Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

Dalle riserve di Caughnawaga all'Emporio Armani. Edmund Wilson e gli Irochesi a cura di Franco Carnevale La fotografia alla quale "Emporio Annoni" ha affidato, per un periodo non sappiamo quanto lungo, la propria immagine afini pubblicitari rappresenta J l operai (o, 7 in una versione riformata) degli anni '30, seduti a mezza miglio di altezza sull'erigenda Rockefeller Center (amo' di personaggi di impresepio aggiornato, quale può essere Manhattan) come essi possano far vendere vestiti e altre cose più omeno intime, qualcuno, reclamandone le ragioni (altrimenti gli operai di quella .foto non avrebbero avuto la notorietà che hanno avuto), riuscirà anche a spiegarlo, ma rimane un mistero, un.mistero moderno, con tutto il suo fascino, come so leva dire Prévert. Ben sapendo che parlare di quella foto o a partire da quella sifinisce perfare pubblicità indiretta ad Armani non dovrebbe essere sprecata l'occasione dellasuagrandediffi1sione efortuna, anche tra gli operatori della prevenzione che non vestono Armoni, per fare delle considerazioni su argomenti più con.geniali alla SNOP. Le considerazioni che si potrebbero fare sono molte e di vario ordine: sulla carenza di misure oggettive per evitare la caduta dall'alto (gli operai ben.- ché abitualmente chiamati "uomini volanti" o ''.funamboli dell'acciaio" sono sprovvisti di ali, di paracadute, di caschi regolamentari e mancano le reti di contenimento); sul pericolo di irifortuni elettrici (uno dei cavi che si vede nella foto è in tensione); sulla abbondanza di misure soggettive per realizzare elementi di sicurezza (esperienza, capacità, essere irlandese o indiano della tribù degli Irochesi, non soffrire di vertigini, avere la necessità di salari più alti); sulla parziale efficacia dei mezzi soggettivi di prevenzione (i bollettini ufficiali affermano, ad esempio, che 14 operai, non è dato sapere su quanti addetti, son.omorti durante i 18 mesi impiegati per la costruzione della guglia Art Deco dell 'Empire State Building); sull'abitudine mai corretta degli edili di mangiare, bere e fumare sul posto di lavoro; sulla.fotografia, non vista quale posa, ma come ausilio della prevenzione; sulle bonifiche da con.segnare all'archivio dell'lSPESL; ecc. Lascio ad altri, più volenterosi, tali incombenze; a me quella foto (che ha per titolo,forse di origine redazionale, "ora di pranza in cima ad un grattacielo", di anonimo, ritrovata nel/' archivio Bettmann di New York) ed altre di Hine e di Kadel dello stesso periodo rappresentanti gli stessi soggetti pubblicate nel N.6 di "Emporio Arman.i Semestrale Magazine" ed altre ancora di Evans ed Abbot, mi hanno fatto ritornare in mente, e con una non piccola dose di emozione, una lettura giovanile. Si tratta del libro di Edmund Wilson. che ha per titolo Dovuto agli Irochesi tradotto da Marisa e Luciana Su/gheroni e pubblicato in Italia nel 1962 dalla casa editrice Il Saggiatore di Milano. Da questo libro (scritto da Wilson per sostenere che un certo terreno nei pressi di New Yorkapparteneva agli Irochesi in base ad un trattato del 1784), ed in particolare dal saggio di Joseph Mitchell anteposto alla memoria di Wilson, ho ritenuto utile trarre, senza alcun commento (perché superfluo), delle citazioni indispensabili per inquadrare meglio la foto di Armani (molti dei "funamboli dell'acciaio" o la totalità di quelli addetti alla costruzione di alcun.i ponti o grattacieli erano Irochesi). Alcune citazioni, oltre che dovutamente commemorative (siamo nel 1992) per i 500 anni della conquista delle americhe ed in linea con i festeggiamenti in onore di Cristoforo Colombo (e, per i fiorentini, di Amerigo Vespucci) risultano opportune per completare la trattazione, fatta nei Convegni SNOP di Vicenza (patria del Pigafetta), del "comparto edilizia" con quel particolare ciclo lavoràtivo che è la costruzione mediante strutture di acciaio, più abituale negli Stati Uniti e meno frequente in Italia. Non assente però; proprio il nostro Servizio di recente si è trovato a dover intervenire, con gli strumenti e la incisività che il caso richiedeva, in un cantiere dove venivano svolte (con strumenti più modem.i, ma con una organizzazione del lavoro sovrapponibile) le stesse mansioni descritte da Mitche/1. (F. C.) I più vagabondi fra gli indiani del Nordamerica sono un gruppo di Mohawk di sangue misto che risiedono nella riserva di Caughnawaga, sulle rive del fiume San Lorenzo, a Quebec. Oggi sono noti col nome di Caughnawaga, ma in passato erano chiamati Mohawk cristiani o Mohawk oranti.( ...) Nei primi anni di esistenza di Caughnawaga, gli uomini rimasero tenacemente fedeli alle attività tradizionali degli antichi Irochesi. I gesuiti cercarono invano di trasformarli in agricoltori. Durante l'estate, mentre le donne coltivavano la terra, essi pescavano. In autunno e in inverno, andavano a caccia nelle foreste intorno a Quebec e ritornavano di tanto in tanto al villaggio con le LATERRA 11 Edmund Wilson (1895-1972) è stato uno dei maggiori critici letterari degli anni TrentaSessanta. Ha scritto anche commedie e poesie e soprattutto tre saggi insoliti: Stazione Finlandia (1940, trad. Rizzali) sulla rivoluzione russa, / manoscritti del Mar Morto ((1955, !rad. Einaudi) e Dovuto agli Irochesi (1960, !rad. Il Saggiatore). canoe cariche di carne di cervo, alce e orso affumicata. Più tardi, intorno al 1700, alcuni dei giovani della prima generazione nata a Caughnawaga si avventurano sino a Montreal e trovarono lavoro nel largo giro del traffico di pellicce, allora nelle mani dei Francesi. (...) Nel 1886, la vita di Caughnawaga subì un brusco mutamento. Nella primavera di quell'anno la Dominion Bridge Company iniziò la costruzione di un ponte ferroviario sospeso sul fiume San Lorenzo per la Canadian Pacific Railroad, un ponte che dal villaggio francocanadese di Lachine sulla riva settentrionale doveva raggiungere un punto situato sulla riva meridionale, propi"io a valle di Caughnawaga. La D.B.C. è la più grande impresa costruttrice di strutture in ferro e acciaio del Canada; la sua potenza è pari solo a quella della Bethlehem Steel Company degli Stati Uniti. In cambio del diritto sul territorio della riserva per l'erezione del ponte, la Canadian Pacific e la D.B.C. promisero di impiegare nei lavori il maggior numero possibile di Caughnawaga. I documenti relativi al ponte, raccolti nell'archivio della compagnia costruttrice, dimostrano chiaramente che secondo gli accordi gli indiani avrebbero dovuto essere impiegati in qualità di manovali per lo scarico dei materiali, scrive un funzionario della D.B.C. in una lettera di qualche tempo fa. Ma gli indiani non parevano molto soddisfatti di tale occupazione e coglievano ogni occasione per avventurarsi su Iponte, tanto che di venne impossibile tenerli lontani dalle opere. Progredendo la costruzione, apparve chiaro ai dirigenti che gli indiani possedevano una straordinaria qualità: ossia non dimostravano paura alcuna delle grandi altezze. Se riuscivano a sfuggire alla sorveglianza, si arrampicavano lungo gli archi del ponte e camminavano lassù, calmi ed impassibili come i più incalliti tra i nostri operai specializzati, la maggior parte dei quali era allora costituita da vecchi lupi della marina a vela, scelti proprio per la loro capacità di lavorare sospesi a grande altezza. Gli indiani erano agili come capre. Camminavano sulle travi sottili lanciati nel vuoto sopra il fiume, che è in quel punto particolarmente impetuoso, orrido a vedersi così dal l'alto, ed era come se facessero una passeggiata in campagna. Il fragore della ribattitura, così assordante da trapassare i timpani e capace da solo di dare la nausea e vertigini ai novellini del mestiere, li lasciava :s ~ = .. ;: .. e =

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