Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

CONFRONTI Superstaral supermercatoCia. Il Jf K di OliverStone Francesco Binni . Il mito·di Superman colpisce ancora - i muri crollano, gli archivi segreti di potenti civiltà occulte aprono i loro rispettivi supermercati a visitatori/compratori al minuto, sia a Ovest che a Est: e tutto per riaffermare l'incredibile trasparentizzazione dei potentati più oscuri che la storia ricordi; c'è da gioire per lo . spirito di iniziativa del genere umano. Questo lanciatissimo film, o meglio docudramma, di Stone porta per titolo una sigla che corrisponde esattamente ad altre citate direttamente o indirettamente nel film stesso (CIA, KGB, FBI) e rimanda espressamente ai tempi di formazione dell'intera, collettiva leggenda. Cominciamo da uno dei principali artefici della leggenda JFK, il più inusitato, Norman Mailer. Mailerpubblica alla vigilia dell'elezione di Kennedy un amplissimo servizio dal titolo emblematico·: "Superman Comes to the Supermarket", in cui Kennedy viene esaltato come "un eroe centrale al suo tempo" capace di riconciliare gli opposti della fantasia americana: Superman (fumetti+ Nietzsche) e il Supermercato (l'indifferenziata società di massa). Gli accenti iperbolizzanti di questo pezzo Mailer li giustificherà successivamente col tentativo di "forzare una realtà ... piegare la realtà come un campo spaziale per curvare il tempo che desideravo creare". In scritti maileriani precedenti e successivi alla morte di Kennedy la metafora della traiettoria necessaria per consolidare il mito JFK resta sempre la metafora dietro le altre metafore con cui ilMito si dà al proprio pubblico: la stella che riempie il vuoto al centro del la vita americana, l'autoeretOliver Stone e Kevin Costner sul set di JFK (Worner Brasi. to simbolo della guarigione di una nazione "kierkegaardiana", la metafora vivente del cambiamento, colui che lascia provvidenzialmente aperto se "i I volto finale della Presidenza e dell'America sarà quello di Abraham Lincoln o di Dorian Gray" -dopo l'assassinio, Kennedy resta sempre la metafora delle possibilità illimitate, colui che crede perfino che "la salute dell' America(cioè la nostra vitalità)dipenda-in parte dall'inventiva e dalla passione dei suoi fuorilegge. Ed è ovvio che venisse ucciso da un fuorilegge; tragico, ma non sorprendente". Quello che Mailer non dice allora, ma dice oggi nel suo monumentale saggio filologico sulla CIA in forma di romanzo (Harlot 's Ghost, 1991), che però si conclude abbastanza frustrantemente proprio all'indomani della morte di Kennedy, è che quella morte segna anche il momento in cui la sceneggiatura del mito elaborato affonda, gli attori sostitutivi perdono irrimediabilmente le battute - la frazione di secondi in cui le connessioni erano state staccate era diventata un'educazione. E quapdo !'"immagine" viene restituita si seppe: I) che la facciata era stata sempre una facciata; 2) che i 'bosses' avevano messo JFK al suo posto non curandosi neanche di nascondere le tracce del loro atto (la trasparentemente incredibile "teoria dell'unica pallottola" non potendosi neanche definire un 'cover-up', ma tutt'al più una sprezzante ammissione di colpa); 3) le aree d'influenza dei 'gang leaders' - baroni del petrolio, generali, incettatori di armamenti e proprietà immobiliari, etc. - alla cui agenda segreta la politica governativa si uniformava ubbidientemente, erano chiuse agli outsiders. Questo retroterra un po' ovvio, anche se sofferto perché intrecciato con un'agenda di atti dovuti e portati a termine come la guerra vietnamita e l'assassinio di innumerevoli esponenti maggiori e minori del movimento per i · diritti civili, fa da giustificazione storica della ripresa del Mito nel sensazionale e levigatamente b[illante film di Stone, un colosso da 40.000.0'00 di dollari che è soprattutto un sorprendente colpo di ·propaganda. Il virtuosismo tecnico di JFK è una commistione abile dei precedenti film su CIA e assassinio presidenziale (Perché un assassinio, Tre giorni del Condor, Azione esecutiva) e del misconosciuto documentarismo politico libertario dello scomparso Emile de Antonio: particolarmente nelle sequenze più brillanti del film, quelle in cui il rapido rimescolamento di scene drammatiche meticolosamente realizzate con le famose riprese in Super-8 dell'assassinio di Kennedy fa venire in mente una forma più intensa e inedita di cinegiornale. Tre ore e passa di potenti immagini subliminali che ti circondano totalmente a un ·ritmo mozzafiato possono fare solo desiderare che il sospetto - del resto scontato in partenza -della premessa stes a del film (che l'assassinio sia stato un coup d'etat organizzato dal "governo ombra" statunitense - con un Johnson complice se non Bruto-per impedire a Kennedy di ritirarsi dal Vietnam) abbia appunto un riscontro necessario nella logica necessitante delle immagini. li giudizio del montaggio qui è infatti molto più prezioso e assoluto, non solo in termini di credibilità, dello stesso "rush to judgment" che Stone rileva da.innumeri fonti note e ignote nel corso di questo intercorso trentennio. In realtà, la logica delle immagini non fa che mettere in guardia contro quella premessa, spettacolarizzandone la matrice in una diffusione di scenarii opzionali che in fondo fanno capire come sia meno necessaria la convergenza assoluta in una tesi. Chi ricorda l'esperienza cruciale della prima visione del film di Costa-Gavras sulla Grecia dei colonnelli, Z, l'orgia del potere, sa che il film riusciva a comunicare una rabbia irreprimibile, effetto che i film successivi dello stesso regista non hanno più avuto. Questo non avviene in JFK, anche se Stone è un po' quello che era Costa-Gavras, un astuto showman hollywoodiano che vuole apparire un cineasta politico commercialmente prospero in unmercato ostile. Stone è anche un artista serio le cui ferite__:___ in Vietnam e nella sua battaglia totalitaria - pesano sui suoi prodotti. Non è un segreto, per quanto riguarda l'aspetto totalitario di Stone, che il regista abbia usato la sua forza commerciale per dissuadere la produzione di un film rivale su JFK, basato sul romanzo di DeLillo, Libra: l'ombra di Stone, il principe tenebroso di Hollywood, cade vendicativa su coloro che vengono considerati inaffidabili o pericolosi concorrenti. Tutto questo si accetta male da un uomo che ha cominciato la sua vita creativa come repubblicano-Goldwateriano ma si è evoluto a radicale populista. Nei suoi films precedenti (Platoon, Salvador, Nato il 4 luglio, Wall Street l'incauto The Doors) Stone ha esercitato p;essioni sia sul Big Business che sull'autorità in generale - la sua è una rabbia giustificata: 27

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