Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

CONFRONTI C• • · 1n·emae utopia. la famiglia d1AHene i bambinidi Amelio Goffredo Fofi Non è facile avere le idee chiare. Dico sulla \lita, sul nostro posto nel.mondo, su tutto. Tanti fanno finta, i più. Si accontentano di dottrine e testi sacri, di una chiesa, di una scuola, di una famiglia. Si oscilla, di questi tempi, tra il massimo e il minimo: tra generalità immense e incommensurabili e l'immediatezza dell'espenenza brutale, delle quattro "verità" che fanno comodo. Ci sono insomma i "filosofi" - e quanto parlano, quanto-scrivono, con quèl loro terribile linguaggio-e ci sono i "politici", che fanno quadrare senza sforzo i cerchi dell'interesse privato discutendo di pubblico (del loro, della loro parte).·Quelli "di·sinistra"·non·hanno ingannato meno di quelli di destra, a ben vedere: mossi da ideali migliori, ma con quali risultati? Hanno anche loro creduto di trovare le regole del mondo nelle regole del potere. Fossi un adolescente di questi anni, me la vedrei molto brutta. Di chi fidarmi, chi è che non mi inganna tra gli "adulti che sanno"? Annasperei nella nevrosi, o sceglierei a caso, a seconda delle occasioni che il mio ceto o il mio giro mi offrirebbero, - il tutto o il consumo, la mistica o il crimine, un conformismo o l'altro purché gratificante. E se ci fosse chi prova davvero a dirmi altro, come potrei riconoscerlo, frastornato dalla_a~p~ente varietà, rumorosa e aggressiva, 10fm1ta e caotica, delle proposte? Solamente dai frutti, diceva quel tale. E sarebbe l'unica indicazione cui attaccarsi. Tanto si è riempiti di prediche, che davvero -si respira quando opinioni generalissime "visioni del mondo", ci vengono offerte sot~ovoce, con ironia o con pudore. Anche se sappiamo che bisognerebbe gridare le nostre persuasioni e le_nostrerivolte, nel momento in cui gridano tutti (le loro frustrazioni e le loro rivendicazioni, il loro part!colare) ci è gradito il pudore. Anche se la misura del pudore rischia di non agire, di non arrivare al destinatario che invoca. Due film che circolano in queste settimane per (e sale itali_aneparlano, per esempio, di utopia senza gndare, e il secondo anzi senza darne l'idea. È questo l'aspetto di Ombre e nebbia di Woody Allen e di Il ladro di bambini di Gianni ~meli_o, che mi sembra più insolito e più 1strutt1vo. Il bianco e nero di Allen è meno "intellettual~" di quello di Zelig, o di altri suoi film pur belh. E Alleo abbandona qui tanto le storie ne~yorkesi di nevrosi intellettuale e borghese (cm sfugge de] tutto il suo povero capolavoro su Broadway Danny Rose, Giobbe del nostro tempo), sul tipo di Crimini e misfatti (la cui moralità è affine a quella di Ombree nebbia con cui forse Ombre e nebbia vuol costituir~ un dittico, un discorso unico ma a due facce e a due toni), che le più ambiziose - bergman-felliniane - girandole filosofiche, anche se ne preserva la struttura del girotondo, nel labirinto 26 della notte mitteleuropea culla della sua cultura. Ombre e nebbia è la risposta triste allo scespiriano .Urlo e Furore: una definizione del nostro terrestre annaspare. Alla fine della notte due cose si salvano, dalla tragicomica, m~ delicatissima, divagazione (rigorosissima calibratissima) sul "senso della vita" affro~tata coi modi della sacra rappresentazione profana, d~lle_"leggende di Ognuno", con il personag- ·g10d1Allen che-si chiama Kleinman, piccolo uomo, non per caso: è l'esaltazione dell'arte (dell'illusione, della magia, del circo, del cinema) anche se si dice che solo transitoriamente, ·Valentino Scolici e Giuseppe lerocitono in li ladro di bambini (foto di Claudio !annone) In bosso:Woody Allen e Mio Forrow in Ombre e nebbia. e_per l' a~punto illusoriamente, essa può sconfiggere Il male (perenne, assoluto, diabolico come in un film di Bresson o di Kubrick o nel fi_lmdi Demme) e la riproposta della famiglia, d1un nuc!eo affettivo e di sostegno primigenio -masch10, femmina, infante. Solo che l'infante è figlio d'altri (di una mendicante) e la coppia èreducedaduediversi "tradimenti", non sembra ritenere la fedeltà sessuale una condizione irrinunciabile, ed è anzi il bambino a ricostituirla e l'impegno che questo comporta. ' Ci sono molte altre cose, tante, nel film di Al)en. Ma queste mi sembrano le principali, la c~iave e, c?me si diceva una volta, il messaggio. Che m1pare estremamente interessante e nella sua semplicità, assai meno ovvio di quan~ to non possa sembrare, e corroborato e rafforzato dall'acutezza con cui si affrontano altri temi - la fede e la chiesa, la scienza e la politica, il denaro e il sesso, la ricchezza e la povertà, l'odio e il lavoro... Conta più, alla fine l'agape cristiano che l'eros dei greci. ' Alleo ragiona anche di sesso, di uomo e di donna, di caratteristiche dell'uno e dell'altra di grandi differenze e di possibilità di incont'ro. An:ielio parla piuttosto di bambini, anche se

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