Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

la sua alta e illuminante presenza evocatrice in scena, perdono buona parte del loro spessore drammaturgico, e riteniamo ne siano consapevoli gli attori stessi, che infatti - contrariamente a quanto pubblicato da alcuni giornali francesi - si astengono rigorosamente dal riproporre le opere più legate all'intervento fistco di Kantor, come Wielopole Wielopole. Respingiamo tutta via con fermezza - sul piano del principio oltre che su quello della prassi - il fazioso atteggiamento persecutorio che pare venir orchestrato a ogni replica di Oggi è il mio compleanno, o a ogni rara ripresa in pubblico - di solito in occasioni dichiaratamente "rituali" - de La classe morta. Kantor per primo rifiutava - dadaisticamente ·- di essere troppo fedele a se stesso. Kantor per primo riallestiva su palcoscenici ali' italiana spettacoli nati per essere recitati in spazi di tutt'altro tipo, o incaricava attori della compagnia di sostituirlo quando non poteva essere presente alla ribalta, ad ·esempio nel finale della Macchina dell'amore e della morte. Kantor per primo-attento come pochi altri al carattere "materiale", artigianale del far teatro - contraddiceva se stesso di fronte alla necessità che lo spettacolo andasse in ogni modo avanti. Come ben sa chi gli è stato vicino, egli a volte affermava che il suo teatro sarebbe scomparso con lui, ma più' spesso si augurava che le sue creazioni resistessero al tempo e alle generazioni, come i No giapponesi. Poter rivi- ' sitare quei fantasmi della memoria, per quanto I CONFRONTI I depauperati e privati del loro centro propulsore, è comunque per molti che l'hanno conosciuto il più umile degli atti d'amore nei suoi confronti, forse l'unico atto d'amore in cui si sarebbe riconosciuto, ed è per chi vi si accosta per la prima volta un fattore di scoperta in ogni caso insostituibile. Chi potesse d'altronde comprendere il prezzo d'angoscia e di vuoto che comporta lo stare in scena guardando a quella sedia abbandonata si guarderebbe dal parlare di una qualsivoglia speculazione. Soprattutto se si parla del suo ultimo spettacolo, forse il suo lascito più forte e chiaro e diretto e viscerale, per terminare il quale - senza retorica, purtroppo ..:.._Kantor ha dato la vita. Ma soprattutto Tadeusz Kantor si è sempre preoccupato al di là di ogni cosa della sopravvivenza economica e professionale del suo gruppo, il gruppo che dal 1955 è stato la sua emanazione, il suo punto di riferimento, il suo insostituibile "strumento di lavoro". Tale possibilità di sopravvivenza - soprattutto in rapporto alle attuali difficoltà politico-burocratiche della situazione polacca - è oggi messa seriamente a repentaglio da un simile, persistente clima di aggressione, questo sì un "abietro omaggio" al ricordo di un uomo di teatro, il cui messaggio artistico è oggi affidato forse unicamente a coloro che ne condivisero l'intransigente ricerca, la lunga avventura umana, la difficile esperienza intellettuale. "Devo stare in scena con gli attori perché loro ogni sera rischiano la vita", ripeteva in tutte le occasioni possibili Kantor. Abbandonarli ora, quegli attori, questo potrebbe essere il vero tradimento nei confronti di chi neppure perun attimo volle abbandonarli. È chiaro che la situazione ottimale, che tutti speriamo si verifichi, sarebbe quella di un teatro Cricot 2 in grado di esprimere una propria autonoma creatività, nel segno, nella memoria di Kantor, ma al di fuori di un meccanismo drammaturgico che senza il suo creatore diventerebbe fatalmente mera ripetizione. Soltant6 reinventandolo, soltanto tradendolo si può tenere in vita Kantor. Non si può però pensare che un processo tanto determinante si possa verificare in qualche settimana o in pochi mesi. Nell'attesa che esso si compia, noi riteniamo che soltanto gli attori stessi - quegli attori coi quali, sulla storia personale dei quali Kantor ha creato i suoi spettacoli - siano i responsabili della qualità del loro lavoro e, in quanto portatori dell'universo artistico di Kantor quasi al pari del grande scomparso, loro soli siano autorizzati a decidere della vita presente e futura di una compagnia la cui vicenda culturale e la cui presenza nei teatri del mondo è stata ed è comunque irripetibile. Una vita presente e futura, un'incognita, un mistero affettivo in cui in ogni caso nessun presunto giudice esterno può entrare. Enrico Ba), Gillo Dorfles, Brunella Eruli, Renato Palazzi, Giovanni Raboni, Patrizia Valduga, Ugo Volli, Luca Ronconi, Maurizio Buscarino, Guido Almansi. .............................................. N O V I T À .IlGiornaledellaMusica Cambia. Per dare di più. 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