MEDICI DEL LAVORO Nel 1988, promuovendo una indagine sullo stato dei servizi di prevenzione in Italia, abbiamo capito che eravamo pochissimi e che intere regioni, erano - e ancora sono - praticamente prive di veri e propri servizi ten-itoriali di prevenzione: parliamo della Campania, del Molise, della Basilicata, mentre in altre le risorse sono scarsissime. Certamente questi servizi, se funzionano, "rompono un po' le scatole", soprattutto rompono quel muro di omertà che, anche nella pubblica amministrazione, fa tacere sugli abusi e gli infortuni in edilizia, su discariche illegali di rifiuti tossici, su minori ed extracomunitari al lavoro nero. Non è quindi un caso che in alcune regioni meglio amministrate - pensiamo all'Emilia Romagna, alla Toscana, al Veneto, alla Lombardia, alla Liguria, all'Umbria - in questi venti anni siano nati e cresciuti pur in mille difficoltà servizi di medicina del lavoro, ambientale e più in generale di sanità pubblica, mentre in altre regioni dove lo Stato è un po' deboluccio e il senso del rispetto delle leggi un filino aleatorio, tutto ciò sia infinitamente più difficile e fare il "pubblico funzionario" pulito non sempre gratificante, anche se a ben vedere anche Kafka faceva un lavoro simile e in tempi non facili! I nostri dati hanno interessato molti. Ben due commissioni parlamentari: la commissione Affari Sociali della Camera e la commissione del Senato sulle condizioni di lavoro, nata a seguito della tragedia al porto di Ravenna, hanno utilizzaLATERRA 9 to i risultati di questa nostra indagine e nelle loro conclusioni, peraltro unanimi, si afferma che "occoITeinvestire risorse culturali, finanziarie e umane nella prevenzione". Peccato che poi non se ne è fatto nulla ... e che questa legislazione rischi di concludersi senza utilizzare un bel lavoro di inchiesta e delle proposte fattibili. E tutto questo in un silenzio-stampa generale. Questo silenzio, questo mancato interesse dei media intorno alle proposte e alle esperienze positive in tema di prevenzione rimane un cruccio cui non ci siamo ancora rassegnati. A parte qualche coraggiosa trasmissione di "Diogene" e qualche intervista a tv locali, qualche bella inchiesta diretta di Santo della Volpe, qualche spocadica citazione sul "Sole 24 Ore"o sul "Manifesto" e alcuni recenti articoli da noi pilotati che nel vuoto estivo del '91 (prima del golpe in URSS ovviamente!), sono stati dedicati al famoso decreto 277, un piccolo golpe nostrano del Governo Andreotti per recepire al peggio alcune direttive CEE sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ben poco possiamo vantare. Si è tentato di riflettere anche in un recente Convegno a Pisa dove abbiamo spietatamente analizzato la nostra incapacità come servizi pubblici di prevenzione e come SNOJ:>di considerare l'informazione, la comunicazione come un atto fisiologico al nostro quotidiano operare, come fosse logico avere e usare l'indirizzo di giornalisti, < ! 11:1 I> .. ; .. e z I>
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