IL CONTESTO zione dell' ex Ddr è vittima di "entimenti d'inferiorità", mentre una parte della popolazione dell'ex Rft sarebbe in preda a un 'euforia dovuta a "sentimenti di superiorità". Anche questa è ovviamente una schematizzazione. I nostri amici della Germania occidentale sono assolutamente scevri da simili "sentimenti di vittoria" o di "superiorità", essi sono quello che sempre sono stati: arnici nostri che capiscono benissimo i nostri problemi. Ci sono anche tanti tedeschi occidentali che stanno lavorando nei nuovi Uinder federali nei piu diversi settori e che sin da principio hanno avuto, o nel corso del lavoro hanno comunque sviluppato, questa capacità di comprensione: È un processo che dà adito a molte speranze. D'altro canto sono in atto anche processi che acuiscono i suddetti "sentimenti d'inferiorità". Sovente si tratta di processi economici. Un esempio: c'è un milione e mezzo di domande inoltrate da cittadini della Germania occidentale, che reclamano la restituzione di terreni o alloggi di cui un tempo erano proprietari e nei quali oggi abitano cittadini della Ddr, che in gran parte li hanno regolarmente acquistati (spesso dallo Stato). Esistono quindi due "proprietari", ed è facile immaginare come la prospettiva di un'eventuale restituzione di tali proprietà costituisca un fattore di grande insicurezza. Si tratta di un problema economico ma anche socio-psicologico di massa. Al tempo stesso, proprio quella che da noi viene comunemente definita "l'incertezza dei rapporti di proprietà" impedisce che i tanto citati e tanto auspicati investitori dall'ovest vengano per investire in imprese da costruire ex novo o comunque da risanare. Si tratta ancora di un processo monodirezionale, dall'ovest ali' est, poiché va da sé che nessun cittadino o quasi nessun cittadino della Ddr durante il "socialismo reale" ha potuto accumulare capitale sufficiente per fondare adesso un'impresa di dimensioni importanti. Non sto parlando di imprese artigianali, per le quali la situazione è diversa, benché anche questo processo sia monodirezionale, dall'ovest ali' est. Dall'est all'ovest è invece tuttora in atto un forte processo di emigrazione. Una delle ragioni della rapida introduzione del marco occidentale fu a suo tempo la speranza che ciò avrebbe potuto bloccare la "emorragia" di gran parte della manodopera, spesso anche di personale medico e paramedico, di ingegneri ecc. dalla Ddr. Si è verificato l'esatto contrario: ogni mese 20.000 cittadini della ex Ddr vanno all'ovest dove trovano lavoro. Un'infermiera nella Ddr, pef esempio, percepisce soltanto il 60% dell'equivalente retribuzione di un'infermiera a Berlino ovest, in un ospedale occidentale a un chilometro di distanza, sicché a Berlino est in molti ospedali e in particolare nei reparti di terapia intensiva e di pronto soccorso si ha una drammatica situazione di carenza di personale. Non racconto queste cose per catastrofismo o per il gusto dello scandalo, bensi per cercare di illustrare i mutamenti intervenuti anche nella psiche delle persone, mutamenti che adesso, a tre anni dalla riunificazione, risultano sempre più evidenti. D'altra parte, molti dicono che stiamo pur sempre meglio rispetto alla gente e alle situazioni equivalenti in Polonia o in Cecoslovacchia, dove la riunificazione non c'è stata e dove mancano i grandi flussi di denaro che dalla Germania occidentale sono destinati ai Lander orientali per compensare, per esempio, gli effetti piu gravi e immediati della disoccupazione. Sono tutti processi che in sé non sono univoci e che quindi non possono venir illustrati in maniera esauriente avvalendosi di schematizzazioni semplicistiche del tipo "buono" e "cattivo", ma che possono venir compresi in tutta la loro complessità soltanto se si vive in quelle regioni. KazimierzBrandys. Circa un mese fa a Parigi ho partecipato a un dibattito in una grande libreria a cui presero parte un intellettuale cecoslovacco e uno polacco, un dibattito a più voci. Vi presero parte un intellettuale cecoslovacco, Antonin Liehm, molto impegnato 8 nell'opposizione prima di lasciare il suo paese negli anni Settanta dopo l'invasione dell'esercito del Patto di Varsavia, e Adam Michnik, l'intellettuale polacco che fu prigioniero politico del regime comunista, oggi deputato al Parlamento polacco e redattore capo del più popolare quotidiano polacco,la "Gazeta Wyborcza". Per me era estremamente importante e significativo il dialogo tra i due, soprattutto quanto diceva l'intellettuale polacco, Adam Michnik. Egli esprimeva molta preoccupazione per la tensione creata dai conflitti sociali nel suo paese e ha attirato la nostra attenzione sul linguaggio utilizzato dai mass-media polacchi e sul progressivo infuocarsi dei dibattiti riguardanti la politica, la storia, la cultura. A un certo punto usò un termine che scioccò il pubblico, dicendo che il linguaggio usato dalla stampa polacca era un linguaggio da guerra civile. Qualcuno del pubblico protestò dicendo: "Quale guerra civile? Oggi in Polonia vige la libera democrazia come in Francia o in Italia e ci sono quei conflitti normali per i regimi democratici." Allora Michnik raccontò (e bisogna tenere presente che l'incontro si svolgeva mentre era in atto la guerra civile in Croazia) che si era recato in Jugoslavia molto prima che scoppiasse la guerra civile in Croazia e che già allora lo aveva colpito il linguaggio della stampa e il livello di odio presente nel dibattito politico. A suo avviso quel linguaggio pieno di odio preannunciava la guerra civile che poi realmente scoppiò. Questo dunque diceva un giornalista famoso, uno storico. Anche se si sa che Michnik ama colorare un po' le cose che racconta, bisogna ammettere che certi odi e invidie sono molto presenti anche in Polonia. Dopo la caduta del regime comunista si ebbe come un'eruzione dell'odio, della bile, come se venissero fuori tutte le tossine fino allora nascoste. Adesso ci si chiede: contro chi si indirizza questa eruzione di sentimenti negativi? Si dice che la Polonia è l'unico paese dove vige l'antisemitismo senza che ci siano più gli ebrei, infatti non esiste quasi più una minoranza ebraica, sono rimaste solo alcune migliaia di persone sopravvissute all'Olocausto. È però gente anziana, o quella che è rimasta dopo il '68, l'anno in cui il regime comunista combattè il cosiddetto sionismo, celando l'antisemitismo. Di questa gente ne è rimasta ben poca eppure gli accenti antisemiti nella stampa e nella televisione sono pur sempre abbastanza forti: questo è dunque uno dei destinatari dello scontento popolare in Polonia, che serve per scaricare l'insoddisfazione, la delusione e l'angoscia. Inoltre sta venendo fuori una forte tendenza a voler fare i conti con il periodo comunista, con la gente che ricopriva posti importanti, che lavorava con la polizia, che appoggiava il regime nei vari settori della vita sociale dal 1945 in poi. Bisogna dire una cosa curiosa, tali tendenze in Polonia assumono una fonna più blanda rispetto ad altri paesi con una storia simile, la Cecoslovacchia per esempio, o l'ex Repubblica democratica tedesca. È significativo che il primo governo della Polonia indipendente, guidato da un cattolico, Tadeusz Mazowiecki, perseguitato dal regime comunista, ha lanciato la slogan: "separiamoci dal passato tracciando semplicemente una linea". Come per dire: "non vogliamo rivincite, non vogliamo vendicarci con le persone che hanno commesso errori nel passato, tranne quelle che hanno commesso crimini e reati". Quest'atteggiamento ha suscitato una forte opposizione di una parte della classe politica e di una parte della società, ma viene tuttora rispettato e i successivi governi non hanno cambiato posizione, così come è successo in altri stati come la Cecoslovacchia. Invece è curioso l'atteggiamento verso i 'vecchi eroi', come li chiamo io ... Bisogna rendersi conto che per parecchi anni, attraverso tutti gli anni Settanta, si batteva per la libertà in Polonia solo uno sparuto nugolo di persone. Ali' inizio poche decine, poi qualche centinaia, ma questo fenomeno non assumeva certo dimensioni di massa. Una nazione di quasi quaranta milioni di persone osservava immobile un gruppetto di persone che cercava di
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