Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

MEDICI DEL LAVORO gono cioè delineate le principali strade di lavoro per un genere di attività (la Prevenzione Primaria dei rischi nei luoghi di Lavoro) fino ad allora sconosciuta alle strutture pubbliche. La necessità di un tale dibattito scaturiva dall'assenza di tradizioni, stiIidi lavoro, prassi con sol idate che fossero l'eredità delle strutture precedentemente esistenti. Si era infatti realizzata una vera e propria "rottura" nella risposta a questi problemi che la società, attraverso gli organi dello Stato, si era data, tra prima e dopo la grande ondata di lotte operaie della fine degli anni '60. Le strutture, gli uomini, i modi di lavoro di chi si era occupato professionalmente di salute e sicurezza dei lavoratori prima di allora, derivavano da un compromesso sociale originato negli anni del primo grande decollo industriale italiano. Ci riferiamo al dibattito svoltosi tra la metà degli anni '80 e i primi cinque, dieci anni del nostro secolo, sulla "Questione sociale", come ci si riferiva allora alla condizione degli operai e delle loro famiglie. Anche in quell'epoca grandi lotte operaie avevano indotto una prima risposta sul piano legislativo che, nel campo della tutela della salute in fabbrica era consistita nella sia pur tardiva e insufficiente nascita del!' Ispezione nei Luoghi di Lavoro (L. Carozzi, Il lavoro nell'igiene, nella patologia, nell'assistenza sociale, G. Barbera Editore 1914).11modello scelto era quello della tutela "passiva", delegata allo Stato, di diritti fondamentali, spesso violati nel rapporto ineguale tra datore di lavoro e prestatore d'opera. Lo scopo era quello di moderare gli eccessi nello sfruttamento della forza-lavoro, ritenuti forieri di minacciose lotte sociali. Nel contempo di garantire una regolare disponibilità di "braccia" al sistema produttivo in fase di grande espansione. Con le lotte dell'Autunno caldo e seguenti cambia radicalmente questo quadro. Non più intervento di tutela legislativa, dall'alto, ma intervento di tutela "attiva" delle condizioni del proprio lavoro da parte dei diretti interessati, in una periodizzazione che Giulio Maccacaro definiva "Dalla difesa alla lotta" nel campo della salute operaia (Classe e Salute ora in "Per una medicina da rinnovare. Scritti 1966-1976" Feltrinelli 1979). Di fronte a questi cambiamenti la risposta delle istituzioni avviene sia sul versante legislativo con l'adozione di norme estremamente avanzate come lo Statuto dei Lavoratori (L. 300/ 70), sia con l'abbandono progressivo delle strutture fino ad allora preposte alla tutela della salute nei luoghi di lavoro. Erano esse l'Ispettorato del Lavoro e l'Ente Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni (ENPI). Tali strutture vengono ritenute dai lavoratori non più in grado di operare secondo i rinnovati paradigmi: partecipazione degli utenti all'azione di tutela, non delega agli "esperti" della valutazione sui fattori di nocività, promozione della salute anche attraverso forme di diffusione delle conoscenze. La prima fase del dibattito tra gli operatori del Coordinamento termina con la promulgazione della legge 833/78 di Riforma Sanjtaria, che sancisce l'adozione del modello della Prevenzione primaria da parte dei costituendi servizi di medicina del lavoro. Per chi è già presente in queste strutture l' allargamento delle competenze che la legge offre agli LA TERRA 3 < Le foto che illustrano queste pagine fanno parte di un servizio sulle miniere italiane: una miniera di sale di Petralia (Sicilia), una miniera di carbone di Carbonia (Sardegna), una miniera di marmo di Carrara (Toscana). I = ,.. J; ,.. e: z z-

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