GIALLI, METAFORE E STEREOTIPI Incontro con Daniel Pennac a cura di Fabio Gambaro Daniel Pennac ha quarantasetteanni e vive a Parigi, dove insegnafranceseinun liceo. Dopo -aver scritto un saggio sul- ! 'esercito, taccont i per l'infanzia e due . libri di fantapolitica burlesca, Les enfan1s de Yalta e Père Noel. nel I985 ha pubbiicato Il Paradiso degli orchi (Feltrinelli. 1991), giallo atipico e divertente, il cui protagonistaè Benjamin Malaussène. giovane ingenuo e anticonformista, di professione capro espiatorioe detective suo malgrado. Nel romanzo, lo affiancano bizzarri e stravaganti personaggi che vivono tutti nel quar- Daniel Pennac in una foto di Jaques Sassier tiere parigino di iGallimard) Belleville, la cui atmosferacosmopolita fatta di linguee culture diverse è una delle caratteristicheessenziali del libro.Questi stessi elementi si ritrovanoanche nei due romanzi successivi, La Fée carabine (Gallimard, 1987) e La Prosivendola ( 1989, Feltrinelli, 1991), opereche hannoconsacratoil successodelloscrittore(solamente.inFrancia, il suoultimoromanzohavenduto più di 150.000 copie), che così è rius~itoad imporsi al di fuori dell'uni-_ verso ristrettodei lettori di romanzipolizieschi.Aciò hannosicuramente contribuito,oltre che l'efficacia delle vicende ben congeniate, l'originalità e l'ironia delle soluzioni linguistiche,nelle quali Pennacha sfruttato abilmente le risorse della lingua parlata e dei gerghi giovanili. . Pennac-che ha da poco terminato un saggio sulla lettura, Camme un roman (Gallirnard, 1992), e sta ora lavorando al quarto e conclusivo romanzodella serie di Malaussène- ci ha accolto a Parigi con grande simpatia e cordialità. · Esce in questi giorni in Francia un suo libro sulla lettura, Cornme un roman, che difende i diritti del lettore. Può dirmene qualcosa? In realtà, il libro è nato quasi per caso. Un giorno mia figlia di otto anni mi ha chiesto di farle "ripassare" la lettura per la scuola, e nei suoi occhi c'era la paura di passare per una stupida, se il giorno dopo non fosse stata capace di spiegare ciò che aveva letto. Per altro, anche i miei allievi sono spesso terrorizzati dall'idea di leggere. Così, ho cominciato a scrivere qualcosa sulla paura di leggere, sui motivi di questa paura e sui mezzi per sconfiggerla. '.Ne è nato un saggio behaviorista, nel quale non analizzo la lettura ma descrivo alcuni comportamenti, mettendomi nei panni del bambino che ascolta una storia, in quelli dell'adolescente che si annoia davanti ad un libro, e così via. Il libro è tutto qui, e si 68 conclude con l'enunciazione di quelli che possono essere considerati i diritti del lettore ... Cioè? Ad esempio, il diritto di non leggere, di saltare delle pagine, di leggere qua e là, di abbandonare un libro a metà, il diritto di non parlare di quello che si è letto. Insomma, il diritto di fare tutto ciò che in genere è vietato ai giovani lettori. Uno dei diritti fondamentali del lettore è quello di tacere, di non cedere di fronte al rompiscatole che viene a chiederci: "Allora, hai capito? Cosa ne pensi?". Per fortuna oggi nessuno viene più a chiedermi se ho capito quello che ho appena finito di leggere. Nel libro però ci sono molte altre cose... Nella prima parte, insisto molto su quella che per me è la lettura-regalo, la lettura delle favole ai bambini piccoli. Mi sembra estremamente importante passare del tempo con i bambini leggendo loro delle storie: per loro è il primo vero contatto con la letteratura. Di conseguenza, riabilito la lettura a voce alta, cosa ad esempio che io faccio quando i miei studenti mi dicono che a loro non piace leggere. Scoprono così che ascoltare delle storie è bello, diventano meno diffidenti nei c6nfronti'dei libri. Insomma, il suo è un libro per combattere le scarse letture dei giovani? È un libro per riconciliare i bambini e gli adolescenti con la lettura. lo credo infatti che il piacere della lettura non muoia mai: è smarrito ma non perso definitivamente, perché l'emozione che si prova da piccoli scoprendo le fantastiche capacità creative e rappresentative della scrittura è un'emozione che non si dimentica. Si tratta del piacere profondo e primario della decifrazione, che è poi il piacere dell'alchimista: un piacere che si riproduce ogni volta che leggiamo. Ma come mai i giovani smarriscono tale piacere? Le risposte sono molte: per alcuni è colpa della televisione, per altri dei videogiochi, ma anche la scuola e la società dei consumi sono spesso additate in quanto responsabili. Invocando queste cause oggettive (le quali per altro hanno spesso qualche fondamento), ci si libera però da ogT)iresponsabilità soggettiva: è sempre colpa di un sistema che ci sfugge. Personalmente penso che la lettura e la televisione possano tranquillamente coesistere: a casa mia ho una libreria e una televisione, non bisogna avere vergogna di guardare la televisione, non bisogna demonizzarla. Spesso però i genitori obbligano i figli a leggere, mentre loro passano le serate davanti alla televisione ... e poi si stupiscono che ai figli non piaccia leggere! Nelle famiglie dove i genitori leggono anche i' figli leggono. La lettura è un comportamento che si può trasmettere: ai bambini infatti noi non trasmettiamo dei valori ma dei comportamenti. Anche la scuola può fare la sua parte, ma per fare ciò deve rinunciare almeno in prima istanza al primato del senso su quello della storia. Per riconciliare i giovani con i libri, occorre riconoscere che la lettura è innanzitutto il piacere di una storia, è il piacere superficiale di un'avventura che si segue di
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