Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

si sarebbe allargata. Ma anche senza questa indicaziorn;, Morris propone un problema importante per coloro che desiderano veramente conservare il loro passato. Il nostro bisogno di conservazione ha in sé una certa diffidenza per l'integrità della nostra tradizione culturale: una volta che queste cose siano passate, abbiamo minor fiducia nella nostra capacità di sostituirle con cose nuove ugualmente buone. Il guaio non è, ancora una volta, la mancanza di gente creativa nella nostra società, ma la mancanza di risposta alla creatività. Il timone, per così dire, che guida la nostra filosofia della conservazione deve essere in definitiva la costante vitalità della nostra tradizione culturale. Senza quella, il compito di preservare la nostra eredità avrà in sé una qualità di disperazione dannosa sia per essa che per noi. I nostri musei conservano oggetti del passato, e conservandoli, se William Mofris ha ragione, essi esprimono anche una visione della storia potenzialmente rivoluzionaria. Ho parlato prima dei paesi in via di sviluppo che sono orgogliosi delle conquiste del loro regime e così impazienti nei confronti della cultura del loro passato reazionario. Perfino in Cina, profondamente interessata com'è all'archeologia, un mio amico, visitando alcuni dei grandi monumenti culturali di Pechino anni orsono, fu accompagnato da: una guida che affermava che se fosse dipeso da lei li avrebbe coperti tutti di manifesti per spiegare come venivano sfruttati i lavoratori in quei giorni. Il punto è, penso, che il milieu sociale di qualsiasi cultura sarà sempre pieno della follia e della crudeltà umana, ma che qualunque prodotto del Bello rimane sempre in uno stato di innocenza, rimane sempre un simbolo del genere di cose che concernono la lotta umana per la libertà e la felicità. , In un certo senso è un considerevole vantaggio per il Canada non avere tanta storia con cui convivere come i paesi europei, per non parlare di quelli del Medio Oriente. In un paese piccolo e densamente abitato come l'Inghilterra, l'archeologia deve essere in gran misura un'operazione di recupero, una maniera per tenersi ad un passo dal bulldozer. Non c'è modo di uscirne, se non una guerra atomica che ridurrebbe della metà la popolazione mondiale, e nel frattempo la èonservazione dei monumenti visibili ha il proprio genere di te1rnre. Per quanto duramente possiamo condannare lo scioglimento dei monasteri da parte di Enrico VIII, rimane il fatto che avrebbe potuto essere un fardello schiacciante per il Fondo Nazionale se tutte quelle abbazie fossero sopravvissute. Ugualmente, è un fatto eccezionale quando il luogo reale di un evento importante e interessante, come l'assassinio di Becket nella cattedrale di Canterbury, resta ancora in piedi: la maggior parte delle cose che le lapidi ci ricordano sono scomparse per sempre nello spazio newtoniano. Anche qui ciò che è di primaria importanza è la qualità della nostra immaginazione storica, la capacità, se riesco ad esprimere qualcosa di veramente difficile da esprimere, di vederè cose, non solo come oggetti che ci troviamo di fronte, ma come oggetti che crescono nel tempo, come qualcosa che viene fuori dal nostro passato e va verso "ilnostro futuro. li titolo della mia conversazione si riferisce al Canada come un nuovo mondo senza rivoluzione. Come si può dedurre, c'è una certa ironia in questo: noi abbiamo partecipato appieno di tutte le conseguenze sociali e culturali della rivoluzione americana, e i SAGGI/FRYE vantaggi come gli svantaggi sono ugualmente nostri. Perfino il Quebec, così preoccupato di mantenere le tradizioni del suo passato, ha vissuto una rivoluzione culturale eccezionalmente completa, per quanto non cruenta. Eppure è ancora forse l'assenza di una tradizione rivoluzionaria in Canada, la tendenza a muoversi nel tempo con continuità piuttosto che con discontinuità, che ha fornito alla cultura canadese una caratteristica molto importante e distintiva. Essa è il rispetto per la documentazione. La pittura canadese iniziò con pittori documentaristi come Krieghoff e Paul Kane, che possono aver tenuto d'occhio il mercato europeo ma ciò nonostante erano acuti osservatori di tutto ciò che avveniva intorno a loro. La pittura del Gruppo dei sette, in compagnia di quella di Thomson e Emily Carr, era una pittura documentaristica spinta a livelli estremi e insoliti, quasi come disegnasse la mappa immaginaria e il panorama delle più remote parti del paese; e abbiamo anche le ampie "testimonianze di guerra" della pittura di entrambi i conflitti mondiali. Ciò che Thompson e Jackson fecero per il paesaggio, Riopelle, Pellan e i loro contemporanei, stanno facendo ora per la cultura cartesiana in cui viviamo. li cinema canadese è sempre stato notevole per la sua sensibilità documentaristica, applicata ad ogni cosa, dalla vita eschimese a quella indiana, fino alle·culture metropolitane di Toronto e Montreal. La letteratura canadese, nel XIX secolo come pure nel nostro, sia in poesia che nel romanzo, ha avuto un attaccamento tutto particolare ad una sobria tecnica narrativa, un chiaro senso dei fatti e una curiosa tendenza a dettagliare, a fare un uso funzionale di liste, cataloghi e inventari. Ciò implica, forse, che la coscienza canadese è una cescienza particolarmente adatta alla conservazione del suo retaggio, non come un un avaro che custodisce il suo gruzzolo o un cane da guardia che ringhia ad uno scassinatore, non come un uomo che vive tra i suoi ricordi e li rimodella in una forma più attraente per il suo io, ma come colui che capisce che ogni azione coerente; così come ogni integrità morale, dipende dalla continuità del presente con il passato. Note da Northrop Frye, Divisions on a Ground, Toronto, ANANSI, 1982. Copyright Stoddart Publishing Co. Limites, Ontario, Canada 1) Trad. it. Tornare a galla, Serra e Riva, 1989. Scrittrice, saggista, poetessa Margaret Atwood è conosciuta in Italia per i numerosi romanzi tradotti per la raccolta di poesie / diari di Susanna Moodie (a cura di Biancamaria Rizzardi, Piovan Editore, 1985). Grande importanza riveste il saggio Survival, in cui la Atwood legge la letteratura canadese alla luce del concetto di sopravvivenza. (N. d. T. ) 2) Tra i più importanti poeti canadesi del '900 (ricordiamo Straight ofAnian, l948;TrialsofaCity, 1952;/ceCodBellandStone, 1962),Bimey è stato direttore delle maggiori riviste letterarie del suo paese come "Canadian Forum". (N. d. T.) 3) Discettante protagonista di The Clockmaker (1835) e poi di una serie di romanzi di Thomas Chandler Haliburton ( 1796-1865), versione canadese del Richard di Benjamin Franklin e capostipite del romanzo umoristico nordamericano. 4)Trad. it.NotiziedaNessun-luogo, ovvero un 'epoca di riposo, a cura di S. Rota Ghibaudi, Napoli, Guida, 1978. (N. d. T.). 43

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