significative di quanto vien detto in termini espliciti. È molto meglio, parlando, seguire un percorso pieno di curve; è indice di forte personalità. (Pausa) Per esempio; nel mio dramma la lezione di pianoforte, uno dei personaggi chiede ad un altro: "A che ora torna Bemice?". La risposta non è: "Bernice torna a casa alle cinque". La risposta, invece, è: "Tu te la dormi beatamente al primo piano. Bemice tnvece esce di casa all'alba per pulire la casa di un riccone bianco. E gente che non apprezza se arrivi in ritardo. E se sei in ritardo, non ti danno i soldi per il bus. Cosa diavolo vuoi da Bemice?". Il primo riprende: "Cosa diavolo voglio? L'ho forse chiesto a te cosa vuoi tu da Bemice?". E l'altro: "Beh, non ha il becco di un quattrino, se è per questo che la cerchi. Ha già abbastanza guai così. Se sposasse Avery, lui sì che lavora tutti i giorni; lo sposasse, starebbe bene. Ma così come stanno le cose, Bemice non ha un soldo, e tu la lasci stare ...". Così quando il personaggio chiede: "A che ora torna Bernice?", l'altro personaggio capisce: "Voglio chiedere soldi aBernice". E a questo risponde. Attraverso la sua risposta si intuiscono le sue idee sul matrimonio 50 di Bernice con Avery, si capisce dove lavora e quanto non guadagna se è in ritardo; e così via. Si risponde a una domanda, e si offrono mille informazioni supplementari. Questo è tipico delle sottigliezze che esistono nel nostro modo di parlare. Nessuno si sogna di dire: "Non stai rispondendo alla mia domanda; voglio solo sapere a che ora torna a casa". No, tutti capiscono i sottintesi attraverso i quali ci esprimiamo. Il nostro, in realtà, è un diverso modo di pensare. James Baldwin ha detto: "lo scrittore bianco crede ancora di avere qualcosa da salvare, mentre lo scrittore negro non ha mai avuto nulla da perdere". Cosa significa per lei scrivere? Serivere è qualcosa che dà un'espressione particolare a quanto ci pulsa in petto. Scrivere, per me, significa camminare nel paesaggio della propria anima; è un processo di scoperta di se stessi. In questo paesaggio personale si è confrontati con se stessi, e con i propri demoni. A disposizione hai solo le tue armi e il bagaglio che ti porti appresso, con le piccole verità empiriche che hai accumulato cammin facendo. È tutto quello che hai: sono le armi che devi usare per negoziare e lottare con i tuoi demoni; e, se sei fortunato, forse emergerai da questo paesaggio dello spirito con una verità più ampia, più luminosa; con un'anima più universale e meno intuitiva. Che ruolo svolge la musica, nella sua vita e nel suo lavoro? Non c'è niente di più importante, per me. La musica è tutto. Il blues è alla base di tutto quello che ho scritto sinora; al blues fanno capo le idee, gli atteggiamenti dei miei personaggi, le situazioni che ho sviluppato sinora nei miei drammi. Anni fa, ho cominciato a considerare il blues una risposta culturale dei negri d'America al mondo nel quale si sono venuti a trovare. Esso contiene e rappresenta l'intero sistema di pensiero filosofico che ci suggerisce, a noi gente di colore, come vivere la nostra vita. La nostra cultura si è sviluppata da una serie composita di tradizioni orali; ed è soprattutto attraverso il blues che molti elementi della nostra cultura si sono tramandati sino ai nostri giorni. La musica ci offre un insostituibile riferimento emotivo a proposito delle informazioni contenute nella canzone. Boy Willie, il protagonista di The Piano Lesson, uno dei suoi cinque drammi, vuole strappare da sé il passato. la sorella Bernice lo ammonisce; "Se ci togli le radici, non siamo più nulla". "Ma non siamo lo stesso nulla anche con le radici?", ritorce Willie. Viene spontaneo chiedere: allora, perché scrivere? In primo luogo, è importante esporre agli altri la propria cultura. Lo scrittore nero James Baldwin invocò una "profonda, radicale articolazione della tradizione negra", definendola "quella sfera di comportamenti all'interno della quale i riti relazionali costituiscono l'essenza della vita di un uomo, una volta lasciata la casa patema". Io, semplicemente, cerco di mettere in scena e di rappresentare sul palcoscenico @ella complessa sfera di comportamenti, di "riti relazionali" descritti da Baldwin; e di lasciare loro libero corso attraverso l'azione scenica. Inoltre, io penso che nella nostra odissea, quale popolo di colore, attraverso la società americana, talora abbiamo commesso degli errori, e seguito direzioni sbagliate. Attraverso i miei testi teatrali, offro la mia voce al dibattito che ci coinvolge tutti per determinare le scelte e le strategie globali della mia gente.

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