Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

INCONTRI/PENNAC queste difficoltà ci si rende conto del loro carattere totalmente gratuito. Ecco, scrivere per me significa appagare il mio bisogno profondb di gratuità, e al contempo coinvolgere in essa anche gli altri, dato che non esiste atto più gratuito della lettura. Certo poi ci sono altri interessi nella scrittura. Ad esempio, per me l' immaginazione prende a volte il posto della memoria. Non le sembra un'idea di letteratura eccessivamente innocente? Attenzione, gratuità non significa innocenza. Al contrario, quando si scrive non si è mai innocenti. Evidentemente nei miei libri ci sono dei valori che sono i miei: e questi valori entrano spesso in conflitto con quelli proposti dall'epoca e dalla società. Inoltre, non solo so berie che la mia scrittura non è affatto innocente, ma oltretutto per molte persone essa è persino colpevole, almeno stando alle lettere di insulti che ricevo. Al centro dei suoi libri c'è l'universo di Belleville e la sua società cosmopolita dove convivono razze e culture differenti ... Ho passato la mia vita frequentando persone di razze, culture e religioni diverse. Vivo qui da dieci anni, in questo quartiere che è una realtà ricca di lingue e culture diverse. Qui arabi ed ebrei vivono insieme da sempre senza massacrarsi. Ci sono armeni e turchi, africani e asiatici, cambogiani e vietnamiti, serbi e croati, e tutti convivono. Dunque Belleville è un quartiere cosmopolita che dimost;a la possibilità di una coesistenza senza conflitti tra etnie diverse che altrove sono in guerra. In Francia oggi risorgono razzisti e discriminazioni. Come spiega questo ritorno dell'intolleranza? Non lo so esattamente, ma sono assai inquieto, anche perché non credo che sia un fenomeno passeggero. Le crisi economiche sono sempre molto pericolose perché producono facilmente un capro espiatorio. Dai noi, in particolare, le vittime s0no gli ebrei e gli arabi, i primi da molto più tempo che i secondi, visto che in Francia esiste una borghesia profondamente antisemita. Recentemente ho avuto l'occasione di sfogliare numerosi giornali degli anni Trenta, quando in Francia era presente lo stesso numero d'immigrati che c'è oggi. A quel tempo i discorsi nei confronti degli italiani e dei polacchi erano gli stessi che oggi vengono fatti contro gli arabi e gli africani. Purtroppo viviamo in una realtà che non si preoccupa mai di misurare la realtà degli altri. Siamo ossessionati dai fantasmi e discutiamo le tesi razziste del Fronte Nazionale di Le Pen come se fossero delle opinioni plausibili: quelle però non sono opinioni, sono già dei delitti. Insomma, la Francia è un paese strutturalmente razzista e antisemita, bisognerà quindi battersi per impedire il peggio. Per altro il tema del capro espiatorio è al centro dei suoi tre romanzi. .. Sì, perché non appena un gruppo si costitui;ce crea immediatamente un capro espiatorio, come se questa fosse una necessità ineluttabile. Queste dinamiche nella scuola si possono vedere 72 benissimo. Quando ho creato il personaggio di Malaussène, ho pensato che sarebbe stato divertente far di\rentarequella del capro espiatorio una vera e propria professione, con tutte le conseguenze che ne derivano. Oltretutto, in questo modo potevo invertire lo stereotipo del detective duro e tutto d'un pezzo. Ne è nato quindi un personaggio essenzialmente doppio, che non può prendere sul serio né se stesso né la realtà che lo circonda. Da qui derivano i suoi ironici commenti su ciò che gli accade e su ciò che vede, commenti che sono interessanti proprio per via del suo particolare punto di vista. Il suo terza romanza, La prosivendola, ruota in gran parte attorno al mondo dell'editoria, che per altro non ne esce molto bene. Come mai? Non vedo perché l'universo del libro dovrebbe essere migliore del resto del mondo, dato che in fondo esso non è altro che il riflesso della realtà in cui nasce. Quindi anche nell'editoria ci sono gelosie, meschinità, carrierismi: è un universo profondamente ridicolo ma al contempo sconvolgente. La vanità di questo mondo e delle sue polemiche mi ha sempre impressionato: che della gente possa litigare attorno e a causa dei libri mi sembra emozionante. Sarebbe meraviglioso se si potesse trasferire ogni conflitto reale su un terreno simbolico come quello della letteratura: le grandi battaglie scatenate dai romantici nel XIX secolo hanno fatto certamente meno morti di quelli provocati da Napoleone che era illoro eroe ... Per la verità, io sono un po' un outsider: non sono molto inserito nel mondo letterario parigino, faccio il professore, ho la mia famiglia, insomma ho altre occupazioni e interessi al di fuori del mondo dei libri ... Lei stapreparando un quarto romanzo della serie di Malaussène: lavorare su una serie di testi in cui ritornano di continuo i medesimi elementi è un vantaggio o una complicazione? Esteticamente è un problema, perché si corre il rischio di ripetersi e di stancare il lettore. Ma contemporaneamente è molto interessante perché è un'avventura vitale: è co.me se si vivesse con qualcuno. In genere, alla fine di un libro, i romanzieri pensano di aver sfruttato sino in fondo le potenzialità di un personaggio e quindi lo abbandonano. Io mi dico che il personag-. gio continua a vivere dopo di me, di conseguenza perché non provare a seguirlo nel tempo. Lavorare ancora sullo stesso materiale, è un'esperienza che arricchisce, anche se oggi so che quello che sto scrivendo sarà l'ultimo romanzo della serie. Quando avrò terminato il mio "Quartetto di Belleville" parafrasando ironicamente il "Quartetto di Alessandria di Durrell", mi dedicherò ,id altre idee di romanzo, che però troveranno altri supporti e tonalità diverse da quelle tlel romanzo poliziesco. Adesso che ha raggiunto il successo, non le viene voglia di dedicarsi esclusivamente alla scrittura? Sono vent'anni .che insegno e non ho alcuna intenzione di smettere, dato che non ho la sindrome della torre d'avorio: i ragazzi sono la realtà, e poi alimentano la mia voglia di scrivere.

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