Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

CONFRONTI Bel Ami a Auschwitz 11 Prominenten" e 11 muselmann" da un secolo all'altro Fabrizia Ramondino Voi che vivete.sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezz9 pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo . Come una rana d'inverno. ·Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli: • O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Prinio Levi, Se questo è un uomo) Quel giorno non aveva capito, ora capiva guardando Forestier. E una angoscia ignota, atroce penetrava in lui, come se avesse avvertito vicinissima, sulla poltrona dove ansimava quell'uomo, la morte orrida a portata di mano. Aveva voglia di alzarsi, di andarsene, di fuggire, di tornare a Parigi subito! Oh!_ se lo avesse saputo, non sarebbe venuto. (Guy de Maupassant, BeJ:Ami) I Mentre rileggevo dopo molti anni Se questo è un uomo di Primo Levi, un fastidioso e a me ancora ignoto fantasma si aggirava intorno al recinto del campo di concentramento e a quello dei miei pensieri suscitati dal libro. Fastidioso non come quando non si riesce a ricordare per un'.improvvisa amnesia un nome, una persona una cosa un evento e si usa dire allora "Ce l'ho sulla pU11tadella lin,gua", me~tre si ~stina a rimanere celato ben più in fondo.· Ma fastidioso in sé, un uomo antipatico, arrogante e servile, crudele e vile, furbo e ottuso; un bell'uomo dai baffetti biondi arricciati, elegante e grossolano a un tempo. Ma proprio quanto lo contraddistingueva, mi impediva di riconoscerlo: emanava.da lui un che di banale e di terribile. Finché, quando un amico mi propose di indicare un autore sul tema del "parvenir" e io, immersa com'ero in Primo Levi, pensai ai "Prominenten?' e "Muselmann" ad Auschwitz, la parola "parvenir", mentre suscitava di nuovo il fantasma antipatico senza nome, improvvisamente me lo fece apparire ben riconoscibile davanti agli occhi. "Georges Duroy!", dissi. E, stranamente, non "Bel-Ami", come se l'inconscio stesso si fosse rifiutato di usare quel vezzeggiativo complice e carezzevole, sotto il quale il beli' uomo era assai più noto nella folla dei personaggi di romanzo. No, Bel-Ami non era decisamente amico mio. 18 Poi ho cercato di capire che mai ci facesse Georges Duroy intorno al recinto di Auschwitz. Georges Duroy è l'ultimo discendente di una più illustre schiatta di giovani personaggi del romanzo francese dell'800; dal René di Chateaubriand al Julien Sorel di Stendhal, dal Rastignac di Balzac al Frédéric Moreau di Flaubert. Tutti vogliono in qualche modo affermarsi nella vita, come è proprio della maggior parte dei giovani. Ma il modò di intendere la riuscita sociale, i mezzi per raggiungerla, le qualità intellettuali o sentimentali da dispiegare, variano enormemente: e da René, ancora un eroe romantico, fino a Duroy, un arrivista senza_scrupoli, essi s'immeschiniscono sempre più. Definirei Georges Duroy un post-cinico. Se il cinismo infatti, espresso per esempio dalla morale di Rastignac "Non riuscire è un delitto di lesa-maestà sociale", presuppone ancora una_ consapevolezza del suo contrario e quindi contiene un fattore di scelta rispetto a un altro atteggiamento morale, in cui ci sia posto per la sensibilità, la simpatia, la solidarietà umana, nel postcinismo invece non c'è più consapevolezza alcuna di quanto, per semplificare, chiamerò il bene. TIpost-cinico non è diviso al suo interno, il suo orizzonte non è turbato dal dubbio, solo la morte lo angoscia, ma deve essergli vicina materialmente, e subito riesce a scacciarne il pensiero. "L'evoluzione di questi giovani personaggi di romanzo segue l'evoluzione politica e culturale del secolo: gli ardenti ideali vissuti come nostalgia; la rivoluzione del '30, un po' d'aria dopo la Restaurazione; il regime da basso impero instaurato da Napoleone III, Napoleone il Piccolo, dopo la repressione della rivoluzione del '48; il comitato di affari della III repubblica di fine secolo. All'ardore giovanile succede l'ignominia. Come ha scritto lo storico della letteratura Pierre Barbéris, sempre di più la civiltà più che avvenire e slancio diventa bene acquisito, eredità, status sociale; le speranze si trasformano in appetiti; l'ambizione in potere; l'orgoglio legittimo in vanità e pregiudizio; gli esseri umani si trasformano in cose. Ma già molto tempo prima Stendhal aveva detto: "Saremmo forse in presenza di una falsa civiltà?". Ecco l'ultima immagine di Georges Duroy in Bel-Ami, dopo che è arrivato al culmine della sua ascesa sociale; riuscendo a sposare la figlia milionaria del proprietario del giornale, di cui è diventato direttore, grazie alla sua furbizia, alla sua mancanza di scrupoli, ai suoi ricatti: "Quando l'ufficio fu finito, si levò in piedi dando il braccio a sua moglie e passò nella sacristia. Cominciò allora l'interminabile sfilata degli assistenti. Georges, pazzo di gioia, si credeva un re che il popolo venisse ad acclamare ... D'improvviso scorse la signora de Marelle; e il ricordo di tutti i baci che le aveva dato e che ella gli aveva reso, il ricordo di tutte le ·1orocarezze, delle sue piccole attenzioni, del suono della sua voce, del sapore delle sue labbra, gli risvegliò nel sangue il desiderio brusco di riprenderla. lira graziosa, elegante con la sua , aria sbarazzina e i suoi occhi vivaci. Georges pensava: 'Però, che deliziosa amante' ... Quando raggiunse la soglia, vide la folla ·ammassata, una folla nera, rumoros~, venuta là per lui, Georges Du Roy. Il popolo di Parigi lo contemplava e lo invidiava. Poi, sollevando gli occhi, scorse in fondo, dietro la piazza della, Concorde, la Camera dei Deputati. E gli parve che d'un sol balzo

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