Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

CON FRO NJ I Tra illusione e sconfitt.a. Incontro con luis landero a cura di Giuliano Soria Ha lavorato quasi otto anni per scrivere il su.oprimo efinora unico romanzo, Giochi tardivi ( Feltrinelli), una sorta di metafora su.i sogni, le aspirazioni è i desideri frustrati, aggiudicandosi in pochi mesi e inaspettatamente il Premio Nacional de Literatu.rae il Premio de la Critica. Lu.fs Landero è nato ad Alburqu.erque, inEstremadu.ra, nel 1948, vive dal 1960a Madrid dove, laureatosi in lettere e filosofia, insegna Storia del Teatro a$li allievi della Scuola d'arte drammatica. E venuto per la prima volta in Italia, ospite del Premio Grinzane Cavour. Dopo la scrittrice tedesca Lu.ise Rinser, il peruviano Mario Vargas Llosa, l'inglese David Lodge e l'ungherese Peter Esterhdzy, continua infatti il progetto iniziato nel 1990 dal premio torinese, affiancato dalla Martini & Rossi, per diffondere la lettura della narrativa contemporanea non solo italiana. Giochi tardivi racconta la storia di Gregorio Ol[as che, insoddisfatto del suo mediocre destino, si rifugia in un mondo immaginario per sopravvivere alla sconfitta: un personaggio che vive a metà strada tra realtà efinzione, che cerca di trasformare in realtà ciò che vive nella su.aidentità fittizia. La vera protagonista sembra però essere l'infelicità umana, la sconfitta. È così? Ce1to che il nucleo del romanzo è l'insoddisfazione. Come diceva Freud "l'uomo felice non sogna, lo fa solo l'insoddisfatto": il borghese che è contento della propria esistenza, perché dovrebbe fantasticarne una diversa? Generalmente, però, nella vita di ogni uomo vi sono carenze, insoddisfazioni, frustrazioni. C'è nell'uomo, soprattutto nel non credente, un desiderio di trascendenza, di cercare qualcosa che vada al di là del quotidiano: il desiderio di dare un senso alla vita. Questo è ciò che cercano i miei personaggi, e con loro la maggior parte delle persone nella vita reale: dare un senso alla vita, un senso che si può incontrare nell'amicizia, nell'amore, nei sogni politici o nella religione. Da questo punto di vista quello che fanno Gregorio e Gilè crearsi un eroe che sostituisca in un certo senso Dio, che riempia quel vuoto che si è venuto a creare con la cosiddetta "crisi di valori". La vita è una sorta di sconfitta ed è inevitabile che sia èosì, e lo è soprattutto per coloro che sognano, che vivono di illusioni e speranze, persone che spesso la vita ricolloca al loro posto e la realtà intrappola nelle sue reti, è che si ritrovano a vivere una vita che non ha quella pienezza che desidererebbero. Alla fine del romanza è stato difficile scègliere tra Gregorio Olfas eAugusto Faroni, tr.a sogno e realtà, tra illusione e sconfitta, tra speranza efallimento? S_ì,perché giunto alla fine del romanzo Foto di Giovanni Giovannetti (Effige). \ r avevo in mente diversi finali. In uno di questi avevo addirittura pensato di uccidere il protagonista come punizione per aver cercato di fuggire dalla realtà. Ho però scartato questo finale, anche perché mi ero affezionato ai miei personaggi e non sono stato capace di far loro del male. D'altra parte mi sono chiesto quale colpa avevano commesso perché io, come una sorta di Dio giustiziere, li castigassi uccidendoli. Perciò ho pensato che il romanzo avrebbe potutb terminare a metà strada tra realtà e finzione: da un lato i due protagonisti uccidono Faroni e dall'altro, con il persònaggio di Lino Urufiuela, si lasciano aperta una porta per continuare a sognare. Bisogna essere bugiardi per scrivere? Bisogna avere fantasia. Che questa fantasia la si utilizzi per mentire è un altro discorso. Necessaria è la capacità di inventare delle storie. Il romanzo è menzogna, così come lo intendeva Rulfo: "una somma di menzogne il cui prodotto è una verità". Sono menzogne le sirene di Simbad o la lampada di Aladino, ma allo stesso tempo sono verità: sono bugie che esplorano le zone limitrofe della realtà. In Giochi tardivi è sorprendente l'influenza cervantina e non solo perché Cervantes e il , Don Chisciotte siano citati spesso nel corso del romanzo, ma anche per i temi, la struttura e i personaggi che lo costituiscono. Mi sono reso conto di quest'influenza solo quando avevo ormai scritto più della metà del romanzo, e allora decisi di giocare con questi echi cervantini e ciò che ho fatto è stato citare Cervantes e far sì che il personaggio avesse letto il Don Chisciotte. Il Don Chisciotte è come un enorme fiume che straripa nel XVll secolo, e la letteratura anglosassone, francese, russa, nordamericana, insomma tutta la letteratura, viene influenzata dal Don Chisciotte, perché in quest'opera Cervantes è riuscito a dar forma di romanzo al tema fondamentale della letteratura, che è il problema filosofico di che cos'è la realtà, dove finisce, quali sono i suoi confini, il tema del rapporto tra vivere e sognare, tra realtà e apparenza. Io credo che prima di Cervantes la storia del romanzo non sia stata altro che il tentativo di molti per scrivere il Don Chisciotte. Questo desti no era però riservato a Cervantes e credo che nessuno scrittore può sfuggire al Don Chisciotte. È possibile leggere Giochi tardivi come una versione moderna del Don C:hisciotte? Come la storia di un Don Chisciotte e di un Sancho Panza del XX secolo? Un mio amico ha definito molto bene il romanzo dicendo che si tratta di due Sancho Panza che cospirano per creare un Don Chisciotte; però, no, leggere il romanzo come un Don Chisciotte moderno mi sembra esagerato. Si tratta di una storia che ho raccontato e che in nessun modo volevo che assomigliasse al Don Chisciotte; mi è riuscita così e basta. Da sempre la letteratura è stata considerata come un 'arte per cercare di trasformare la realtà, per sfuggirla, per ingannarla. Per te, nell'ambito della letteratura, sembra avere particolare importanza la poesia;· in Giochi tardivi Gregorio pensa che "ogni cosa meritasse una poesia e non una parola". Qual è la forza della poesia? · La poesia dà un senso al mondo. La nostra coscienza percepisce il mondo in maniera frammentaria, afferrando pezzi di qua e di là, e la poesia, soprattutto attraverso l'analogia e la metafora, unisce questi frammenti dispersi offrendo il mondo come qualcosa di unitario. La prosa è più analitica, la possibilità di trasformare la realtà viene analizzata passo a passo, mentre la poesia è una sorta di tqcco magico, una stoccata precisa, che va dritta al cuore; è un'illuminaz.ione che presenta il mondo come qualcosa di conèhiuso. · Hai detto di dedicare alla scrittura almeno. cinque ore di lavoro tutte le mattine, ma di voler continuare a mantenere il doppio ruolo di scrittore e di professore ... Per vivere di sola letteratura dovrei dedicanni al giornalismo, e io voglio scrivere solo romanzi, perciò continuerò a insegnare, anche se il mio primo lavoro è quello di romanziere. È la grande occupazione della mia vita. Da quando un compagno di scuola mi ha contagiato con il gusto della poesia, o da quando mia nonna mi raccontava, in campagna, le prime storie della mia vita.

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