Linea d'ombra - anno X - n. 71 - maggio 1992

Paul Goodman Paul Goodman (New York 1911 - New Hampshire 1972) è stato sociologo, urbanista, filosofo, polemista, una presenza critica notevolissima nel panorama della cultura statunitense di mezzo secolo, degno erede dei Thoreau e della razza degli C. Wright Mills, degli Wilson, dei Chomsky (un suo ritratto è compreso nella raccolta di interventi di un'allieva fedele, Susan Sontag: Sotto il segno di Saturno, Einaudi 1982). In Italia è noto in particolare per il saggio La gioventù assurda (1960, Einaudi 1964), anticipatore della controcultura degli anni Sessanta, ma ha scritto anche romanzi (per la verità farraginosi), drammi e poesie. Altri saggi importanti sono Tracciando la linea (1962) .e La società vuota (1967, ed. italiana Rizzali). Ha collaborato attivamente su temi di vita quotidiana ed educazione con la rivista inglese "Anarchy", dal cui numero 11 del gennaio 1962 è tratto il testo che presentiamo. Poveri figli! LATERRA 29 ~ UI ; = .. s; .. e = Tra genitori, insegnanti, psicologi traduzione di Nicoletta Ferrari Particolarmente significativa mi pare sia la seria attenzione che si presta ai Figli e alla Famiglia. C'è un forte desiderio, da parte dei genitori, di essere informati per agire nel miglior modo possibile senza affidarsi semplicemente all'istinto e al comune buon senso; o, in altre parole, il fenomeno più significativo è l'importanza fondamentale che viene riconosciuta nella nostra società alla psicologia, intesa come psicologia della famiglia, così come Freud l'aveva concepita, affrontando i problemi legati alla gelosia, alla dipendenza infantile, all'autorità, alla sottomissione e alla ribellione, alla rivalità tra fratelli. Non solo, Freud aveva studiato anche i problemi legati in qualche modo al rancore, al pregiudizio morale, e all'origine di altre situazioni psicologiche che derivavano dalla privazione istintuale. Tale interesse per i figli ci riempie di speranza, poiché una maggior consapevolezza può sicuramente porre rimedio agli abusi, e questo è già stato dimostrato in modo molto chiaro. Ma anche questo interesse è in se stesso sintomo di una situazione sociale critica. Le persone serie riservano una particolare attenzione ai loro figli e, più in generale, alle loro Relazioni Interpersonali, anche perché nessuno studioso ha ancora affrontato l'argomento. Non voglio dire che in assoluto non ci siano stati tentativi di affrontare il problema - il campo è molto vasto-, ma intendo affermare che nell'universo sociale contemporaneo non esiste un numero sufficiente di proposte interessanti, attuabili e convincenti, grazie alle quali si possa far uso di spirito di iniziativa, e utilizzare le enormi risorse umane, fisiche e psicologiche, applicandole alle proprie capacità. Credo che il problema vada molto più a fondo di qualunque attuale differenza negli ordinamenti politici o economici, e non credo che nessun cambiamento immediato possa porvi rimedio o alleviarlo. Siamo in un momento di sforzo collettivo che non riesce a, e forse non può ancora, utilizzare e stimolare animali così dotati come gli esse1i umani, specialmente se presi nell'infanzia prima che si scoraggino e che si arrugginiscano, e questo nonostante tutte le nostre conoscenze e il nostro bagaglio culturale. Essi finiscono allora per dedicare le loro energie alla ricerca religiosa e così l'impegno si focalizza sui Figli e sulle Relazioni Interpersonali, poiché questi sono problemi che chiunque, individualmente, può almeno cercare di affrontare. I buoni genitori lavorano per preservare e fornire più energia ai loro figli i quali, crescendo, si rendono conto di non avere alcuna occasione per utilizzare tale energia, se non investendola in parte, a loro volta, nei propri figli. Aiutare i figli ha un primo effetto vantaggioso: è infatti un gesto disinteressato e compassionevole, un "noblesse oblige"; è l'equivalente moderno dell' antica etica cavalleresca. Ma il problema è che aiutare i figli è un'occupazione frustrante tranne per chi ha una vera e propria vocazione, i maestri nati. Abbiamo anche bisogno di uccidere draghi ed esplorare nuovi pianeti, o produrre beni di cui l'uomo ha assolutamente bisogno. Un mio amico psichiatra dice che prendersi cura dei figli nella giusta misura significa lasciarli liberi stando sempre, però, nei paraggi; credo che 'essere nei paraggi' significhi dar loro sicurezza, porgere orecchio ai loro successi, consolarli per le sconfitte, dare consigli e fornire strumenti per iniziative future, offrire risposte quando vengono richieste. Questa formula molto semplice dice più di un seminario di venti lezioni sui figli. La famiglia intesa come campo di battaglia Nella famiglia di oggi, i figli, per quanto riguarda il loro immediato appagamento e il libero sviluppo delle loro potenzialità, sono certamente soffocati, ostacolati, oppressi, feriti e ingannati da adulti antagonisti e accondiscendenti. Francamente, dubito che si possa trovare un bambino su dieci che non sia seriamente danneggiato dalla sua famiglia, in modi definitivi e tangibili. Mi indignerei nel fare questa affermazione e condannerei la Famiglia proponendo un "écrasez l'infame", una sua distruzione, se i surrogati a disposizione non fossero ancor più disastrosi. Ma consideriamo anche il caso opposto, quello dei genitori schiavi e tiranneggiati dai piccoli Neroni, anche se per diverse ragioni non si possono scambiare le due parti. Infatti, in primo luogo non si può: provare per credere. Secondo: è dannoso per i figli essere soffocati. Se succede, alla fine si ritorcerà su di voi. Terzo: nel migliore dei casi non si possono negare le richieste prepotenti dei figli perché molte, se non tutte, le cose che vogliono veramente sono giustificabili: vogliono spazio, emozioni, libertà sessuale, modelli nobili a cui ispirarsi, la saggezza proverbiale dell'espe-

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