SAGGI /LAURENCE Anche persone che nelle relazioni con gli altri sono più o meno incapaci di esprimersi, nei rapporti con se stesse sono in grado di percepire- il mondo in termini più poetici di quanto la loro voce possa mostrare. personaggi, visti soltanto attraverso lo sguardo di Rachel, avrebbero potuto anche non emergere così chiaramente come avrei voluto - in particolare Nick, suo amante per un breve periodo, doveva comunicare al lettore più di quanto Rachel fosse riuscita a capire di lui fino quasi alla fine del romanzo. Per quanto riguarda gli aspetti positivi, però, c'era il fatto che Rachel era molto alito-percettiva, una di quelle persone che stanno sempre ad ascoltarsi il battito del polso. Intuiva cose di se stessa che Hagar non vedeva dentro di sé, anche se Rachel tendeva ad esagerare troppo le proprie inadeguatezze e manchevolezze. Speravo che questa esagerazione fosse evidente, non solo attraverso le affermazioni, ovviamente troppo cariche, che Rachel faceva a proposito di se stessa, ma anche mtraverso la reazione di Nick. A Nick, dapprima, Rachel non serubra alu·o che una donna piuttosto attraente ed intelligente ed è solo quando lei gli rivela le proprie profonde insicurezze che l'uomo percepisce quanto sia disperato il bisogno di Rachel e quanto poco egli possa fare per soddisfarlo. Nessuno riuscirebbe a soddisfarlo - Rachel ha bisogno di troppo e Nick riconosce di non essere Dio, di non essere onnipotente, di non essere in grado di salvare un'altra persona. Naturalmente, l'uso del presente indicativo nel romanzo presentava dei problemi in termini di continuità narrativa - ossia, il modo per andare dal punto A al punto B - e penso che nel libro ci siano delle parti dove questo diventa un vero e proprio difetto. D'altra parte, sentivo che l'indicativo presente era essenziale per comunicare un senso di immediatezza, l'impressione che tutto stesse accadendo proprio in quel momento e sentivo che questo senso di immediatezza erà necessario per rendere chiara la qualità del dolore di Rachel e i suoi caparbi sforzi di sopravvivenza. Le sue fantasie erano necessarie, in parte semplicemente perché erano lì presenti, elemento integrante della sua personalità, e in parte per comunicare il desiderio di un uomo, di bambini suoi. (Per inciso, quando venne tratto un film dal romanzo, la maggior parte degli esterni venne girata a Danbury, in Connecticut. Stewart Stern, che scrisse la sceneggiatura, mi raccontò di una scena che, alla fine, non venne usata per il film, ma che un giovanotto di . Danbury probabilmente non dimenticherà mai. Questo attraente ragazzo continuò ad aggirarsi intorno al set cinematografico per alcuni giorni, chiedendo insistentemente quale sarebbe stata la sua parte. Finalmente, ottenne una risposta. "Oh, non si preoccupi" gli dissero, "Lei è solo una fantasia masturbatoria".) Il che ci conduce alla domanda su come si sentono gli scrittori quando da uno dei loro romanzi viene tratto un film. Non so perché, ma questa è una domanda che mi viene posta alcune dozzine di volte in una singola settimana, così ora darò una risposta, diciamo, en masse, sperando che la domanda non salti fuori di nuovo. Mi è piaciuto molto il film; sono stata contenta che sia stato girato; in generale ho approvato il modo in cui il libro è stato usato. Ma in un certo senso non aveva nulla a che fare con me - non si trattava del mio lavoro. Una volta, ad un ricevimento in Inghilterra, una signora piena di buone intenzioni mi-presentò così - "Questa è Margaret Laurence- ha scritto il libro di Rachel, Rachel (La prima volta di lennifer) e pensate un po'- lo conoscevo quando era solo un romanza!". Ecco come ammazzare gli scrittori con una singola pugnalata. Ebbene, per quanto il film mi abbia interessata e sia stata felice di ve_derlo,per me si tratta ancora solo di un romanzo. Anche se nulla del mio quarto romanzo, The Fire-Dwellèrs (Gli abitatori del fuoco), può davvero essere definito nuovo nei termini formali del romanzo contemporaneo, la sua struttura mi ha dato molte preoccupazioni prima di iniziarne la stesura e ho preso in considerazione e scartato molte tecniche prima di tiuscire finalmente ad escogitare quella con la quale il romanzo è stato sc1itto. Sentivo fortemente l'esigenza di un tipo di forma che comunicasse la sensazione che tutto stava accadendo allo stesso momento, simultaneamente. Ovviamente, se cercate di trasmettere il vasto numero di eventi che si ripercuotono sulla coscienza dell'individuo in ogni minuto della giornata, dovete essere molto selettivi e sperare di comunicare il più possibile tramite una descrizione più implicita che quantitativa. O si fa così, oppure si scrive un romanzo di cinquantamila pagine, una scelta questa che era molto lontana dal mio scopo. In effetti, volevo scrivere qualcosa in un tipo di prosa che fosse molto più frugale e ridotto ai minimi termini di qualsiasi cosa avessi scritto in precedenza. Mi ero molto allontanata, almeno per quanto riguardava la mia opinione personale, dalla qualità ornata è piuttosto oratoriale dei pensieri di Nathaniel in This Side Jordan. Non volevo narrazi'oni lunghe, né brani lunghi, qualunque fosse il tema. Narrazione, sogni, ricordi, un continuo commento interiore - tutto doveva essere breve, addirittura frammentario, per comunicare la qualità aspra e discordante della vita di Stacey. Non volevo scrivere un romanzo interamente in prima persona, ma non volevo neppure seri verne uno interamente in terza persona. L'aspetto interiore e quello esteriore della vita di Stacey ernno in tale reciproco disaccordo che era essenziale avere a disposizione il suo commento interno per far risaltare il frequente contrasto tra ciò che Stacey pensa e quello che poi dice. Era già qualche anno che Stacey era nella mia mente. Sapevo quasi troppe cose di lei e della sua famiglia. Ero spesso sopraffatta dall'assoluta impossibilità di riuscire a riversare materiale a sufficienza in un romanzo, allo stesso tempo lasciando fuori molti dei particolari più strettamente domestici, come ad esempio la pulizia della casa, un'azione che in realtà occupava la maggior parte del tempo di Stacey ma che, alla lettura, non risultava affascinante. Probabilmente nel libro non ho usato abbastanza dettagli di questo genere - un recensore ha commentato che Stacey non fa che starsene seduta a bere gin e a leggere riviste femminili. Ci sarebbe da chiedergli chi diavolo pensava che nella casa dei MacAindra si occupasse dei pasti e lavasse i piatti. All'inizio, comunque, il romanzo mi ha dato molti problemi. Lo avevo cominciato molte volte; abbandonandolo sempre perché non mi sembrava che la forma fosse in grado di rispecchiare i personaggi ed i problemi reali. Una volta, addirittura, bruciai in modo molto drammatico quasi cento pagine di una seconda stesura, sedendomi poi alla macchina da scrivere per comporre una lettera molto depressa ad un'amica che cominciava con questa frase, "Sono una piromane." Poi pensai che avrei dovuto scrivere il romanzo in tre o quattro colonne, nello stile di un quotidiano, con tre o quattro avvenimenti in simultanea. Fortunatamente mi resi conto abbastanza presto che pochi lettori avrebbero avuto a disposizione trl:!o quattro paia di occhi. · Avevo, o pensavo di avere, forse un po' troppi temi tra loro 47
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