20 VISTA DALLA LUNA ~ ~ <l'. ...J Un po' come se temessero una scarsa riconoscenza: ma come, hai avuto qui tutto quello che non avevi, cosa ti importa della tua origine: là, rischiavi di morire di fame e di malattie ... Certo, è qualcosa di questo genere. E a volte altro ancora; per esempio, è abbastanza frequente che, oltre alla sovrapposizione culturale, esista una sovrapposizione di aspettative che davvero appartengono solo ai genitori adottivi e alla loro cultura. Questo crea tensioni, e a volte il rifiuto. Abbiamo rifiuti precoci, per esempio quando i genitori adottivi - come è successo anni fa proprio qui, nei dintorni di Torino - si trovano a doversi confrontare con comportamenti che, dal loro punto di vista, sembrano solo "incivili". Ma bambini che, per esempio, mangiano da sempre accoccolati per terra non possono trasformarsi in piccoli gentleman solo perché vengono loro offerti forchetta e coltello ... E abbiamo rifiuti tardivi, quando invece i genitori adottivi si scontrano con l'insuccesso scolastico, o con lo scarso interesse "culturale" (che significa, poi, per la nostra cultura ...) E sono proprio i genitori che definiamo "avanzati" che, molte volte, non reggono questo tipo di situazione. Lei parla di rifiuti. È un'ipotesi drammatica. Sto pensando che se è angoscioso per qualsiasi bambino, per qualsiasi adolescente, rendersi conto che i genitori non lo accettano, che rifiutano il suo modo di essere, le sue caratteristiche, le sue esigenze, per un ragazzo che non ha altri legami e altre sicurezze al difuori della famiglia che lo ha adottato il rischio del rifiuto deve apparire intollerabile. Eppure, si tratta di un fenomeno significativo. È vero, se ne parla pochissimo. Al di là del rifiuto che si traduce in difficoltà di rapporto, disagio, tensioni, esiste quella che si chiama "restituzione". In realtà, è una soluzione prevista per legge, anche in difesa del bambino adottivo: prima di decidere l'adozione, deve trascorrere un anno detto di affidamento preadotti vo, che è un anno di prova e in qualche modo di valutazione delle possibilità della famiglia, e anche di quelle del ragazzo, di costruire una situazione adeguata. Questo periodo può anche concludersi con un insuccesso. Può essere il magistrato a decidere che la famiglia non dà garanzie sufficienti, ma può essere anche la famiglia a decidere che non ce la fa, che non si sente di proseguire il suo impegno. A questo punto, il bambino ritorna da dove è venuto. Ma se il bambino è straniero, dove torna? È questo il problema drammatico_ In genere, finiscono negli istituti; ma è evidente che la "'restituzione", per un bambino straniero, costituisce un dramma ancora peggiore: lo sradicamento, a questo punto, è totale. Bene, questo problema sta assumendo proporzioni preoccupanti: parliamo di 400- 500 casi di "restituzione" ogni anno, solo in Italia. Lei diceva: delle regole sono indispensabili, proprio per proteggere i bambini da rischi di questo genere: adozioni fatte senza pensarci tropADOZIONE E AFFIDAMENTO po, senza chiedersi a cosa si va incontro effettivamente; senza essere preparati al fatto che, davvero, in moltissimi casi "l'amore non basta". L'obiezione che si sente fare più spesso è: ma anche con i figli naturali si rischia di non capirsi; si rischia di scoprirli in certi momenti insopportabili, inaccettabili, di non sopportare i loro insuccessi scolastici, le scelte che fanno, gli amici che hanno. Non si possono affrontare tutti i problemi del mondo: siamo di fronte ad un fenomeno recente, importante, significativo come quello della aumentata capacità da parte di molte famiglie, di accogliere figli "non generati". Contemporaneamente, esistono paesi in cui lo stato di abbandono dei bambini non accenna a diminuire. Mettere insieme queste due realtà, trovare modi adeguati per offrire di più a questi bambini con il massimo della protezione, delle garanzie, è doveroso. La prima protezione che possiamo offrire è quella di una regolamentazione che elimini i rischi di incontrollabilità, che elimini tutto quello che è "commercio": un bambino comperato, o comunque ottenuto attraverso canali illegali, non può essere difeso. Se è vero che l'amore non basta, io tendo però a pensare che anche la legge non basta. O, almeno, una volta stabilite le "regole", si ritorna al bisogno di amore. Non si può imporre per legge di amare un bambino, generato o no. Quello che si potrebbe offrire "in più", oltre la legge, non è, ovviamente, una "scuola di amore" peri genitori, adottivi, affidatari o naturali che siano, ma almeno un aiuto significativo. Per chi prende un bambino in affidamento, per chi decide una adozione, dm,,-ehbe essere disponihil, ,,,·i servizi di territori1\ u11 appoggio un prì ,,,;, . ,,,.,istente di quello c/1,·.,• disponibile oggi; dis11011ibile,fral'altro, in alcune realtà territoriali e non in altre. Un appoggio non solo psicologico, ma più complesso: perché non spiegare di più sulla cultura di provenienza dei bambini, perché non tentare davvero una apertura ad altre culture, invece di puntare alla solita "integrazione", che significa poi adeguamento, appiattimento, richiesta di dimenticare? È una possibilità, una speranza. lo continuo a pensare che si sono fatti molti passi avanti, rispetto a quando l'adozione era semplicemente un metodo legale per risolvere questioni di eredità; o rispetto a quando i bambini da adottare si potevano "scegliere" negli orfanotrofi, e molto spesso la ratifica della adozione, che si faceva alla Corte d'Appello, passava attraverso "accordi" fra la famiglia adottiva e la famiglia di origine, anche se ufficialmente non si dovevano conoscere ... Oggi abbiamo problemi diversi. Abbiamo una realtà diversa, una società che si apre ad altre culture. Potremmo, dovremmo avere più strumenti. Di tutti i tipi. Ripeto, gli strumenti legali, le leggi, le norme internazionali sono indispensabili. Poi, ci vuole anche altro. Ma alcune regole, almeno alcune regole, devono essere definite e rispettate. Non si può che partire da questo.
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