Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

INCONTRI/MORRISON dall'Inghilterra nella Georgia, quale unica possibilità per sfuggire alla forca, poteva trovarvi subito un certo tipo di potere, di identità e di superiorità nei confronti di chi già ci abitava, in Georgia; i negri. In questo senso, la presenza di gente di colore ha contribuito alla nozione e alla definizione del cittadino "americano". Appena scesi dalle navi provenienti dall'Europa, i "colonizzatori" imparavano subito due parole; non so quale fosse la prima, ma la seconda era sempre "nigger" - sporco negro-. Le lettere che inviavano nel vecchio Continente, il diario che aggiornavano quotidianamente erano pieni di riferimenti a qualcuno "meno di" lui, a qualcuno di "diverso". L'altro era un punto di riferimento nelle loro conversazioni. Difendersi da, proteggersi da, o persino liberarsi dell"'altro" (cosa tragicamente vera nel XIX secolo ...), è una delle matrici che hanno dato vita all'Unione Americana. Sepolta da edifici fatiscenti, nel!' assoluto disinteresse dei suoi governanti, sommersa da patetici appelli al buon senso, l'America sta perdendo un'intera generazione di neri, vittime di droga, criminalità, povertà, ignoranza. A Harlem, isolato dopo isolato dopo isolato, si vedono centinaia di edifici, tra i più eleganti di Manhattan, con cicatrici che nemmeno un bombardamento avrebbe potuto causare. Chi si può permettere, nella città di New York, di non tener conto di tutti quei palazzi, sapendo che ci sono decine di migliaia di persone che vivono,mangiano, dormono sulle strade, in "case" di cartone. Ci sono famiglie intere, famiglie di bianchi, che abitano nei coITidoi della metropolitana; dormono tra i cartoni, poi vanno a lavorare. A New York non ci sono abbastanza case; ma non si fa nulla per costruirne o riattare quelle esistenti. Così facendo si sottraggono soldi destinati, teoricamente, alle abitazioni delle classi meno abbienti; e si privano dei loro diritti tutti i poveri. Ma il vero obiettivo non sono i poveri; sono i neri, ai quali, dopo aver tolto la dignità, non si vuole lasciare nemmeno la speranza. Il sistema scolastico pubblico, negli Stati Uniti, è una barzelletta. Il motivo? La scuola è un giocattolo destinato semplicemente a tenere i ragazzi lontani dalle strade; loro lo sanno, e cosa fanno? Boicottano le scuole, o le fanno a pezzi. Tanto sanno che non è una cosa seria. È una barzelletta, perché è uno strumento che educa bambini, cioè persone, che non interessano a nessuno; bianchi poveri delle campagne, bianchi poveri delle città; e neri. E così il sistema ha tirato lo sciacquone; e i bianchi che contano hanno chiuso gli occhi. Non mi dica che questo non è uno spreco per una nazione che, prima o poi, avrà bisogno di esseri umani educati. Tara, Via col vento, Domani è un altro giorno son.ostorie dei bianchi, buone solo per il cinema. Dall'altra parte della linea di colore, se si era neri, e molto fortunati, c'era solo lafrusta ... Eppure c'è chi vorrebbe "tornare a casa". Il che significherebbe spostare 30 milioni di neri dal Nord (e dalla California, e dagli stati bagnati dall'Oceano Pacifico) alla Louisiana, o nella Georgia, nell'Alabama. Per edificare, nella terra degli avi statunitensi, uno stato che dia spazio e renda giustizia alle proprie origini africane. 46 È un piccolo, dolce sogno; molto triste, però ... Spero non sia possibile, e non penso che sia auspicabile. Escludersi dal resto del mondo, concentrare le proprie forze solo sulla propria popolazione, la propria etnia, è una sconfitta. A me sembra più importante consolidare la nostra identità all'interno di tutto il paese; io non ne voglio solo una parte, voglio "abitarlo" tutto. È possibile, è necessario estrapolare dalla sensibilità del nostro "villaggio" quegli elementi sufficentemente forti per essere trapiantati con successo nel te1Titorio nazionale e internazionale. Questo dovrebbe essere il nostro futuro. Il reverendo Martin Luther King, poche ore prima di venir assassinato, aveva promesso al suo popolo che un giorno, assieme, avrebbero raggiunto la terra promessa. Ma la traversata del deserto, per i neri d'America, continua. In un paese sempre più ostaggio della volgarità, sempre più vittima di lacerazioni e violenze, non èfacile continuare a battersi, apredicare la speranza. Servono idee, coraggio; amore. L'amore è una risposta umana al caos: all'intelligenza e al caos universali. È veramente un'espressione spirituale, sensuale, intellettuale; è tutto questo, simultaneamente. La lotta che esiste in ogni essere umano tra il desiderio di essere assolutamente unico; non c'è nessun altro come me, non esiste un mio "clone", nessuno ha le mie impronte, la mia voce; tutte sensazioni legittime e molto importanti. Il desiderio di unicità, dicevo, si scontra con un'altra esigenza fondamentale; quella di appartenere a qualcosa di più vasto di sé stessi. Viviamo queste due esigenze in modo conflittuale; la solitudine completa e la singolarità individuale si scontrano con il desiderio di appartenere a una famiglia, a una nazione, al genere umano; al mondo. Non si tratta di scegliere; sono entrambe parti essenziali dell'esperienza umana. Senza l'amore tale esperienza è incomprensibile; incomprensibile. Il sogno di Martin Luther King è rimasto tale. Lei, per il suo paese, il suo popolo, cosa sogna? Il mio sogno? Parliamone ... Il mio sogno è che, una volta per sempre, si riesca ad eliminare quelle terribili nozioni, così americane, di melting, di fusione, di amalgama, per diventare tutti, che ne so, maionese. Desidero che si cominci finalmente a riconoscere il valore di una cultura variabile, in continua evoluzione. Non sarà un passo indietro, anzi. Avremo di fronte a noi scelte più ampie, che contribuiranno ad arricchire la vita di questo paese. Il problema non risiede nella varietà, o nella "differenza"; il vero problema è nella gerarchia, è nella valutazione gerarchica delle differenze. Non si può più continuare a punire la differenza. Solo così potremo veramente soddisfare il linguaggio ideale voluto dai padri fondatori degli Stati Uniti; un linguaggio illuminato dalla saggezza (e non dal razzismo scientifico ...), e che è già insito in quello splendido strumento che è la nostra Costituzione. Bisogna eliminare ogni traccia di paura, ogni timoré di non sentirsi una persona completa solo perché si vive di fianco a un cinese; ogni angoscia solo perché forse un asiatico o un indiano americano può saperne più di noi. Dobbiamo lasciarci alle spalle tutti questi difetti, che in modo sottile eppure brutale mantengono in vita il potere e il successo dell'uomo bianco. Quando tutto questo scomparirà; quando il potere "bianco" se ne andrà, il problema sarà risolto.

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