IL BLUES DI CROW JANE Barry Callaghan traduzione di Riccardo Duranti Barry Callaghan (Toronto 1937) insegna letteratura inglese alla York University di Toronto. Poeta, narratore e giornalista, è stato anche corrispondente di guerra. Fra i.suoi libri: The Hogg Poems and Drawings (1978), Se_venLast Words (1983), The Black Queen Stories (1982). Nel 1980 ha curato un'antologia di Canadians Travellers in ltaly. · Cristo cammina anche in questo distretto infernale Crow Jane, la cantante dei night club locali, passeggiava per Spadina Avenue con le mani in tasca. Il bavero e i polsini della giacca jeans che aveva indosso erano tempestati dì bottoni cromati. Era quasi mezzanotte, ma sul marciapiedi e parte della strada davanti al Silver Dollar Show Bar c'erano ancora cinque ragazzini dalle gambe storte che giocavano a baseball usando un manico di scopa e una pallina di plastica, mentre nel portone vicino alla tavola calda Crescent alcune immigrate, quasi sicuramente donne delle pulizie, avevano formato un capannello attorno a un giornale del loro paese. Le loro risate di cuore toccarono il groppo di solitudine che Crow Jane si sentiva dentro ormai da una settimana, una solitudine che le aveva lasciato un vago senso di perdita, ma non era sicura perdita di cosa ed era per questo che ora passeggiava in quella zona che lei conosceva così bene, gettando l'occhio dentro ai locali che aveva frequentato ai suoi tempi e passando in mezzo alle puttane che a tarda notte ancora si sporgevano sulla strada tra le macchine parcheggiate, e per un attimo Crow Jane .si sentì meglio, rivedendosi anni prima quando era solita incedere lentamente per quella strada di cui sapeva tutto: lassù al secondo piano c'era il contrabbandiere che teneva le due bellissime prostitute cinesi gemelle che si esibivan·o tutte le sere a mezzanotte; laggiù in Augusta Street, dietro le bancarelle dei fruttivendoli, abitava Lambchops, il gigantesco ebreo polacco dalle mascelle poderose che lavorava come buttafuori nei night club. Ma poi, osservando uria spilungona bianca daV1J.ntialla vetrina di una modista, il piacere con cui si aggiustava i capelli guardando la sua immagine riflessa nel vetro, Crow Jane si strinse nelle spalle e abbassò la testa, improvvisamente sconsolata. Quando rialzò lo sguardo, la ragazza era sparita. Un autobus vuoto si staccò dal marciapiedi immettendosi nel traffico e allora lei si voltò e riprese a risalire lentamente la strada e finì poi per entrare nel Silver Dollar dove sul palcoscenico vide una ragazza nera con indosso un vestito scintillante di paillettes argentate che le lasciava la schiena nuda. Crow Jane si sedette in un angolo in penombra e si mise a tracciare cerchi nella patina di condensa lasciata sul tavolo dalle bottiglie di birra ghiacciata mentre ascoltava la ragazza cantare sotto le luci mul'ticolori e roteanti che la facevano sembrare diverse donne contemporaneamente, tutte fluttuanti sull'onda della luce in cui erano immerse e allora Crow Jane pensò: Quella lì ha la pelle chiara, più chiara della mia e scommetto che qualche commesso furbacchione una volta ha regalato un vecchio televisore in bianco e nero alla sua mamma per poterle dare un'occhiata ai bei seni neri ed ecco qui la figlia di quel televisore in bianco e nero che canta con la testa rovesciata ali' indietro e gli occhi chiusi, riaprendo così ricordi d\!ntro Crow Jane, come quella sera tanto tempo fa quando s'era messa una camicetta rosa-polvere e aveva salito due rampe di scale giù a College Street per arrivare alla piccola sala da ballo al cui ingresso due vecchie con una fascia attorno alla fronte, gonfie a forza di 58 mangiare porcherie, vendevano i biglietti. Lì aveva ballato con una ragazza bianca dalle gambe lunghe e i fianchi stretti che si chiamava EveLynn e nella luce fioca le aveva detto, dopo che erano andate a casa e Crow Jane aveva cantato per lei mugolando sottovoce proprio come questa ragazzina faceva ora nello Show Bar, Oh sì, le aveva detto, è in questa luce fioca che mi piace tanto toccarti, toccarti, erano passati quasi dieci anni, stesa sulle lenzuola bianche del grande letto rotondo, coi piccoli capezzoli rosa-bruni che hanno le bianche, mentre i tuoi sono color prugna, le aveva detto, stesa su quel letto tutte le sere a gambe larghe come una forcella di pollo e Baby, le dissi io, in vita mia di .cose dolci ne ho avute tante, voglio dire, ai miei tempi questa canzone l'ho cantata parecchie volte, sono stata. sempre stesa su questo letto con le tende abbassate aggrappata a qualcuno tanto per aggrapparmi, ma ora sei arrivata tu coi tuoi tacchi a spillo e i calzoni attillati e ti sei infilata nella mia vita ed ecco che sono ubriaca di sole, mentre la cantante sul palco veniva isolata da un faretto che le illuminava solo il volto, un volto nero su una luna bianca sospesa per un attimo al di sopra del rumore del locale, Ma il sole non brilla mica sempre perché ne è passato un sacco di tempo da quando stavo con te, dolcezza mia, e poi dobbiamo sempre tornare a casa a mangiare foglie di cavolo, ed è per questo che io tutte le sere fino a oggi canto la canzone in cui tu sei l'amore mio che m'ha portato la ciliegina senza nocciolo, perché noccioli e foglie di cavolo sono le cose che mi ricordo più di tutte dei tempi quand'era tutto logoro e di seconda mano e io ero una bambina che pedalava come una scema il suo triciclo lungo il corridoio che finiva come un vicolo cieco e, ragazzi, altroché se ho imparato subito a sterzare stretto quando arrivavo in fondo, e ora vedo questa ragazzina così in gamba col faretto sulle paillettes che somiglia a me in tutti i posti dove sono stata e poi m'hanno cacciata via, perché vedi, anche nella mia mente ci sono corridoi, voglio dire certe volte smetto di cantare una canzone o di stendermi accanto a una ragazza, tra tutte le ragazze belle di questo mondo, o di mandar giù pillole, quelle pillole che sembrano palline da birilli gial.lo limone che mi rotolano dentro la testa, e certe volte quando mi spavento, quando qualche stronzo mi viene incontro con un ghigno malizioso stampato sulla faccia e con l'arrapatura che gli si legge negli occhi, rimango lì e balbetto come una bambina, come facevo quànd'ero piccola, o quando io ed EveLynn ci guardavamo nello specchio una accanto all'altra, sistemavamo lo specchio sul letto e ci guardavamo, i tuoi capelli biondi sulla mia spalla e da allora in poi la mia vita è stata tutta foglie di cavolo e neanche un principe e non ho fatto altro che pedalare in un lungo corridoio sul mio triciclo scassato col campanello che manco funziona, fa solo bzzz bzzz come il vecchio Ronson senza pietrina che aveva mio padre, corridoi di treno li chiamavamo, ma ora nessuno lo sa neanche più com'erano perché in treno non ci va più nessuno, ed è per questo che mi piace tanto il suono dell'organetto a bocca, l'armonica come la chiamate voi, nomi bianchi per passerotti neri, treni solitari e tanta pena, ecco cos'era mio padre a•quei tempi quando l'unico lavoro che un nero poteva sperare di rimediare era fare l'inserviente sui vagoni letto e mio padre l'ha fatto per un po' fin quando l'insonnia non l'ha steso, era il tu-tu-tu-tum che gli era entrato in testa, diceva lui, cioè per lui la luce era sempre accesa e si metteva delle monetine sulle palpebre quando andava a letto e diceva non sono mica morto, è solo che la luce non si spegne mai, e Crow Jane
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