Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

Il tema di questo suo primo romanza è l'esperienza religiosa che lei sembra aver vissuto profondamente, da come la descrive. Quale valore umano ha per i negri quest'esperienza e quale valore letterario ha avuto per lei? Durante l'adolescenza ho visto i negri pregare nelle chiese di Harlem. Penso che la religione avesse una grande importanza nella loro esistenza perché, socialmente ed economicamente, vivevano in un inferno. Era gente ignorante, certo, ma possedeva una tale capacità di fede e di partecipazione da riuscire miracolosamente a trascendere i limiti della propria situazione. In questo senso fui attratto verso l'esperienza religiosa: come verso una trasposizione allegorica della natura dell'esperienza umana. La grande cecità di questo paese è tutta nella convinzione che i negri siano diversi: ma chiunque, in ogni parte del mondo, sarebbe come loro se vivesse nella stessa atmosfera di oppressione. È un'esperienza in cui si mescolano l'orrore e la bellezza della vita stessa. E se questo risulta incomprensibile a lei e a molti, è incomprensibile anche per la vittima. non esiste, per la vittima, un modo di affrontare il problema. La storia dei negri ci è giunta attraverso i blues attraverso la musica e il folklore, e ci ha dato un insegnamento prezioso: quando si è perduto tutto, una persona è tanto piu importante di una cosa o di un principio. Sia in Gridalo forte che nei saggi raccolti in Mio padre doveva essere bellissimo è adombrata la differenza di condizione tra i negri di Harlem e i negri del Sud. Si tratta, secondo lei, di una differenza qualitativa o soltanto quantitativa? Non si può certo parlare di un mutamento di qualità. Nel Nord i negri vivono l'esperienza del ghetto: sono è vero, molto piu liberi, vanno e vengono tra Harlem e il centro di New York, scoprono la grande città, hanno più facilità di studiare, se voglio: no, ma Harlem rimane la loro prigione: e questo è criminoso, specialmente per i giovani che astrattamente sanno di avere molto di più dalla vita di quanto i loro genitori avessero nel Sud (che essi non hanno mai visto) ma sanno anche che le promesse del Nord non sono state mantenute. Eppure l'aria nuova che si respira nel mondo degli artisti e degli scrittori ha già avuto i suoi effetti: i negri cominciano a giudicarsi, ad avere un nuovo concetto di se stessi. Nel Sud la resistenza bianca a ogni sorta di mutamento è stata intaccata e le cose saranno sempre più difficili per le classi al potere quando la crisi in atto in alcune città del Sud e del Nord si estenderà a tutto il Paese. Anche gli avvenimenti africani contribuiscono alla soluzione del nostro problema. Può spiegare le ragion.iper cui nel suo secondo romanzo, La camera di Giovanni, i personaggi sono tutti bianchi? Se il protagonista fosse stato negro, in una situazione come quella descritta nel libro, tutto si sarebbe complicato. Io volevo dare, invece, il ritratto di un bianco, il quadro di un'omosessualità più emotiva che reale in cui avessero uguale parte la facilità e la follia del maschio, l'incertezza del cuore, l'accadere di cose che all'improvviso risultano incontrollabili. L'idea mi è nata dalla convinzione che il sesso è ancora un problema irrisolto in questo paese.L'uomo americano è sessualmente incerto, e ha così scarsa fiducia nelle donne da sospettare di essere omosessuale e da averne una tale paura che, alla fine, gli sembra più facile rinunciaINCONTRI/BALDWIN re a un'autentica vita se suale. Il suo è un male dei sentimenti, una logica sbagliata: se non vuoi vivere certe esperienze è meglio rinunciare all'esperienza. C'è ancora una coscienza puritana del peccato, in America, una sfiducia per il corpo, e la presenza dei negri complica questa insicurezza: da essa è nato il mito della sessualità, e dell'omosessualità, dei negri. Mi sembra che in La camera di Giovanni la condizione sociale del negro sia in qualche modo identificata con la condizione dell'omosessuale. È giusta questa ipotesi, oppure il suo vero problema non era il rapporto tra le due razze, ma soltanto quello della moralità nel mondo contemporaneo? Entro certi limiti la dinamica della situazione, nel romanzò, è analoga a quella del rapporto tra bianchi e negri, ma non ci ho pensato, mentre scrivevo. La figura di David, l'americano, mi interessava per la sua indifferenza ai dolori degli altri in un mondo in cui le antiche strutture dell'amore sono crollate, in cui l'integrità dell'uomo è stata scalfita. La moralità di David è inumana: per lui si tratta di scegliere tra uomini e donne, astrattamente; non avendo il coraggio di inventare le proprie leggi, finisce con l'accettare passivamente la propria incertezza, e col far del male agli altri senza ragione, col rovinare la vita di Giovanni, che ha, invece, il coraggio naturale di essere se stesso. La vera moralità è un'altra: la moralità è nella conoscenza delle proprie scelte, r~•b - é~~1~·~ --- 1 I * i m I Mensileperinsegnanti forti. I d ¾ m w ~ M Nuova serie. Mensile Abbonamento annuale L. 40.000 ccp. 26441105 intestato a SCHOLE' FUTURO Via S.Francesco d'Assisi, 3 Torino Tel. 011.545567 Fax 011.6602136 lu,imE%l{@l@f:~@K@fj:1:::::~:t .. %t=t !IO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==