POESIA/ ATWOOD diventano indistinti, macchiati della sua oscurità: ma c'erano davvero? Il buco nero che ha in gola lo corrode: intorno ai lati la carne si disfa e scompare. Ma tentare di chiuderlo sarebbe fatale: lui ha bisogno del collo, tiene la testa attaccata al corpo, che notte dopo notte lo elude come un orizzonte; in cui crede ancora. In ogni caso il buco in gola è suo: sebbene non lo possegga, è la sua sede, lui è stato scelto. Mai ne parla, porta •colletti alti, la gola tiene ben stretto questo suo segreto. Che potrebbe mai dirne, di questo pezzetto di nulla, di questa greve caverna interiore, intorpidita spirale, di questa pozza miracolosa . attraverso cui, se si guarda allo specch10, vede le stelle più lontane? Nota al rapporto di Amnesty lnternational sulla tortura La camera di tortura non somiglia a nessuna cosa che ti aspetteresti di vedere. A nessuna messinscena melodrammatica o catene che eccitino il sesso e vestiti di pelle delle riviste pomo in carta patinata, a nessun orrido carcere tipo anni trenta con veli di ragnatele, e neppure al nudo spazio cromato nella luce fredda del futuro che pensiamo di temere. Somiglia più a una delle più malconce . . stazioni delle Ferrovie dello Stato, con mun verdi scrostati e thè versato, giornali accartocciati, e un uomo chino sempre a pulire il pavimento. E poi puzza come un ospedale di antisettici e di malattia e, certi giorni, di sangue che ha dovunque lo stesso odore qui come in macelleria. L'uomo che vi lavora I?erdeil senso dell'olfatto. E contento di quel posto, perché ce n'è pochi Non è un torturatore, solo pulisce il pavimento: 56 ogni mattina lo stesso vomito, gli stessi denti sparsi, lo stesso . piscio e merda liquida, lo stesso pamco Alcuni hanno coraggio, altri . no; quelli che fanno ciò che lui pensa sia il vero lavoro e che sono anpoiati, giacché i piccoli burocrati sono sempre annoiati, dicono loro . che importa, tanto non lo saprà mai nessuno del loro coraggio, tanto vale decidersi a parlare e farla finita. Alcuni non hanno niente da dire, e anche questo non importa. I loro corpi contorti, con le dita lacerate e la lingua a brandelli, sono gettati al di là della cancellata nel prato del Console, insieme con i corpi dei bambini bruciati per far parlare le madri. L'uomo che pulisce i pavimenti è contento di non essere al loro posto lo sarebbe se mai raccontasse quello che sa. Lavora per lunghe ore, si sottopone alle perquisizioni, mangia la colazione che si porta da casa, che sa di sangue raggrumato e segatura con cui pulisce il pavimento. Sua moglie è soddisfatta che le porti il danaro per mangiare, sa che non deve fare domartde. . Mentre spazza, lui cerca di non sentire; cerca di mutarsi in un muro spesso, molle, senza eco. Non pensa a niente tranne che alla via del ritorno, alla torrida capanna che è la sua casa, alla porta che si apre e ai suoi bambini dalla pelle intatta e dagli occhi perfetti che gli corrono incontro. Egli ha paura di ciò che potrebbe fare se glielo dicessero, ha paura della porta, ha paura, non della porta ma della porta che si apre; a volte, per quanto si sforzi i suoi bambini non ci sono.
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