Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

I CONFRONTI I 6) Polemica contro il ceto intellettuale, sterile e astratto: per Pasolini gli intellettuali semplicemente non "vedevano", non si accorgevano di nulla. 7) Convivenza di laicismo rigoroso (intelligenza critica, spirito demolitore, immanentismo) e senso "religioso" del mistero imperscrutabile del l'esistenza. 8) Più che ossessione della "qualità della vita" (programmata magari da amministratori illuminati e politici lungimiranti) idea fondamentale di una sacralità della vita. Comune ad entrambi è un atteggiamento problematico sulla questione dell'aborto (Pasolini parla di depenalizzazione ma ali' interno di un inevitabile contesto di "colpa"; Lasch vede nel- !' abortismo una tipica espressione della mentalità moderna e scientista, insofferente perfino dei condizionamenti biologici). 9) "Empirismo eretico", rapporto molto stretto, e necessitante, tra autobiografia e pensiero, tra esperienza e ricerca teorica; sia l'uno che l'altro risultano inclassificabili secondo categorie ideologiche consuete. 1O)Lamento sulla perdita di valori "tradizionali", spesso impopolari nei mo-vimenti giovanili, quali lo spirito di rasse-gnazione o lo spirito di sacrificio, quasi assunti in modo formalistico (kantiano), a prescindere cioè da un loro contenuto specifico. Qui però mi devo fermare perchè ovviamente la formazione e la storia personale di Pasolini è molto diversa da quella dello studioso americano: nonostante letture e autori comuni, nella Bildung di Pasolini troviamo essenzialmente letteratura (poesia e romanzo), conoscenza (e amore) della classicità antica, arti figurative e marxismo (spesso schematico, anche se applicato con straordinaria intelligenza); nei riferimenti di Lasch campeggiano i classici della sociologia, della critica sociale e del pensiero politico, poca letteratura e molta psicanalisi. Anche lo stile è assai diverso: nel- !'italiano è diretto, vibrante, accusatorio e provocatorio, denso di figure poetiche, di metafore "forti", e con un autobiografismo drammaticamente esibito; in Lasch resta comunque equilibrato, trattenuto, nonostante imj)etij)olemici e partecipazione autobiografica (e anche certo gusto per immagini icastiche, come risulta dal titolo dei capitoli). Anche la natura dello sguardo rivolto all'indietro appare sensibilmente diversa: in Pasolini vagheggiamento "preraffaelita" di un mondo contadino e preindustriale perduto (5ersempre, in Lasch sforzo costante (e politico) di trovare una continuità tra passato e presente, contro ogni debilitante nostalgia. Ma forse il divario maggiore tra i due si misura sulla quasi opposta valutazione dell'istituto della famiglia oggi: per Lasch in qualche misura antitetica, seppure ambiguamente (è anch'essa infatti contaminata dal mercato) a questa società livellatrice e al dominio dei saperi tecnici, all'invadenza dello stato; .per Pasolini invece la famiglia rimane il centro stesso di una civiltà basata sul consumo. È come se Lasch, totalmente estraneo a certo "maledettismo" del!' italiano (un'idea cioè solo negativa della normalità) esprimesse soprattutto l'impossibilità - o disagio - di essere "normali" (ad un certo punto ricorda gli sforzi fatti nel dopoguerra, per creare famiglie il più possibile estese, non asfissianti, piccole comunità contro la politica stessa - allora infrequentabile-, contro là scuola e le istituzioni). Aquesto punto vorrei però indicare, anche in modo sommario, alcune debolezze del libro, pur così ricco, di Lasch. La diagnosi psico-morale contenuta in queste pagine è inappuntabile, ma non sempre ci si interroga in profondità sulle cause ultime e sui possibili rimedi. Anche il papa nell'ultima enciclica parla dell"'errore antropologico" sotteso al capitalismo (e speculare a quello del socialismo), ovvero la hybris, il senso del!' illimitato (la convinzione dell'uomo "di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà"), ma poi conseguentemente indica come soluzione un ritorno alla trascendenza. UnJaico onesto come Lasch cerca qualche lume nella tradizione populista, nel calvinismo, ma alla fine ci propone un patchwork di incerta definizione. Se davvero l'etica dei limiti, qui opposta a quella titanica, conserva almeno la memoria di una "saggezza" antica, come mai si è sbriciolata in un modo così veloce e irreparabile? Va bene pronunciarsi contro il progresso tecnico (separarlo definitivamente da qualsiasi progresso morale e civile), ma come fondare i valori che ci stanno a cuore (indipendenza e autonomia degii individui, solidarietà, amore per il proprio lavoro) nel momento in cui la base materiale di quei valori (il lavoro artigianale, la piccola proprietà) non c'è più (piccoli proprietari e professionisti, come ci ha spiegato Wright Mills sono diventati quasi tutti impiegati)? La pars construens dello studioso americano appare complessivamente meno convincente. Forse la ricerca (e l'immaginazione) sociologica doveva cercare proprio nel la famigerata new class, nei nuovi ceti professionali, nei nuovi saperi e lavori, le potenzialità che vanno nel senso da noi auspicato. Cultura del limite, autolimitazione: la riflessione attuale non dico eversiva ma semplicemente responsabile giunge ormai ovunque alle stesse obbligate .conclusioni. Ma resta il problema, appena sfiorato dalla lucida fenomenologia di Lasch, di come fondare e motivare il limite dopo che gli dei hanno abbandonato (e per sempre) i cieli. Certo, in nome di un "utile" non immediato, in nome delle generazioni future e della sopravvivenza della specie, affinché altri possano esistere ed esprimersi, etc. Tutte cose nobilissime, ma se davvero le nostre società sono caratterizzate da un narcisismo diffuso, tutte cose poco plausibili. L'interesse di Lasch si è sempre rivolto all'individuo, alla sua capacità di giudizio e autonomia, oltre che di autodisciplina (anche gli studi degli anni Sessanta riguardavano la ChestHerimes Soldni eri & ladrbi ianchi pp. 280,lire24.000 Untruffatotrreavestito doreverendmoettein motounomacchino inef rnoleI.lpiùdurodei "giallid"iHimes. GAETANNOERI L'ora di tornare I BoriVsian Perchnéon sannoquello chefanno pp. 160,lire20.000 Unostoriarocambolesco inunoWashingtdon fumettsocrittdoal "rediMontmartre". CHFSTEHRIMES Soldineri & ladribianchi GaetanNoeri L'ordaitornare pp. 160,lire18.000 Raccosnutirreali,rici, comicqiu, asdieibonsai capacdiaprire inquietafnitniestre sulnostrmo ondo. BORIVS IAN Perchénonsanno quellochefanno PETERBICHSE.L___,___ ~ Il lettore, il narrare ~KKKKKK~ PeteBrichsel li lettore, ilnarrare pp. 128,lire16.000 "Ilmondaovrebbe unaspettmo igliore segliconcedessimo lopossibilditià raccontasrteorie." ~------.--,:.\NNA MARIAORTESE Anna Maria Ortese Lalentescura pp. 520,lire30.000 ocurodiLucCa lerici Perloprimvaolto raccolitnimodorgonico i raccondtiviaggio MoscPoa, rigLi,ondra, NapolPi,alermo, dell'autridce L'Iguana. La lentescura &ritti di viaggi.o MARCOS Y MARCOS Via Settala 78 - 20124 Milano tel. 02-29517420/22 29

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