INCONTRI/BALDWIN nella spregiudicatezza verso se stessi, nella fedeltà a ciò che si è scelto. In questa società contemporanea, così moralmente enigmatica, quale le sembra essere lafunzione dello scrittore? In particolare: e' è ancora posto, per lo scrittore, nella società americana? Credo che nessuna società, come quella americana, rispetti meno gli scrittori e abbia, nello stesso tempo, più bisogno di loro. C'è qualcosa di disperante nella condizione dello scrittore in America; vivere in questo paese è correre un rischio continuo, umanamente e letterariamente. Pure, se si crede di poter dire cose che nessun altro potrebbe dire allo stesso modo, non c'è altra scelta: si ha la responsabilità di dirle. Alcuni critici americani hanno affermato che il romanzo è morto, o sta per morire. Qual è la sua opinione in proposito? Non si è romanzieri se si pensa che il romanzo sia prossimo alla fine. Ma la situazione per il romanzo americano contemporaneo non è certo confortante.C'è una grande confusione di valori letterari, nell'America d'oggi; il senso della vita si è quasi spento; molti romanzieri non sanno che cosa sia l'impegno letterario. È facile far soldi con la letteratura, ed è pericoloso: il numero degli scrittori senza qualità cresce a dismisura. Molti romanzi sono anonimi, ci si chiede chi li abbia scritti, e perché. Sembra che per il romanziere, come per l'uomo comune, sia diventato difficile penetrare il significato della propria vita e della propria personalità, penetrare, per così dire, dentro se stessi. Forse questo è dovuto, in parte, al trionfo della psicanalisi, la cui autorità si è sostituita alla volontà individuale. La psicanalisi è una delle più grandi frodi del secolo, in America, ma i romanzieri ci credono, ne sono, in un ce1to senso, le vittime. Per questo le loro opere sono spesso simili a fuochi d'artificio che esplodono senza lasciare traccia e raramente possiedono un reale vigore. La moda della psicanalisi - verso la quale la mia condizione di negro mi permette di mantenere un certo distacco- mi sembra il commento più amaro alla solitudine degli americani. È come se i loro sentimenti fossero simili a incubi, e parlarne a un medico che ne prenda nota sul suo taccuino li riportasse in un ce1to senso alla normalità. A mio avviso, il fatto che i romanzieri non si limitino ad accettare i principi della psicanalisi, ma abbiano preso l' abitudine americana di affidarsi alle cure degli psicanalisti ha avuto un'influenza negativa sul romanzo. A quali cause attribuisce il limitato successo del nuovo romanza americano? Le cause più gravi si riallacciano, secondo me, al discorso di prima. L'America che ha dato Hemingway e gli scrittori della "generazione perduta" era ben più viva dell'America di oggi. E la psicanalisi è, in fondo, un sintomo, più che una causa, del grande vuoto in cui gli americani vivono oggi. In che misura le vicende politiche dell'America del dopoguerra hanno influito sulla storia del romanzo? Direi che hanno avuto un'influenza disastrosa. li prodotto più triste degli anni della guerra fredda e del maccarthismo è stato il sentimento di sfiducia che si è andato diffondendo tra gli artisti e 40 gli intellettuali in seguito alla perdita della loro autorità morale. Il fallimento della generazione che aveva creduto sinceramente di poter creare, attraverso una politica di sinistra, un mondo migliore, distrusse nel cittadino americano il rispetto, tradizionalmente già scarso, per la classe intellettuale. Gli scrittori di sinistra furono tacciati di antiamericanismo e di tradimento, dopo un periodo - gli anni dell'anteguerra e della guerra - in cui parlar male dell'Unione Sovietica era come autodichiararsi fascisti. L'attacco li colse, quindi, alla sprovvista e fu così violento che generò in essi la persuasione di aver sbagliato. Un errore obiettivo c'era stato, in realtà, ma era un errore generoso, nato dalla difficoltà stessa di una situazione imprevedibile, e il prezzo che essi pagarono per averlo commesso fu sproporzionato. Ma la cosa ebbe conseguenze anche più vaste: nessun governo ha il diritto di violentare la coscienza privata, come fece, in quegli anni, il governo americano. Quest'attacco contro l'intimità del singolo ha distrutto nei cittadini il rispetto reciproco: da allora fare una vera scelta nella solitudine della coscienza individuale è diventato molto difficile in America. Se la salute di un paese dipende da quella di ogni singolo cittadino, non si può dire che l'America goda in questi anni di buona salute. È difficile, in qnesto paese, conversare a cuore aperto con qualcuno, è difficile trovare un vero libro, cose vere. Personalmente condivide la tesi, sostenutadaNormanMailer nell'articolo The White Negro, secondo la quale un rinnovçimento di valori letterari e un ricambio di energie creative potrà ispirarsi alla intensa vitalità dei negri? Norman ha esagerato e non si può dire che conosca i negri, con i quali gli hips, che egli accosta ai negri definendoli "negri bianchi", hanno poco in comune. Sotto la disperazione di Kerouac c'è sempre un gelo emotivo, c'è una grande paura della solitudine, la stessa che perseguita tanti altri americani, c'e la mancanza del senso della continuità: gli hips hanno la disperazione, ma non la gioia dei negri. La loro ribellione non giunge a essere liberatrice. In questo accostamento mi sembra, dunque, che ci sia un errore di valutazione. Ma l'idea che un rinnovamento di energie vitali possa venire dai negri forse non è azzardata come può sembrare. I negri hanno avuto sempre una certa influenza sul costume americano, sulla musica, sulla moda, ecc.; non sarebbe strano che la loro umanità potesse servire di misura in un mondo così poco umano. Si sente legato agli scrittori della sua generazione? Non mi sono mai posto questa domanda. Non saprei in quale generazione riconoscermi. È un problema che lascio ai critici. Secondo lei, lo scrittore che vive in America ha più vantaggi o più svantaggi, dal punto di vista di una condizione creativa, rispetto allo scrittore europeo? Credo che non ci sia una sostanziale differenza. Le ho parlato finora degli svantaggi. Ma se qualcuno riuscisse a raccontarle la vita privata degli americani contemporanei, sarebbe indubbiamente un grande avvenimento letterario. Ci sono in America, come ho detto, troppi scrittori- il benessere è, in fondo, la grande afflizione della vita americana- ma per uno scrittore di genio c' e anche un materiale di osservazione eccezionale.
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