Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

tirar fuori il paese dal fango. Questi milioni di persone guardavano in attesa di capire se quel movimento poteva avere successo, ma non lo aiutavano ... Solidarnosc non è emersa lentamente dalle Hilasseper raggiungere con gli anni i dieci milioni di iscritti negli anni Ottanta, non è successo così. Sì, da qualche parte questo fenomeno cresceva, le possibilità aumentavano, la situazione diventava più favorevole, la stasi di Breznev per esempio, l'incertezza della repressione. All'epoca Gierek era il primo segretario del partito, e tra l'altro era un comunista emigrato, tornato dalla Francia, che non applicava il terrore integrale, tollerando in un certo senso l'esistenza di un gruppo d'opposizione, il che invogliava il crescere dell'opposizione. Indubbiamente il gruppo che nel 1976, dopo gli scioperi operai e i successivi massacri e i 'sentieri della salute' organizzati dalla polizia, fondò il comitato di difesa degli operai, Kor, fu la testata nucleare del 'missile' di Solidarnosc per la lotta per la libertà. Da lì nacque Solidarnosc. Il Kor lanciò lo slogan dei comitati operai autogestiti, da cui nacque Solidarnosc. Che cosa accade oggi? Si dice che la Polonia è il paese dei paradossi, addirittura Sartre scrisse un saggio su questo tono, dopo aver visitato il nostro paese. Ma questo fatto non riguarda soltanto noi, è un fenomeno più ampio di cui non intendo parlare ora. Si verifica una certa resistenza nei confronti degli eroi del passato da parte di una fetta della classe politica, e ciò è causato da una sorta di rimorso di coscienza: le persone che non hanno aiutato, non hanno combattuto e che si sono aggregate solo a un certo punto soltanto, quando l'opposizione ha preso il potere, oggi provano disgusto per se stesse rendendosi conto di aver aderito all'opposizione troppo tardi. Gli altri hanno messo a repentaglio la vita, ci sono stati dei morti ... C'è dunque una certa ostilità contro coloro che hanno lottato in prima persona, guadagnandosi la fama degli eroi. E così, silenziosamente, li vanno screditando, dicendo che si poteva andare in prigione, per esempio, per poter scrivere una serie di saggi che poi hanno avuto IL CONTESTO un grande successo. È un discorso inammissibile, ma io lo incontro spesso e ci polemizzo sui giornali per i quali scrivo ... Dicendo tutto ciò, bisogna però ricordarsi sempre che oggi la Polonia è un paese libero e veramente democratico, e un paese che attraversa un periodo molto duro di trasformazione, da un sistema di democrazia popolare a un sistema di democrazia vera. ChristaWolf. Nella Germania di oggi non esiste la tendenza, della quale ha parlato Brandys, a metter la parola fine sui passati quarant'anni di Ddr o agli errori e ai crimini di quel periodo. Al contrario, l'opinione pubblica in entrambe le parti della Germania è dell'avviso che quell'epoca debba restare ben presente, che vada riconsiderata, rielaborata ex novo. Certo, i crimini vanno giudicati. Da noi c'è il tentativo di avviare dei procedimenti giudiziari, inizialmente nei confronti di un paio di ex soldati della Ddr che uccisero persone che tentavano di passare il muro, in parte anche i loro commilitoni. Nell'opinione pubblica, ovviamente, venne immediatamente sollevata anche la questione di come trattare coloro che impartirono gli ordini. Sono procedimenti che implicano notevoli difficoltà a livello di giurisdizione in uno stato di diritto, dal momento in cui gli imputati hanno agito in conformità alle leggi della Ddr, cose che dovrebbero riguardare anche il capo della Staatssicherheit, o anche Erich Honecker, che com'è noto si è rifugiato nell'ambasciata cilena a Mosca. Esiste dunque tutta una serie di problemi anche giuridici, a proposito dei quali non posso dire molto. Quelche posso dire è che nell'opinione pubblica è molto pressante la richiesta di sottoporre a giudizio queste persone - una richiesta a mio parere del tutto legittima. C'è poi un'altra esigenza a livello di psicologia di massa: è l'esigenza di trovare dei capri espiatori, un'esigenza particolarmen11muro di Berlino, novembre 1989 (foto di Martti Kainulainen Agenzia Grazia Neri).

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