IL CONTESTO Visibilità e conflitti di valori Osservazioni sul movimento omosessuale Luigi Manconi Questo intervento è stato letto al congresso dell'Arei-Gay del 9 febbraio scorso. · Perché io, eterosessuale, parlo a un congresso omosessuale? Perché ritengo che dall'azione del movimento omosessuale provengano messaggi utili per la società tutta, e per me. Parto da una sintetica descrizione del percorso storico del movime.nto omosessuale per segnalarne la peculiarità e, insieme, l'universalità, la sua unicità e, contemporaneamente, la sua capacità di rappresentare trasformazioni profonde - e generali - della società. Il movimento omosessuale si costituisce come movimento quando diventa visibile. Si può dire, dunque, che la prima fase, quellafondativa, corrisponde all'uscire fuori. · . . Il movimento omosessuale porta allo scoperto, alla luce, alla riconoscibjlità, una condizione che non si vuole più clandestina, penalizzata, rimossa. · Quel processo di emersione corrisponde a un percorso di affermazione di sé e della propria identità che-,- negli anni Settanta - avrebbe coinvolto ,grandi ma~se, e avrebbe costittJito il p~ù importante fattore di trasformazione delle mentalità e degli stili di vita di questi ultimi decenni. Le minoranze e i gruppi trattati come tali - in primo luogo le donne, gli omosessuali ma anche le vittime di nuove e antiche ingiustizie e di nuove e antiche sofferenze - hanno saputo trasformare ciò che costituiva motivo di discriminazione in una ragione di consapevolezza e di orgoglio collettivo. . D'altra parte, l'uscire fuori costituisce la premessa per rivendicare diritti e chiedere tutelain uriambiente sociale e in un sistema politico che negano diritti e tutela. Questo contribuisce a spiegare perché quel percorso di emersione possa risultare fortemente aggressivo, spesso fazioso, qualche volta intollerante: L'affermazione di ~é - io sono io - passa fatalmente, per una fase, attraverso la negazione dell'altro: "negro è bello" come "donna è bello" come "omosessuale è bello" contiene - oltre che la valorizzazione della propria identità - la svalorizzazione (il ridimensionamento,' comunque) dell'identità altrui: bianca, maschile, eterosessuale. Ne deriva che i processi di auto-riconoscimento rion possano essere indolori ma comportino, di necessità, conflitti e lacerazioni e sempre richiamino la questione del mostrarsi: ovvero del dichiarare c01riesi è, e·la questione del definirsi: ovvero del dichiarare cosa si. vuole. Quel processo di uscita allo scoperto svolge un importante ruolo culturale e sociale. La crescente possibilità di identificazione e auto-identificazio" ne di gruppi prima Occultati come gli omosessuali - e successivamente, su un piano diverso, i sieropositivi - rappresenta un importante fattore di democratizzazione. La visibilità è, infatti, tra i primi requisiti del regime democra- -tico. · La democrazia è visibilità: è opportunità di riconoscimento - accoglienza e spazio-e di cittadinanza - garanzie e diritti - non solo per i gruppi centrali e conformi ma anche per quelli periferici e irregolari: ed è proprio sulle chances offerte a quelle minoranze - e non sul potere della maggioranza-, che va misurato il tasso di democrazia di un sistema politico. 14 Quest'ultimo concetto è spesso travisato ed è all'origine di molte manifestazioni di intolleranza. Si è diffuso, in questi anni, il luogo comune per il quale "ormai sono tutelate solo le minoranze", mentre la gran parte della "popolazione che lavora e paga le tasse" risulterebbe non protetta. Non è quest'ultima parte del luogo comune che va contestata, ma la sua ispirazione di fondo: quel meccanismo di autodifesa maggioritario che'sospetta e teme una eccessiva attenzione per le minoranze, a scapito della protezione degli interessi collettivi. Mentre è vero, piuttosto, che la tutela dei diritti della maggioranza riposaproprio nel fatto di essere maggioranza, equi trova garanzie; la condizione di minoranza, inquanto costitutivamente non protettà dalla dimènsione (certo democratica, ma non esaustiva) del numero, esige una peculiare tutela. È questo che spiega anche il bisogno di organizzazione in proprio- che emerge in quelle stesse· minoranze; e che mostra l'ipocrisia di quanti criticano l'enfasi delle identità particolari e la richiesta di statuti speciali. Dice il moderatismo democratico: chiedere le case per i gay (e sappiamo che non era questo il senso del bando del comune di Bologna) significa ghettizzarli; significa istituzionalizzare e, dunque, immobilizzare una condizione diseguale, nel momento in cui la si "favorisce". È banale, ma giova ripeterlo: l'affermazione dell'orgoglio omosessuale (o dell' orgogli ci nero o dell'orgoglio femminile) - e la richiesta di "quote" o di "risarcimenti" per le minoranze - è conseguenza dell'attuale situazione di disparità: e varrà fino a quando la condizione omosessuale (onera o femminile) sarà causa di discriminazione. Se questo è vero, tre sono i terreni di scontro sui quali, a mio avviso, deve muoversi la mobilitazione degli omosessuali. Il primo, elementare, è quello della risposta, dell'autotutela, dell'autodifesa contro le aggressioni fisiche e verbali: per esempio del Msi e della destra culturale-religiosa. E, tuttavia, ritengo sbagliata quella modalità di difesa che si manifesta come denuncia del razzismo, perché a) razzismo è un termine improprio dal punto di vista semantico, che banalizza, rende uguale e indistinto mentre, all'opposto, l'intolleranza sa distinguere; b) l'intolleranza omofobica non mira alla subordinazione dell'omosessuale; e c) neppure è indirizzata contro l'omosessuale in quanto tale, ma contro l'omosessuale che si fa oggetto collettivo, titolare di identità, di domande, di diritti. Dunque, è sbagliato il termine razzismo perché riduce la mobilitazione omosessuale alla difesa contro il fascismo e la destra culturale-religiosa è ipotizza una posta in gioco diversa da quella che in realtà è. La vera pòsta in gioco è la sfida tra maggioranza e minoranza/ minoranze. È una sfida incruenta, ma non per questo meno radicale. È. la sfida tra una nuova maggioranza silenziosa frustrata e sottoposta a stress, che si ritiene non ascoltata e non rappresentata a causa del protagonismo delle minoranze (di molte minoranze) non più silenziose ma che infine parlano. E parlano a voce alta. In quella maggioranza silenziosa è forte la tentazione del revanscismo, della rivalsa culturale, del primato conformista dei grandi.numeri. Se questa è la vera sfida, perché si vinca (o, comunque, per
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